Finalmente è finita; finalmente, entro breve, smetteremo di vedere patetiche fotografie di Mondello o Favignana con una trivella in spiaggia, persone sporche di petrolio mentre prendono il sole o roba del genere. E’ finita come doveva finire? Non sta a me dirlo; certo, però, ammetto ed è chiaro dalla mia premessa, è finalmente finita l’ennesima pagliacciata di un popolo che, da un lato o dall’altro viene sempre guidato a un esercizio sgradevole, intellettualmente degradante: la strumentalizzazione, per fini di lotta politica, di temi trasversalmente importanti che andrebbero approcciati in altro modo e con serietà, valutando nel merito, facendo gli interessi del giusto e non calpestandoli per altri scopi.
Democrazia, “andate a votare per la democrazia”, ci hanno detto; e ci hanno detto che non votando sarebbe stato fatto un favore a Renzi, invece di mandarlo a casa! Ah, si? E cosa c’entra? Questo referendum riguardava forse il governo, oppure riguardava una importantissima faccenda legata ai nostri giacimenti, principalmente, gasieri, già in essere?
Non voglio fare una lunga valutazione nel merito della faccenda; mi limito a dire che questo è un quesito che è stato posto malissimo. Ovviamente, essendo noi il Paese della retorica che ha distrutto il pensiero, siamo il luogo dove sono nate, nascono e fioriscono le sue derivazioni: l’antifascismo militante privo di cultura, il femminismo isterico che non ha mai tutelato le donne e, tra le massime espressioni, il finto ambientalismo intellettuale da salotto di un popolo che per andare all’aperitivo compra SUV che fanno tre chilometri al litro: dettagli. Aperitivi rigorosamente con piatti e forchette di plastica, fatti col petrolio; poi butti tutto e non devi lavare: dettagli. Ecco, quindi, che dimenticato l’utero in affitto, dimenticato il diritto dei gay di fare bambini e comprarli, dimenticato il “ismo” di turno, grazie a questo referendum è tornata in cattedra la recita ambientalista. Per qualche giorno i rivoluzionari d’Italia uniti si sono raccolti intorno all’ “ismo” di turno: quello dell’ambientalismo! Al prossimo gay pride si scorderanno tutto e gli potrai trivellare in spiaggia senza nessun clamore.
Chi mi conosce sa bene che vita conduco; vivo immerso nella natura, da anni faccio la legna in montagna per il camino e, a differenza di chi ha votato “SI” ma entra in casa e accende la pompa di calore, io ho i calli nelle mani per la legna tagliata. Eppure, nonostante ciò, ammetto di usare una motosega a benzina. E, nel caso di quella elettrica, so bene che l’elettricità viene in gran parte prodotta da centrali a kerosene o nucleari, in questo caso da importare a caro prezzo nonostante Enrico Fermi sia nato in Italia: storia di un altro referendum… Una consapevolezza che mi fa riflettere sul mio giusto amore per la natura e che mi fa inquinare il meno possibile, ma non mi permette di umiliare la mia intelligenza mettendomi a fare l’estremista ambientalista. Appare grottesca, al confronto, l’ignoranza con cui chi accende una pompa di calore, invece che fare la legna per scaldarsi, non sappia, non vedendo tubi di scappamento, quanto questa inquini, spaventosamente. C’è, alla base di tutto, una profonda voglia di conformarsi e partecipare al coro per atteggiarsi a qualcosa di moralmente superiore e stimabile; senza però condurre vite che, con coerenza, rispecchino la lotta. E’ un esercizio patetico e lo è tanto più dalla valutazione del quesito, nel merito.
Questo quesito chiedeva forse di decidere la cessazione delle attività estrattive per sviluppare solo energie pulite? Non mi pare! In quel caso avrei saputo cosa votare, ma questo quesito chiedeva di porre fine o meno all’estrazione di gas da giacimenti già in attività, per i quali impianti è stato pagato a suo tempo un impatto ambientale. Nuove perforazioni, per il futuro, entro le 12 miglia, sono già vietate. Sarebbe rimasta, quindi, solo la follia di veder giacimenti ancora in attività dover chiudere i battenti a causa del trovarsi a 11 miglia dalla costa e non 12: questa è la prima verità! Era, quindi, il solito can can senza senso che non ha nulla a che vedere con la tutela della natura. Cosa tuteli se chiudi un pozzo a 10 miglia e ne apri altri a 13?
Sulla strumentalizzazione politica, chiariamoci: Renzi non ha il mio favore e non è protagonista di una azione di governo stimabile. Ma possiamo, in questo Paese, continuare a ragionare solo in termini di lotta senza quartiere per “abbattere l’avversario politico”? Possiamo continuare a vedere una costante lotta per opporsi e mai un trasversale esercizio dei nostri interessi nazionali? Mi dispiace rimarrò solo in questa utopia, ma io vorrei vivere in un Paese dove ad un referendum sui giacimenti non si accostino frasi come: “se vuoi mandare a casa il governo vota così”! Io, a casa, il governo ce lo mando alle elezioni politiche; non votando follie antinazionali che non tengono conto dei quesiti referendari ridotti a dettagli neanche da osservare: è deprimente: chi, tra coloro che hanno votato SI, ha capito cosa stava votando? E a chi parla di interessi dei petrolieri, dei ladroni di stato e tutte queste vere scemenze, rispondo, ancora una volta, che non c’entra nulla perché si trattava di chiudere a 11 miglia e riaprire a 13.
Mi soffermo, in ultimo, su una seconda verità circa quanto avvenuto. Ed è proprio una riflessione di tipo politico. Ritengo sia stato un boomerang, uno stupido esercizio, quello di aver trasformato il referendum in una votazione sul gradimento o meno di Renzi. L’errore nasce da due evidenze. La prima è che, se anche fosse accettabile la cosa, andava strumentalizzato un referendum con un quesito intelligente, trasversalmente sentito, privo di nei che generassero dubbi nel merito del tema su cui esprimersi. Quanti sono i milioni di cittadini che, come me, non hanno acconsentito a questa strumentalizzazione data la oggettiva mistificazione dei contenuti del quesito? Tanti, moltissimi; che non parlano come faccio io perché sennò la mandria ti tira le pietre, ti proscrive, ti ricopre di insulti. E allora la gente tace, racconta di aver votato, ma in realtà si sono rifiutati di farlo. Non si espongono ma è così. Solo ieri mi è stato detto ignorante e idiota: ci sono abituato. Aspetto il resto, dopo la pubblicazione del pezzo. E’ un dettaglio che chi aggredisce e insulta, chi è andato a votare per “cacciare Renzi”, nella maggior parte dei casi sia lo stesso che in cambio di 80 euro gli ha dato il voto alle europee: dettagli di un popolo che questo è!
La seconda verità è che al governo c’è la sinistra e strumentalizzare un referendum è, politicamente, un errore gravissimo. Perché il fallimento in questo caso è matematico. Chi fa politica dovrebbe sapere, infatti, come funzionano le cose in Italia. E cioè che la sinistra è l’unica regina dell’antagonismo politico per trascinare le masse e strumentalizzarle. I motivi risiedono nello spaventoso controllo mediatico con cui decine di finti intellettuali invadono le tv facendo campagna elettorale e, in ogni dove, nella ramificazione sul territorio fatta di sindacati, associazioni, scuola e università: Gramsci, nei diari del carcere, le chiamò le casematte del potere; i luoghi che andavano conquistati per prendere il potere senza passare dalle urne. Ecco allora la profonda ignoranza politica di chi non ha previsto che un referendum lo si può strumentalizzare con successo ma solo contro la destra; dettagli dire che anche molta sinistra era a favore del referendum: al governo non c’era Berlusconi, amen. In quel caso avremmo avuto tuoni e fulmini; in questo caso le casematte non hanno fatto il loro lavoro!
Il fallimento, oggi, quindi, è il capolavoro di vedere rafforzato un Renzi felice, sorridente, vincitore! Il governo era in difficoltà da settimane; oggi non più: grazie a tutti per l’impegno profuso! Renzi ringrazia.