Procede, anche se sgonfiandosi sempre più nei numeri, l’inchiesta sulle spese pazza all’ARS, che aveva visto coinvolti praticamente tutti i deputati della passata legislatura. Al termine delle fasi preliminari, infatti, il risultato delle indagini ha portato ad una condanna, una assoluzione, quattro proscioglimenti e sei rinvii a giudizio.
Le posizioni definitivamente vagliate sono quelle di Leontini e De Luca che avevano optato per il rito abbreviato. Il primo è stato condannato a due anni con sospensione condizionale della pena e il secondo assolto perché il fatto non sussiste.
Il Gup ha ritenuto poi di prosciogliere da ogni accusa D’Agostino, la Caronia, Musotto e Ruggirello.
I rinviati a giudizio per i quali, quindi, si aprirà il processo di primo grado sono Giulia Adamo, Giambattista Bufardeci, Nunzio Cappadona, Rudy Maira, Livio Marrocco, Cataldo Fiorenza, Salvo Pogliese. Chiesta invece l’archiviazione per Cracolici, la cui posizione è al vaglio.
L’inchiesta, lo ricorderete, nacque nell’ottobre 2012 e la magistratura attenzionò una novantina di deputati dell’ultima legislatura ed anche diversi dipendenti e consulenti dell’ARS. I primi avvisi di garanzia, successivamente, avevano riguardato 13 Capigruppo e poi tutti gli altri 70 deputati. Tra shopping, acquisti di auto ed altro, le spese illegittimamente finanziate sarebbero state di quasi 10 milioni di euro.
Parallelamente all’indagine penale ha operato anche la corte dei conti, che ha già comminato condanne di primo grado; ma per quanto riguarda l’accusa di peculato da parte della procura, i risultati sono quelli odierni.
Che dire, si può tirare un sospiro di sollievo nel leggere certe cifre; nel senso che alcuni indagati a cui venivano contestate alte cifre si ritrovano prosciolti o rinviati a giudizio per pochi euro. E’ il caso, eclatante, ad esempio, di Musotto, che è stato prosciolto nonostante una contestazione centinaia di migliaia di euro. O, forse uno dei maggiori esempi, è quello di Livio Marrocco. L’avviso di garanzia del 14/01/14 gli contestava spese per 290.546,12; al termine del percorso che porta alla richiesta di rinvio a giudizio, il 21/07/15, la contestazione era scesa 15.313€; in ultimo, appunto ieri, la decisione del GUP per il rinvio a giudizio, portando a processo spese per 4.612€. Da 300.000 euro a 4.000. Anche per gli altri che andranno a processo molte delle accuse sono cadute. Forse la montagna ha partorito il topolino.
Per avere una maggiore chiarezza sulle vicende processuali si dovrà certo attendere la lettura delle motivazioni dei giudici. Come sottolineato dal giornalista Riccardo Lo Verso su LiveSicilia, sembra che la mancanza di elementi a sostegno delle accuse potrebbero aver giocato a favore degli imputati. La cosa, però, può avere diversi significati. Da un lato il fatto che la procura si sia limitata alla sola mancanza di rendicontazione delle spese, elemento non sufficiente; dall’altro che si potrebbe essere verificato il fatto grottesco che chi, tra gli indagati, non ha fornito scontrini e fatture sia stato più fortunato di chi, fornendo in modo diligente e spontaneo tutto quanto a disposizione, abbiano dato pezze d’appoggio per il proprio rinvio a giudizio che altrimenti, forse, non sarebbe avvenuto. Appunto si dovranno attendere maggiori elementi ma, certo, l’augurio è che tutti i coinvolti possano risultare innocenti dando una boccata d’ossigeno ai cittadini circa le valutazioni verso i politici.
Una sottolineatura che mi sento di fare, con garbo, è relativa alle attenzioni mediatiche che queste notizie hanno. Ci troviamo infatti di fronte a uno di quei casi in cui, alla notizia delle indagini, venne giustamente dato risalto ai fatti e alle cifre. L’indignazione fu unanime e la vicenda tenne banco. Se, però, al termine di autorevoli indagini, le cifre subiscono ridimensionamenti grotteschi e abnormi, ai fatti non viene data tanta importanza. Credo non sia corretto perché dietro i titoli dei giornali ci sono le vite delle persone, la loro onorabilità, il credito che la società ha dato loro. Per ricucire il rapporto di fiducia tra cittadini e classe dirigente bisognerebbe ripartire anche da qui.