La buffonata del secolo è finita. Si, proprio così. Sono passati ormai 2 anni da quando per eliminare Berlusconi iniziò la più vergognosa operazione di distruzione dell’immagine pubblica di un uomo che sia mai avvenuta, per scopi di lotta politica, nella storia delle democrazie occidentali. Perché è vero che Berlusconi si era circondato di signorine disponibili con cui divertirsi la sera, ma è anche vero che lo aveva fatto nel privato di casa sua, non certo in piazza.
Per portare alla sbarra Berlusconi è stata fatta un’indagine senza notizia di reato che è derivata, questo è gravissimo, dal fatto che i magistrati hanno messo sotto controllo la cellula telefonica di Arcore, intercettando a strascico chiunque sia passato di lì, nella speranza di beccare il “miele”; l’intercettazione giusta. Così da poter aggirare il divieto, vigente in Italia, di intercettare i parlamentari. Un reato, un abuso; e una dimostrazione di potere illimitato ed impunito con cui alcuni componenti della magistratura operano non curanti di eventuali conseguenze che, appunto, non esistono. Fanno quello che vogliono.
Quello che è assolutamente necessario fare è un piccolo esercizio di memoria per comprendere come un governo eletto il modo plebiscitario sia stato spazzato dai Giudici, con un processo farsa, ancora una volta, dopo il 1994, quando l’uomo di Arcore era sceso in campo contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto e dopo la vittoria, che impedì ai comunisti di conquistare il potere, gli arrivò l’avviso di garanzia per il processo SME; consegnato durante il G7 di Napoli per sputtanarlo in diretta mondiale e metterlo dietro una sbarra in una vicenda dove ad essere processato avrebbe dovuto essere, al massimo, Romano Prodi.
Quando è scoppiato il caso Ruby la fama di Berlusconi era ai massimi livelli. L’Italia era diventata una Nazione autorevole nei fatti grazie ai contratti petroliferi con Gheddafi, poi comunque saltati per la finta e puntale guerra il Libia. Un uomo pericolosamente diventato simbolo di una Nazione, quando trasferì il G8 all’Aquila e quando ad Onna commemorò il 25 aprile col fazzoletto rosso al collo, operando come mai nessuno in direzione di una pacificazione nazionale, per tentare di costruire una memoria condivisa, in un Paese lacerato da 50 anni di violenza culturale di sinistra dove tutto è fascista se non piegato alla loro visione. Un uomo che si apprestava, se fosse continuato tutto così, a diventare Presidente della Repubblica; e quindi Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
È nato così, in quel quadro, un processo pornografico dove la vita privata di decine di persone è stata passata al setaccio e dove sulle pagine di tutti i giornali e in ogni trasmissione televisiva sono stati riportati gli audio delle telefonate private del Presidente del Consiglio con altre persone. Tutto questo mentre gli intellettuali da strapazzo seguitavano a dire che il protagonista di quelle telefonate divulgate a mezzo stampa controllava l’informazione. Senza vergogna, con una ipocrisia senza pari.
Nei santuari del progresso partì così la gara tra i giornalisti manettari con la bava alla bocca, incapaci di fare leggere un proprio pezzo a chicchessia se non parlando di mutande, tette, culi, e porcherie di ogni tipo; avvenute ad Arcore, certo, ma come dentro le case di ognuno di noi. Una macchina del fango di chi con ipocrisia e senza nessuna decenza aveva utilizzato questo termine per descrivere l’attività del direttore dell’unico giornale di proprietà di Berlusconi, Feltri, reo di aver scritto su Dino Boffo. Da che pulpito…
Indimenticabili le manifestazioni delle donne emancipate di “se non ora quando” e i sermoni di Saviano; il peggior esempio di conformismo di sinistra che si sia visto negli ultimi anni. Ricordo quando dedicò la sua laurea honoris causa in giurisprudenza ai magistrati che indagavano sul caso Ruby, perché “vivevano momenti difficili solo per aver fatto il loro dovere di giustizia”. Quale era questo dovere? E quale la giustizia? Imbastire un processo dove un imputato veniva accusato di concussione ma dove il presunto concusso dichiarava di non essere mai stato concusso? E di accusare, oltre il ridicolo, di sfruttamento della prostituzione minorile un uomo che tra centinaia di troie aveva messo le mani sul culo di una che ne aveva 17 ma ne dimostrava 35?
Le implicazioni politiche di quel processo non sono di poco conto e, senza dilungarmi, possono essere elencate semplicemente ponendosi alcune domande.
Se questo processo farsa non fosse mai avvenuto, il governo dei tecnici avrebbe mai avuto luogo? E il centrodestra, oggi dilaniato da anni di diaspore, di che salute godrebbe, elettoralmente parlando? Ma, soprattutto, se questo processo non avesse avuto luogo, il centrodestra avrebbe perduto contro Bersani dello 0,3% oppure, come è più credibile, avrebbe vinto di 5 punti?
Appare evidente che la democrazia Italiana, nel suo percorso storico, ha subito un cambiamento profondo che ha portato, grazie alle inchieste, a far diventare maggioritaria in Italia una sinistra che non lo era mai stata, distruggendo il centrodestra. Non è questione di opinioni di parte ma di pacate constatazioni. E questo, sia chiaro, dovrebbe essere l’unico argomento di discussione politica sul tavolo. L’intero parlamento dovrebbe fermare i lavori, sospendere qualsiasi attività e occuparsi della risoluzione di un problema non più rimandabile votando la reintroduzione della immunità parlamentare assoluta e la riforma della magistratura per ristabilire il primato della politica in luogo di una, ormai, dittatura giudiziaria.
Rimangono le macerie di un Paese la cui immagine è stata distrutta a livello mondiale ma, oggi, la consapevolezza che le responsabilità sono chiare. Le famose battute del “quando andiamo all’estero c’è da vergognarsi e tutti ridono di noi” rappresentano una verità che necessita solo di una puntualizzazione: tutto questo non è colpa di Berlusconi ma di taluni magistrati e di una sinistra che, pur di abbattere l’avversario politico senza passare dalle urne, è stata disposta a tutto, anche a distruggere una Nazione attraverso la sua immensa macchina mediatica. Non è più tempo per negare l’evidenza. Chi seguiterà a farlo si coprirà di ridicolo.