di Leonardo Torre (presidente della sezione di Erice “Dino Grammatico” Fratelli d’Italia- Alleanza nazionale).
L’Istituto della mozione di sfiducia manifesta il venir meno del rapporto fiduciario tra il Consiglio Comunale ed il sindaco. Un atto al quale si dovrebbe ricorrere quando esistono i presupposti per ritenere fallimentare l’esperienza di un Governo politico, sia esso nazionale o cittadino. Ma questa forse è soltanto dottrina, perchè oggi la mozione di sfiducia viene utilizzata per dare una parvenza al popolo dell’esistenza di un dibattito nell’interesse del territorio. Invece è solo un gioco politico; un modo per fare una nuova mossa nello scacchiere, ma senza mai spostarne gli equilibri. Perchè come insegna Tomasi di Lampedusa bisogna “cambiare tutto per non cambiare mai niente”.
Si sta prestando grande interesse alla mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Trapani, Vito Damiano (nella foto tratta da www.Trapanioggi.it). Si fa un gran parlare di quale schieramento politico la presenterà per prima, se l’accoppiata PD – PSI oppure i “Faziani di Ferro”. Ci si chiede quale Consigliere comunale sarà il primo a sparigliare le carte; se qualcuno di Forza Italia, dove si sta già sollevando qualche opposizione, oppure il gruppo dei “Bianchiani”. E poi c’è il Gruppone Misto, che, proprio perchè misto, non può che riservarci sorprese quasi da fantapolitica. Insomma, siamo in una di quelle situazioni dove si pensa a proteggere l’orticello piuttosto che il territorio.
Mi viene in mente l’ultima mozione di sfiducia della nostra provincia, quella presentata nel 2009 ad Erice nei confronti del sindaco Giacomo Tranchida; mozione firmata da 14 Consiglieri Comunali, uno in più del numero necessario per la presentazione, e poi ritirata perchè venuta a mancare la “coesione” tra i firmatari. Considerando che i consiglieri comunali ad Erice sono 20, forse qualcuno ha ben pensato che la mozione rischiava di essere approvata e, per il principio del “SIMUL STABUNT, SIMUL CADENT” si poteva perdere l’ambita poltrona.
Tutto così si riduce ad un mero posizionamento tornacontista che nulla ha a che vedere con la valutazione dell’efficienza dell’Amministrazione Comunale e quindi con l’interesse della comunità. A mio avviso oggi la mozione di sfiducia rappresenta l’ennesimo termometro che misura la coerenza della nostra classe dirigente. Una classe politica incapace di prendere seriamente una decisione che possa giovare al popolo, scegliendo sempre la strada più comoda per mantenere i propri privilegi e le posizioni di potere conquistate, spesso anche a prezzo della personale onorabilità.
Questo è quello che sta accadendo a Trapani dove, finchè si fa opposizione per contestare le linee politiche qualunque esse siano, si possono anche sollevare le asce di guerra, ma quando si rischia di dover tornare alla campagna elettorale, allora meglio valutare con più attenzione. Ed ecco che le opposizioni tornano a riflettere sull’efficienza dell’Amministrazione Comunale e le maggioranze tornano a fare quadrato attorno al sindaco.
Ritengo che Vito Damiano possa stare tranquillo, manterrà la sua posizione senza problemi come fu per Tranchida. In pochi tra i nostri politici locali sono pronti a rischiare; meglio continuare un’esperienza fallimentare e salvaguardare il proprio “orticello” piuttosto che azzerare una Giunta che, a più riprese, ha dimostrato incapacità amministrativa e mancanza di concretezza.