Sin da quando Renzi è diventato Premier aggirando il ruolo del Parlamento e i dettami della Costituzione, l’Italia, o meglio i pochi che hanno buon occhio in mezzo ad un popolo con la memoria corta, ha potuto osservare un fenomeno molto pericoloso e che era solo l’antipasto di ciò che sarebbe avvenuto; che questo ragazzo, forte del fatto di far parte del partito della Sinistra, può fare e dire qualsiasi cosa senza trovarsi contro il fuoco mediatico e l’antagonismo che, per 20 anni, si è trovato di fronte Berlusconi.
Siamo stati abituati, per ogni cosa fatta o dichiarazione accennata nel centrodestra negli ultimi 20 anni, a vedere una contrapposizione durissima e spesso oltre il lecito: manifestazioni di piazza e mobilitazioni, girotondi, guerriglie di finti studenti incappucciati e organizzati con spranghe e armi, appelli in tv, raccolte di firme degli intellettuali; e ancora minacce – spesso tradotte in realtà – di bloccare il Paese da parte dei sindacati, in primis la Cgil che, non è un segreto, oltre a tutelare i lavoratori ha fatto lotta politica coadiuvando i partiti della Sinistra. Tutta questa galassia della “Sinistra extraparlamentare” ha avuto una strategia che si è estrinsecata in un antagonismo durissimo per immobilizzare e bloccare l’attività parlamentare dei governi di centrodestra.
Ho sempre avuto chiara l’importanza della “funzione di controllo” e calmieramento delle derive autoritarie, seppur all’interno di un sistema democratico, che possono avvenire in seguito ad accentramenti di potere; come ad esempio avvenuto con Berlusconi in alcuni momenti della Seconda Repubblica.
Questa funzione di controllo, importantissima, su Renzi, chi la esercita? Appare evidente la risposta: nessuno!
Renzi ha potuto trattare con arroganza i sindacati, affermando che a lui non interessa la concertazione a tutti i costi, e ricevendo in risposta una semplice, pacata e poco incisiva dichiarazione della Camusso che si diceva contraria a questo comportamento. Se la stessa volontà di non ascoltare i sindacati per fare le riforme fosse stata palesata da un Berlusconi qualsiasi, avremmo avuto almeno uno sciopero con manifestazione oceanica annessa e organizzazioni ramificate da parte del Pd per mettere a disposizione treni speciali e BUS per raggiugere la capitale.
La vicenda che ha visto rimuovere dei Senatori del Pd dai loro posti in commissione in quanto non d’accordo con la linea del partito non mi stupisce. Un atto di questa gravità, che ha provocato grandi malumori nel Pd, non è stato accompagnato da nessuna indignazione popolare o avvertimento di “rischio regime”, come invece avvenuto in passato per Berlusconi. Ricordate la vicenda Fini? Nonostante in quel caso la cacciata fosse chiesta a gran voce dagli elettori del Pdl e giustificata da mesi e mesi in cui Fini aveva portato avanti antagonismo politico sfruttando il ruolo di Presidente della Camera, si scatenò un finimondo da parte dei “santuari del progresso”, in testa Repubblica, che con i loro sacerdoti argomentavano come il comportamento di Berlusconi fosse dittatoriale.
Ci troviamo, invece, di fronte ad un ragazzo che si è potuto permettere di farsi nominare Presidente del Consiglio dopo averlo deciso in una sede di partito e decidendo di far rimuovere il governo Letta senza una necessaria crisi parlamentare con conseguente sfiducia che ne decretasse la fine; e che, soprattutto, ne denunciasse i motivi attraverso gli interventi parlamentari.
Un ragazzo che, dal suo pulpito, con arroganza, zittisce chi dissente non dal suo pensiero bensì, è molto importante il valore comunicativo di questa cosa, dalla sua “missione”. Sembra infatti che egli rimarchi di essere una specie di Messia depositario della verità e di ciò che va fatto, proscrivendo e descrivendo come sabotatori della salvezza del Paese tutti coloro che dissentono.
Con un popolo, quello italiano, che non reagisce e anzi è sociologicamente propenso ad affidarsi al Messia di turno (ricordate come è stato accolto “Monti il Salvatore”?), e con una stampa in maggioranza asservita a posizioni governative, la mia preoccupazione per la salute della nostra democrazia parlamentare aumenta ogni giorno; con l’aggravante di vedere una galassia di antagonismo extraparlamentare scomparsa nel nulla, essendo stata sempre fomentata e diretta dalla Sinistra. Adesso, evidentemente, l’ordine è quello di stare in silenzio!
Quanto e come i dissidenti del PD, additati come guastatori, potranno essere il punto di inizio verso una reazione a questo dispotismo camuffato da efficienza e voglia di fare?
Lo scopriremo nei prossimi mesi; ma ciò di cui sono terrorizzato è la possibilità, concreta, che da queste posizioni, antidemocratiche ed arroganti, un giovane con la faccia pulita che non ha mai partecipato ad una tornata elettorale per farsi eleggere Premier, possa mettere seriamente mano ad una riforma Costituzionale che modifichi profondamente il funzionamento della democrazia parlamentare in Italia.
Questa riforma quali mire perseguirà? E di quale concertazione godrà? Avverrà da posizioni di dialogo e di costruzione o da altre, già visibili, di decisionismo autoritario? Mi auguro il bene ma, osservando gli eventi che si susseguono, vi confesso di non esserne più tanto sicuro.