La notizia è sacca: dopo 32 anni la squadra di pallacanestro della città di Trapni approda nella massima serie. I festeggiamenti in corso ci ricordano quelli di un’altra storia simile a questa. Quelli che esplosero a Palermo quando Zamparini pianificò e organizzò una squadra per tornare in Serie A. In quel caso si trattava di calcio, massimo sport in italia, ma questo non fa alcuna differenza sulle similitudini delle emozioni che nelle popolazioni ha scaturito il risultato. Questo, infatti, non è semplicemente un articolo di cronaca sportiva, ma vuole essere una riflessione a tutto tondo sulle necessità e voglie di riscatto delle città e delle popolazioni del sud.
Diverso tempo fa, infatti, chiacchierando con un amico, gli chiesi se aveva mai visto la mappa dell’Italia con segnati tutti gli scudetti della storia del campionato di calcio. Da quella mappa, infatti, a una lettura non superficiale fuoriusciva interamente la questione meridionale.
Se lo sport è cartina al tornasole delle emozioni popolari e comunitarie, non può non dirsi anche protagonista di una rappresentazione reale delle economie, delle potenzialità dei territori, della volontà o meno di invesstimenti economici e gestioni di potere finanziario. Lo sport, infatti, da tanto tempo non è soltanto passione ma è sviluppo, cambiamento, virtuosismo nella gestione dei contesti, delle cittadine in cui le manifestazioni avvengono, nelle sue infrastrutture, e che consegnano a una popolazione intera non una semplice vittoria sportiva, ma un cambiamento, un riscatto, una progressione vero il domani fatta di entusiamo e voglia di fare in ogni ambito, dalla gestione della cosa pubblica, alla creazione di scuole sportive e centri di svago per i più piccini. Entusiamo.
E’ quello che Trapani, come mai nella sua storia e forse mai più, sentì esplodere con le manifestazioni relative ad alcuni atti della Coppa America di Vela. Erano i tempi di Luna Rossa, di quelle giornate passate a percepirsi come il centro del Mediterraneo. Come, difatto, Trapani è. La città potenzialmente più bella del Mediterraneo, con la più importante e strategica posizione, con una cultura che risale al mito, e monumenti antecedenti di mille anni il Colosseo.
Trapani, i supoi cittadini, prenda consapevolezza di se stessa. E’ vero, le persone comuni nulla possono contro le volontà superiori. E l’oblio seguito al termine della rinasciata dovuta alla Vela, ha consegnato anni e anni di nostalgia alla città che, cigno bellissmo, si percepisce come anatroccolo sempre con gli stessi problemi strutturali. Oggi c’è un’altra occasione, che va sfruttata, per propagare l’onda energetica e positiva dello sport nella voglia di sviluppo a tutto tondo che non può prescindere dal focalizzarsi sui giovani e sulla cultura. Trapani deve diventare una città universitaria, dove da tutto il mediterraneo i ragazzi vengano a soggiornare e studiare.
Trapani deve essere accarezzata da chi ha le potenzialità economiche per farlo, con l’aiuto della politica se è possibile. Diversamente, Serie A o meno, le emozioni e i festeggiamenti rimarranno improduttivi se non di nostalgia tra qualche anno, come avvenuto per la vela, pensando a quello che poteva essere e non è stato.
Trapani adesso cambi e diventi ciò che realmente è. Una delle città più belle del mondo. Siano i cittadini a chiederlo. Finiti i festeggiamenti ci si metta al lavoro, per usare queste energia positiva, questo ennesimo treno, questa ennesima occasione.