Non se ne può più, altro giro altra corsa; altra occasione per fare polemica, altra manifestazione isterica di antifascismo da strapazzo. Le cronache relative alla commemorazione del MSI che hanno coinvolto Ignazio La Russa ci fanno capire che da questa cosa non se ne esce. Siamo nel 2023 ormai. I temi su cui concentrare il dibattito pubblico sarebbero tanti. Eppure l’unica costante resta sempre la stessa: la lagna antifascista.
Sia chiaro, a prescindere dalla provenienza culturale di ognuno, non vorrei che il lettore fraintendesse e riducesse il tutto alla banalità del fatto che se sei di destra la pensi così ed invece la sinistra ha le sue ragioni concrete per fare queste campagne mediatiche come la mela al giorno che toglie Mussolini di torno. E’ bene sottolineare, invece, come stanno le cose.
Durante epoche ormai lontane, come quelle relative agli anni di piombo, si può considerare fosse non anacronistico e sensato un determinato tipo di atteggiamento da parte dei santuari del progresso. Oggi invece, per esercitare l’antifascismo militante bisogna fondamentalmente esprimere un vuoto di cultura e conoscenza, delle cose della politica, dei percorsi, dei cambiamenti che non possono essere negati e se negati, vedremo, lo sono per altre ragioni che non attengono all’antifascismo intellettuale.
Dicevo che diversi decenni fa, prima che nascesse la seconda repubblica, era ancora in piedi il concetto di arco costituzionale. A questo appartenevano le forze politiche che descrivevano come indegno di farne parte il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante. Non entro nel merito, diamo per buono che sia stato giusto; non lo era ma quantomeno era sensato. La cosa, come arma di contrasto politico, aveva un senso.
Vennero però i grandi cambiamenti che sconvolsero il mondo. La fine dell’Unione Sovietica avvenne come faro di un momento storico dove in tanti Paesi grandi cambiamenti del panorama politico la fecero da padroni. Uno di questi è l’Italia che vide i nostalgici del fascismo cambiare rotta con il famoso congresso di Fiuggi. Le differenti necessità in senso ideologico e geopolitico, e i percorsi di emancipazione di una intera classe dirigente, portarono alla nascita di Alleanza Nazionale.
In questo contenitore, guidato da Gianfranco Fini, confluirono conservatori che, però, conservavano non la nostalgia del fascismo ma le politiche dell’istruzione, del sociale, dello statalismo a difesa delle imprese e dei cittadini che solo durante il fascismo erano avvenute. In una parola, l’elettorato di AN era ormai diventato quello di un panettiere, del gelataio che apre la serranda, del professore non allineato, come dell’impiegato o dell’imprenditore: una trasversalità dentro al popolo italiano accomunata da una ricerca interiore ed istintiva di Patria, di comunità, di tradizione; che contrastasse l’internazionalismo e tutti i costi di quei cambiamenti proiettati nel futuro senza aver forte difesa del noi, della nostra cultura e della nostra identità. Era, quindi, non un partito di ex fascisti; ma, sebbene alcuni lo fossero, era semplicemente un partito di “gente non di sinistra” che non aveva in animo quel liberalismo che tanti danni ha fatto promettendo libertà e prosperità prima trasformarsi e di mostrare, decenni più tardi, la sua vera faccia e cioè quella del liberismo sfrenato di cui la sinistra è diventata sponsor e guardia bianca del capitalismo finanziario, tradendo le fabbriche, i suoi ideali, il popolo.
La fase costituente fu breve e il cambio di epoca impressionante perchè quei reietti divennero forza di governo attraverso il predellino meno famoso del secondo. Quello in cui Berlusconi propose Gianfranco Fini come sindaco di Roma. Era un momento dove si raccoglievano i frutti di un monito, una frase di Almirante: “non rinnegare, non restaurare”.
La storia sarebbe lunga da raccontare, ma questa frase tenetela a mente. In questa c’è tutta l’essenza della cultura di destra oggi. Cosa che i vari commentatori di sinistra non sanno neanche cosa sia, ancorati all’idiota idea trasformata in propaganda di lotta che se sei di destra allora sei fascista. Non esiste una peggiore manifestazione di ignoranza.
La prigione culturale su cui la sinistra ha distrutto se stessa, come denunciato da Luca Ricolfi, è quella di non riconoscere la dignità dell’avversario politico e di dire costantemente di essere gli unici ad avere il diritto di governare in quanto democratici. Una riedizione quotidiana dell’arco costituzionale di antica memoria.
Ma questo atteggiamento, che paga nel breve termine, ha letteralmente distrutto la sinistra nel lungo periodo. Questo perchè di fatto, i cittadini, vuoi oggi, vuoi domani, si sono accorti che quell’antifascismo da strapazzo sbandierato in ogni occasione non è altro che il paravento dietro cui celare il nulla politico. Se inquini una campagna elettorale dicendo che non devi votare per gli altri perchè sono fascisti, alla lunga ci si accorge che, però, significa che non vuoi porre l’accento su cosa accadrebbe e cosa faresti se si votasse per te.
La proscrizione e l’odio verso l’avversari politico, quindi, è diventato l’unico tema di confronto, ignorante, becero, senza alcun rispetto della cultura politica in genere, del fare politica, della sacralità dell’alternanza democratica unico vero argine.
Ma perchè ho scritto un titolo tanto provocatorio? Vi sembra eccessivo? Vi spiego.
Vennero momenti, successivamente, dove alla destra venne chiesto di esercitare costanti manifestazioni di rinnegamento del fascismo. Queste furono errate ed eccessive, in quanto figlie di sudditanza, ma avvennero. Gianfranco Fini disse che il fascismo era il male assoluto, frase assolutamente falsa detta per accontentare la sinistra. Ma in quei momenti, ad esempio persone come me, avvertirono: “guardate che non gli basterà, sarà sempre un gioco al rialzo”. E così, giorno dopo giorno, dopo l’obbligo di dover rinnegare il fascismo arriva l’obbligo di dover rinnegare l’MSI, movimento legale che non aveva nulla a che vedere col fascismo. Vedrete, poi sarà il turno di rinnegare AN, poi sarà il turno di rinnegare FDI. Sempre con l’incredibile condizione manifesta dove una sinistra straparla di cose è giusto e sbagliato a pretende di dare lezioni morali dopo aver appoggiato e mai rinnegato regimi dittatoriali e stermini in tutto il mondo di cui nessuno gli chiede conto e ragione.
Sarebbe bello che la prossima volta al governo la sinistra facesse una legge: ” è obbligatorio per ogni cittadino italiano essere di sinistra”. Usciremmo finalmente da questa eterna ipocrisia ma, sopratutto, avremmo finalmente la prova di chi sono veramente i fascisti in italia.