Sono dodici i morti, e cinque i feriti, della sparatoria avvenuta a Parigi nella sede del giornale satirico Charlie Hedbo. Uomini vestiti di nero, giustizieri incappucciati, hanno punito gli infedeli urlando “Allah è grande, vendicheremo il profeta”. Cosa poter dire, oltre alla cronaca di una giornata di tale gravità? Bene, lo dico; e lo dico fuori dagli schemi delle frasi fatte, dell’ipocrisia e dell’andazzo del mondo dell’informazione asservito, spesso, agli obblighi del politicamente corretto; in questo caso come in altri. Verrà detto e scritto in tutte le salse che nulla sarà più come prima, che adesso si prenderà coscienza del problema perché, certo, ci eravamo abituati a vedere in tv teste mozzate e roba simile, ma in terre lontane dalle nostre case, dei nostri figli, dalle nostre vite. Scemenze. Non dovrete credere a queste cose. La verità è che non cambierà niente perché ciò che sta avvenendo oggi non nasce dal nulla ma da anni in cui il conformismo di sinistra ha sempre dato del razzista, proscrivendole, alle figure intellettuali o meno che hanno tentato di avvertire, di spiegare, di analizzare il cancro che stava crescendo nel cuore dell’Europa. Non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi sono islamici; e questa verità non è mai stata ammessa. Troia brucia, il suo cuore è ormai in fiamme, queste erano le parole di una Oriana Fallaci criminalizzata e processata come nessuno per un reato gravissimo, nell’era delle democrazie moderne: dire la verità! Zitta Oriana, basta Oriana, Fascista! Lo ricordiamo tutti e ricordiamo le sue parole, con la quali avvertiva l’occidente, sull’ “Eurabia” e sulle fiamme divampate al suo interno che si sono propagate con la nostra colpevole inerzia, mancanza di reazione, di cultura cristiana e di libertà.
Maledetto laicismo: da anni ormai, lo sappiamo tutti, questa parolina magica è stata utilizzata dalla sinistra per sfondare il muro della nostra “casa”. In nome del laicismo, cosa teoricamente nobile, non è stata operata una difesa del diritto delle altre culture di esprimersi in libertà in casa nostra, bensì una castrazione della nostra libertà e della nostra cultura considerata, se espressa pubblicamente, come una offesa e un insulto per gli altri. Quanto c’è da elencare nelle vicende degli ultimi anni? Non siamo più liberi di vivere le nostre vite lasciando agli altri individui, che ospitiamo, la scelta di non avere le stesse abitudini. Non basta! Non siamo più liberi di mangiare il maiale nelle scuole, i bambini islamici potrebbero offendersi: non basterebbe non mangiarlo, rispettando l’altrui usanza a vicenda? No! Deve essere eliminato, non dobbiamo mangiarlo anche noi! Non siamo più liberi di mettere i crocifissi al muro: non basterebbe non adorarlo, rispettando l’altrui religione a vicenda? No! Il crocifisso deve sparire anche dai nostri occhi! Non siamo più liberi di cantare le canzoni, di fare le recite di Natale e il presepe nelle scuole: non basterebbe non festeggiare il Natale, lasciando ai padroni di casa il diritto di farlo come è da sempre? No! Il Natale non dobbiamo festeggiarlo anche noi. Qualsiasi espressione della nostra cultura cristiana deve avvenire sempre più in clandestinità perché altrimenti offendiamo gli islamici!
Nella mia vita ho frequentato, lavorato, sorriso e giocato con persone musulmane e certo mi è chiaro che non tutti pretendono che io non mangi maiale; a meno che non lo abbiano espresso per il contesto in cui eravamo. Devo però con la stessa onestà constatare che nelle scuole, nelle nostre città, nel nostro Paese vivono tantissime etnie e diverse religioni; ma qui come altrove il problema, il conflitto, la guerra, la scatenano solo i musulmani. Saranno una parte, non tutti, ma sono solo loro. Sorge il dubbio, a volte, che non esista un islam moderato ma, semplicemente, persone islamiche dalle vite e dalle abitudini occidentalizzate che non seguono alla lettera l’islam. La disamina è complessa, certo; ma la castrazione della nostra libertà, diminuita giorno dopo giorno e anno dopo anno è innegabile. A questo disastro hanno partecipato giulivi giornalisti, accademici e giudici che con il loro filoislamismo, riflesso dell’odio verso la cultura cristiana, hanno lottato per mistificare e giustificare. Mistificare e giustificare, sempre. Una delle tecniche ricorrenti, ad esempio, è stata quella del racconto delle crociate in chiave “anche noi siamo violenti”: come se una cosa avvenuta cinquecento anni fa possa giustificare e spiegare le teste mozzate nel 2014. O gli appelli alla “costituzione laica” per giustificare la cacciata dell’odiato crocifisso da ogni muro. Vengono in mente le parole di Marcello Pera autore dell’importante testo “Perché dobbiamo dirci cristiani”, sull’importanza che dovrebbe avere la difesa della cristianità pur in un contesto normativo europeo tendente al laicismo. Anche da atei, sembra un paradosso, siamo “sociologicamente cristiani”: è il nostro patrimonio, la nostra genesi. Queste nostre radici ci appaiono ormai come reliquie di un tempo perduto. Dovremmo lottare per difenderle, non lo faremo; con la complice partecipazione di chi, per scopi ideologici ed elettorali, costruisce moschee a gogò.
Sembra una coincidenza ma proprio negli ultimi giorni, in Francia, il dibattito si era incentrato sul libro di Michel Houellebecq, “Sottomissione”, che anticipa e prevede la presa del potere politico, in Francia, di un governo islamico. Nel suo romanzo, ad esempio, lo scrittore descrive l’islamizzazione della società francese attraverso provvedimenti normativi per incentivare le donne a lasciare il lavoro. Le critiche del mondo intellettuale potete immaginarle ma è follia o tutto questo ha solo bisogno di tempo?
Penso che un giorno verrà detto che avremmo potuto e dovuto correre ai ripari ma non lo facemmo! Ricorderò per sempre, e le riporto ancora una volta, le parole che l’Europa non volle ascoltare, presa dalla deriva del multiculturalismo e della dittatura del progresso; e oggi sempre più. Le pronunciò, all’ONU, il leader algerino Boumedienne nel 1974: “Presto irromperemo nell’emisfero Nord. E non vi irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori coi nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria”.