di Manfredi Miconi
Leggo ovunque applausi e commozione per la rimozione del nome del gerarca fascista Giuseppe Bottai da una strada del Comune di Variano Patenora (Caserta), che verrà dedicata al giornalista Giancarlo Siani, vittima della Camorra, grazie all’intervento del registra e scrittore “Pif”. Come sempre, poche persone, inclusi alcuni famigerati influencer (facendo finta che siano in buona fede), hanno idea di cosa si stia parlando. Tralasciamo pure che Giuseppe Bottai fu un uomo che decise sempre di esporsi, anche in guerra, combattendo, lasciando comode scrivanie a Roma, tralasciamo anche che la sua “Legge Bottai” fu la base normativa della tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali, nonché rese il servizio scolastico italiano realmente democratico (un unicum nell’Europa Occidentale di inizio Novecento). Questo non importa, perché un fascista è sempre un fascista, un criminale politico e va condannato e disprezzato. Non è rilevante se sia valoroso o abbia fatto cose buone, giusto? Concordo pienamente. Il punto é un altro: le vie si intestano dopo la morte delle persone. Bottai morì nel 1959. Nessuno di voi si chiede come è possibile che nell’Italia Repubblicana, quella che spesso aveva ancora nel suo tessuto sociale ed architettonico le ferite della dittatura e della guerra, quella che vedeva esponenti del CNL seduti in Parlamento, sia stato possibile dedicare una via ad un gerarca fascista? Semplicemente perché Giuseppe Bottai fu uno dei coraggiosi gerarchi che ebbe il coraggio, nel Gran Consiglio del Fascismo del 25 Luglio 1945 di mettere in minoranza Mussolini, contribuendo fattivamente alla caduta del Fascismo e segnando il primo passo verso la liberazione dell’Italia. Per quel gesto Giuseppe Bottai venne condannato a morte in contumacia dalla Repubblica Sociale di Salò. Lui, fuggito, si arruolò nella Legione Straniera Francese in Algeria nel 1944 combattendo contro i nazisti, con il grado di brigadiere (quindi sul campo, in prima linea), sbarcando in Provenza e combattendo fino nel cuore della Germania. Riguardo la sua decisione di arruolarsi nella Legione Straniera disse “Parto per espiare le mie colpe di non aver saputo fermare in tempo la degenerazione fascista”. Nel 1947 venne amnistiato dalla Giustizia Italiana per il suo ruolo nella caduta di Mussolini. Fondò il giornale in area DC “Il Popolo di Roma”. Morì nel 1959 ed ai suoi funerali parteciparono ministri, autorità, incluso Aldo Moro, il cui padre era stato collaboratore ed amico di Bottai. Per inciso, anche la giunta di Centro-Sinistra del Sindaco Rutelli (eletto battendo il postfascista Gianfranco Fini), nel 1995 ebbe l’idea di intitolare una strada di Roma a Giuseppe Bottai. Questo per dire che cosa. Prima di scrivere banalità, indignarvi, applaudire, complimentarvi ecc. informatevi. Perchè spesso, non sempre, ma spesso, a passare per eroi sono proprio i piccoli uomini che hanno avuto solo vantaggi dalle proprie scelte e posizioni politiche, mentre le personalità controverse, ma di valore e coraggiose, che hanno contribuito a renderci una Nazione Libera si lasciano affogare nella melma del politicamente corretto. Del coraggio dei tanti che ammisero le proprie colpe e cercarono di redimersi a costo della vita, perderemo memoria. Ci rimarranno solo i latrati dei conformisti.