Sarò lungo e me ne scuso; ma abbiate la pazienza di comprendere la necessità di una analisi completa e degna dei fatti. Solo così posso davvero non rischiare fraintendimenti.
Quando, il 5 novembre scorso, scrissi al Direttore di “Libero” Maurizio Belpietro, mai avrei immaginato una risposta da parte sua; per di più confrontandosi con la mia missiva in prima pagina. Capii subito che doveva pur esserci un motivo se la mia, tra le tante, aveva ricevuto tanta attenzione. In quelle mie righe confidavo al Direttore di essere un ragazzo proveniente da una cultura politica di destra e sottolineavo che, nonostante io non sia mai stato culturalmente un berlusconiano perché proveniente da AN, avevo sempre giustificato la presenza di Berlusconi in politica per vari motivi dati da una analisi storica. Aggiunsi che lo avevo sempre difeso, come oggi se necessario, nelle sue uscite contro chi dimostra che, se è vero che lui vara le leggi “ad personam”, è altrettanto vero che per lui ci sono dei PM “ad personam”. Conclusi ritenendo chiusa la mia parentesi di appoggio al sopracitato Premier in quanto ritenevo ormai impossibile passar sopra ai suoi, ormai continui, comportamenti “imbarazzanti e immorali”.
Oggi mi è chiaro come in quel mio sfogo Belpietro avesse visto la perdita, giorno dopo giorno, di un patrimonio fatto di elettori – la maggior parte secondo me – che Berlusconi non lo amano affatto, ma che hanno sempre scelto il male minore tra lui ed il nulla. Si ripeterono quindi titoli e sottotitoli di avvertimento, di allarme che qualcosa poteva venire a mancare se la barca non avesse cominciato a cambiare rotta.
A due mesi da quel cinque novembre la situazione è questa: il motivo di quel mio sfogo, il caso Ruby, è diventato un capo di imputazione per favoreggiamento della prostituzione minorile. Ora le strade sono due: o ritenere chiusa la possibilità di dire altro oppure avventurarsi nel difficile tentativo di analizzare la questione.
Scelta la seconda dico subito che non è mia intenzione difendere Berlusconi con metodi ridicoli buoni per chi è pagato per farlo. Frasi come << lui a letto fa quello che vuole >> o << sarà pur giusto che ognuno guardi nelle lenzuola sue >> non mi interessano, anche se parzialmente le condivido. Sappiamo tutti che ormai non si tratta di questo. Il “Drago”, come lo ha definito nel suo sfogo Veronica Lario, ha certamente oltrepassato quella linea oltre la quale , anche in assenza di reati, non si può più rappresentare una Nazione. Chiarito questo, per onestà intellettuale, ho qualcosa da dire.
Quando nel 1994, a 58 anni, Silvio Berlusconi scese in politica, lo scenario era grottesco. Tutti i partiti comunisti d’Europa erano al tramonto ad esclusione di quello italiano che, forte dell’impunità concessagli dalla magistratura nonostante “la stagione del consociativismo”, uscì indenne dalle inchieste dei primi anni novanta che avevano invece distrutto la DC, il PSI, il Partito socialdemocratico, quello repubblicano e quello liberale.
Mi ricordo che in un libro di Paolo Guzzanti lessi che poco prima, nell’aprile del 1993, Renato Altissimo -segretario del Partito liberale – si recò disperato da Gianni Agnelli. Testualmente: << Stavolta le sinistre vincono e non è più come in passato, stavolta i comunisti vanno al governo e per tutti noi è finita. Istaureranno un regime, bisogna fare qualcosa. Questo la riguarda, Avvocato. Prenda una iniziativa politica, dia un segnale forte e il mondo liberale e imprenditoriale la seguirà >>. L’Avvocato si rifiutò senza esitare dicendo che non ci pensava per niente e aggiunse che l’unico in grado di fare qualcosa era Berlusconi; bisognava quindi andare da lui. Al Grand Hotel di Roma avvenne l’incontro più importante della Seconda Repubblica: quello che la fece nascere. Questi i presenti: Silvio Berlusconi, Francesco Cossiga, Gian Mario Rossignolo come rappresentante di Gianni Agnelli, Carlo Scognamiglio Pasini e Renato Altissimo. Inizialmente Berlusconi non si dimostrò entusiasta e venne deciso di mandare avanti Mario Segni. Ma questo si defilò e, nel settembre del ’93, il Cavaliere decise quindi di scendere in campo. Questo lo storico commento di Gianni Agnelli: << Se Silvio vince, vince per tutti. Se perde, perde da solo >> riferendosi al fatto che se avesse perso sarebbe finito dentro e nessuno avrebbe potuto aiutarlo.
Si arriva al 26 Gennaio del 1994. E’ il giorno del famoso discorso con cui Berlusconi parla agli Italiani dicendo che scenderà in politica. Due settimane dopo il fratello Paolo viene arrestato.
Comincia così una storia che arriva fino ai giorni nostri. Una storia difficile da negare, imbarazzante da raccontare tanto quanto è imbarazzante parlare delle amanti che diventano Ministri: la storia di una innegabile persecuzione giudiziaria senza precedenti nelle storia dei paesi civili, o apparentemente tali.
Francamente raccontare per filo e per segno ogni singola vicenda richiederebbe decine di pagine, non tre. Ritengo inoltre sia un atto inutile per avvalorare la tesi. Non è questione di essere di destra o di sinistra. Soltanto qualche elemento stile “ultimo dei moicani” potrebbe negarlo; come dall’altro lato solo qualche sciocco nega che Berlusconi sia eticamente indifendibile.
Tornando al racconto storico, per farla breve, Berlusconi vinse, varò il suo primo governo e arrivò puntuale il primo avviso di garanzia della sua vita. Quello del processo SME, che si concluse con un’assoluzione ma che fece perdere il governo a chi aveva vinto le elezioni e lo riconsegnò nelle mani di chi aveva perduto. Evito di entrare nel merito della vicenda in maniera puntigliosa – si aprirebbe infatti il pozzo nero della storia delle privatizzazioni italiane a buon mercato gestite da un Romano Prodi curiosamente sempre lontano dalla aule di tribunale, o quasi – ma credo sia giusto ricordare come quell’avviso di garanzia, invece di essere consegnato all’interessato, venne spiattellato i prima pagina sul Corriere della Sera durante un G7 presieduto da Berlusconi a Napoli: questo con il chiaro e riuscito scopo di sputtanarlo in diretta mondiale! Si capisce bene, quindi, che i PM consegnarono ai giornalisti le informazioni del caso.
La vicenda aprì anni turbolenti che si conclusero, è il caso di sottolineare, con la nascita di un governo politico “abusivo” guidato dall’erede di Occhetto, Massimo D’Alema, che divenne Presidente del Consiglio di un governo non eletto dal popolo. Infatti non nacque da elezioni democratiche ma da accordi di palazzo. Andò in porto ciò che era stato arrestato nel 1994. Tutto ciò l’ho raccontato dilungandomi brevemente per sottolineare come la magistratura ha cambiato inevitabilmente il corso della nostra storia per molti anni.
Arrivano quindi altri anni in cui Silvio Berlusconi riconquista il posto e viene nuovamente indagato in decine e decine di casi; una massa di azione senza sosta da cui si salva grazie alle numerose assoluzioni, alle prescrizioni e attraverso leggi con le quali iniziò a non farsi processare per evitare condanne certe; credo sia semplice pensare fosse colpevole in molti di quei casi. L’Avvocato Agnelli aveva visto giusto…
Ad oggi le indagini penali rilevanti riguardanti Berlusconi e il suo “gruppo” sono quasi 70. In queste, altrimenti la cifra salirebbe, non sono conteggiate le decine di “piccolezze” come l’avviso di garanzia per la faccenda “voli di stato” ricevuto il giorno prima delle elezioni europee e archiviato il lunedì successivo: incredibile la sfacciataggine con la quale non si è quantomeno fatto finta di indagare per un paio di settimane.
E’ fondamentale sottolineare come Silvio Berlusconi fosse incensurato fino alla sua discesa in campo. Ciò dimostra, ma non c’è bisogno di prove, che il soggetto è stato messo sotto la lente di ingrandimento a causa del suo impegno politico e non per la tanto sbandierata obbligatorietà dell’azione penale che, consentitemi, esiste solo verso alcuni. Quando Oscar Luigi Scalfaro venne accusato di ricevere 100 milioni al mese dai servizi segreti gli bastò il famoso << Io non ci sto! >> per vedere sparire le inchieste su di lui. Quando, durante il “caso UNIPOL”, il PM Clementina Forleo chiese di poter utilizzare le intercettazioni di Massimo D’Alema e Piero Fassino dalle quali si evinceva – a suo dire – una consapevole complicità di un disegno criminoso, le venne tolto l’incarico, venne trasferita e con una operazione di “character assassination” degna del kgb, venne dipinta mediaticamente come una povera psicopatica per distruggere la sua immagine e farla apparire inattendibile. Io non me le dimentico queste cose, come non mi dimentico gli attentati intimidatori da lei subiti.
Ma andiamo avanti. Dopo aver parlato del primo processo che riguardò il Premier, vorrei parlare di uno degli ultimi. Quello sulla corruzione di David Mills: è significativo. Devo premettere che io sono assolutamente certo che Berlusconi sia colpevole. Questo per deduzione, non perché io abbia accesso a documenti riservati come alcuni giornalisti; infatti proprio per questo processo Berlusconi ha ossessivamente seguito le sorti della legge con la quale può non affrontare i giudici: il famoso “scudo”!
Premesso questo c’è da raccontare che il reato da perseguire era prescritto e quindi amen, stop. E Invece no: i magistrati di Milano, per raggiungere lo scopo, hanno ignorato ciò ed hanno teorizzato che la corruzione non si verifica nel momento in cui il soggetto incassa i soldi ma nel momento in cui inizia a spenderli. Qualcuno starà ridendo perché si evince che se uno i soldi non li spende mai allora non può esserci corruzione anche se vi è stata! In pratica hanno inventato un nuovo modo, non previsto del codice, per condannare un imputato non condannabile. Facendo ciò hanno infatti spostato in avanti la data della prescrizione rendendo possibile una condanna. Questo ha creato un “incidente giurisprudenziale” che ha visto la Corte di Cassazione a sezioni riunite pronunciarsi per annullarla! Credo sia chiara la gravità del fatto!
In pratica in maniera creativa e fantasiosa dei magistrati inventano modalità di condanna non previste dalla legge senza preoccuparsi di nulla!!! Seguì una campagna stampa atta a convincere la gente che Mills era stato prescritto, come in un normale procedimento. No, errato: a Mills è stata annullata la condanna subita perché, siccome durante il processo sarebbe stato corretto considerare il reato come prescritto, questa era abusiva. E’ sostanzialmente diverso!!! Ho voluto scriverlo perché se è vero che Berlusconi è un’ anomalia democratica è altrettanto vero che dei magistrati che operano in questo modo non sono da meno.
Solo poche altre righe per dire come prima della vicenda Ruby sia stato invece il turno delle stragi di mafia, con il tentativo ossessivo di creare attraverso Spatuzza e poi Ciancimino l’alone del tremendo sospetto; nonostante sia poi venuto fuori con certezza che un governo di centrosinistra, nel ‘93, annullò il 41 bis a 300 mafiosi in cambio dello stop alle stragi. Un Accordo. Una trattativa! L’unica trattativa, anche se negata, di cui si abbia prova! Questa è la notizia più importante degli ultimi 20 anni ma non interessa a nessuno perché non c’è di mezzo Berlusconi! Cosa sarebbe accaduto se fosse stato un ministro di un governo Berlusconi a fare ciò? E’ notizia di ieri – battere il ferro finché è caldo! – che l’ennesimo pentito ha parlato di Berlusconi come colui che indirizzava e praticamente dirigeva le stragi di mafia.
Prima ancora la D’Addario e tutte le inchieste a tappeto su tanti suoi collaboratori come Bertolaso e Verdini. Un continuo, una guerra senza sosta che dura da anni perché, forse, in quel lontano ’93 era iniziata una cosa interrotta che oggi può finalmente andare in porto, complice un Berlusconi suicida che si è rovinato da solo con le sue mani.
E questo caso Ruby che, se non visto dall’ottica morale, vede l’impiego per mesi e mesi di mezzi per mettere sotto controllo la vita privata di decine di persone. Una organizzazione militare che non soffre di carenze di personale, di carta per fotocopie, di benzina per le auto, di fondi per intercettazioni o di qualunque altra cosa viene da anni denunciata per descrivere l’attività dei tribunali come impossibilitata!
E’ giusto il caso di aggiungere che a “Notitia Criminis” segue indagine. In questo caso invece si indaga a tappeto e senza regole per trovare, al termine di tale lavoro, la “Notitia Criminis”. E’ la fine del diritto!
E non dimentichiamoci che è obbligatorio per legge il segreto istruttorio, rispettato soltanto nel caso dell’indagine a carico di Gianfranco Fini. Si seppe che era stato indagato soltanto al momento della decisione di non procedere; per un mese tutta Italia ne è stata tenuta all’oscuro! La legge è uguale per tutti? Ognuno giudichi da se!
Nella lettera a Belpietro di cui vi ho parlato all’inizio, scrissi che era inutile parlare di analisi storiche e grandi verità come ho appena fatto con chi legge. Perché tutto, di fronte alla gravità morale dei comportamenti di Berlusconi è offuscato e annullato. Lo penso ancora, e forse oggi di più. Ma siamo sicuri che questa caccia all’uomo non sia la prima delle tante? Siamo sicuri che questa parte della magistratura rappresenti un problema per il solo Berlusconi e non del sistema politico? Chi sarà il prossimo? Perché un dato è certo: anche se Berlusconi è moralmente indifendibile resta il fatto che se cadrà, cadrà senza aver perso le elezioni e nel pieno dei suoi consensi. Cadrà perché lo avranno buttato giù i giudici. E questo è un dato reale.
Mi tiro fuori, non tifo più come qualche tempo fa e faccio il semplice spettatore. Al tramonto definitivo dell’unico momento storico, dopo quello della “Bicamerale”, in cui sarebbe stata possibile una riforma della Magistratura, spero che non si apra una stagione buia per l’Italia. Una stagione che i padri costituenti avevano ritenuto possibile e tenuto lontana grazie all’articolo 68 della Costituzione. Quell’immunità parlamentare la cui abolizione resta l’errore politico più grave della storia della nostra Repubblica.