Eravamo ormai convinti che sarebbe stato soprannominato presto “Presidente eterno”, una specie di Kim Il Sung di casa nostra. Invece, alla fine, si è dimesso davvero. Giorgio Napolitano ne ha fatta di strada; si può ben dire. Dopo essere stato, da ragazzo, nel GUF, gruppo universitario fascista, vide di buon occhio, finito il fascismo, la possibilità di far politica dalla parte dei vincitori; scelta che fecero in tantissimi, quasi tutti, ma pochi con i risultati di quest’ultimo, che è stato un attore protagonista diventando uno dei più importanti politici comunisti della storia repubblicana. Il “migliore”, era lui; i “miglioristi” i politici facenti parte della sua corrente; quell’ala del PCI che fece da opposizione interna, da destra interna, e che si rese protagonista di importanti scontri con Berlinguer ed i suoi figli. Su questo, ne devo dare atto, si basa parte della mia stima sull’uomo politico Napolitano che, ad esempio, si oppose all’uso politico della giustizia, lottando contro chi, nel suo partito, invece , prevalendo, ha scelto questa opzione come strumento di lotta politica provocando le conseguenze che tutti abbiamo visto fino ai giorni nostri e che vedremo ancora se questo problema non verrà risolto. Allo stesso modo non posso dimenticare la stima che egli si è guadagnato quando, in un 25 aprile di qualche anno fa, dichiarò che la storia della resistenza era stata anche piena di “eccessi, zone d’ombra e aberrazioni”, difendendo chiaramente un Giampaolo Pansa massacrato dal mondo culturale della sinistra per essersi permesso di scrivere la verità sui partigiani comunisti. Al contrario non posso certo dirmi felice del suo appoggio ai carri armati comunisti contro i ragazzi dell’est che sognavano la libertà; non dirmi felice della gestione mai chiarita della grande massa di denaro che faceva capo al PCUS; non dirmi felice della distruzione, su sua richiesta, delle intercettazioni riguardanti probabilmente i fatti di mafia dei primi anni 90. Ma questa è storia, vicende che meritano singoli articoli, e ne parlerò un’altra volta.
Il Re, così lo hanno soprannominato in molti. E anche se la cosa è forzata ha certamente un fondo di verità. Napolitano, infatti, ha operato come Presidente in modo autoritario e uscendo dalle proprie funzioni, anticipando quella che potrebbe essere una futura riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica in senso presidenziale. Le cronache degli ultimi anni le conosciamo bene e tutti. Tra tanti aneddoti da raccontare bisogna, però, al termine di questo secondo mandato ricoperto in parte, analizzare la parte più importante, se vogliamo oscura, dell’operato politico di Napolitano e che riguarda una delle pagine più gravi della perdita di democrazia che in questi anni si è profilata, giorno dopo giorno, in Italia.
E’ il giugno del 2011, la crisi economica è in atto ma non “addenta i polpacci” come oggi. Napolitano subisce pressioni internazionali per destituire Berlusconi dalla carica di Presidente del Consiglio. Alan Friedman, in un suo popolare libro, ci ha narrato i contorni di quella vicenda d’estate. Mario Monti venne contattato da Napolitano; questo per sondare la sua disponibilità a divenire Capo del Governo ben cinque mesi prima che questo avvenisse. Questo è un dato molto grave perché, ricorderete, quando Berlusconi si dimise ci venne detto in tutte le salse che era per colpa del famoso spread. Per carità, anche allora nessuna persona dotata di ragione e un minimo di intelligenza indipendente dai media ci ha mai creduto ma, per assurdo, se questo fosse stato vero, come mai, con incredibile coincidenza, cinque mesi prima e con lo spread basso Napolitano contattò proprio Mario Monti per chiedergli di fare da Premier? Che coincidenza! Io non credo alle coincidenze. Si, oggi possiamo perfettamente ricostruire la verità e cioè il fatto che Berlusconi non si dimise in seguito all’innalzamento dello spread per ragioni di economia e finanza ma avvenne il contrario. Dopo che, mesi prima, era stato già deciso il suo sostituto con incarico di dissanguarci, lo spread venne fatto alzare “artificialmente” per costringerlo alle dimissioni, con le banche tedesche che misero sul mercato i titoli italiani. Sono cose, oggi, di dominio pubblico; ma anche in quei momenti, lo ripeto, chi sapeva osservare gli eventi senza farsi accecare dall’antiberlusconismo trovò prova di quanto scrivo. Abbattuto Berlusconi, infatti, Mario Draghi diede comunicazione pubblica che la BCE avrebbe garantito i debiti dell’Italia e in un attimo lo spread scese vertiginosamente. Ricordo come, in una trasmissione televisiva, il comunista Marco Rizzo, non certo accusabile di essere berlusconiano, disse che Mario Draghi avrebbe anche potuto fare quella comunicazione prima della nomina di Monti, dato che Berlusconi godeva comunque di una maggioranza parlamentare, seppur risicata. Perché non lo fece?
Si è dimesso e non sappiamo se, al netto della sua invasione di campo, ci mancherà oppure no. Non sappiamo se il suo successore ce lo farà dimenticare o, nonostante tutto, rimpiangere. Sappiamo però che è sotto il suo operato che in Italia si è sospesa la democrazia; una sospensione ancora in atto con un Renzi nominato Premier senza aver mai partecipato ad una elezione politica ed essere mai stato neanche deputato nella sua vita. Possiamo ben dire tutto questo nonostante il grande rispetto per la figura di Napolitano. Perché è la verità. Perché è con lui Presidente della Repubblica che governi eletti dai cittadini sono stati spazzati via; è per sua mano che un economista rettore universitario e sponsor di questo “eurodisastro” è stato nominato senatore a vita per poi andare a capo di un Governo di banchieri e professori che hanno devastato l’economia italiana come mai nella nostra storia, operando come troika e mettendo le mani non più solo nei portafogli ma fino a dentro le mutande degli italiani, stremati dal vero e proprio sequestro della propria ricchezza avvenuto in questi anni. Questo è sufficiente ad oscurare qualsiasi cosa di buono egli abbia fatto. I cittadini di questo paese non dimenticheranno mai questi anni oscuri. Auguriamo un buon riposo all’ ex Presidente, con l’augurio che il prossimo inquilino del Colle abbia come imprescindibile valore ciò che è mancato, molto spesso, all’Italia: il profondo rispetto per il voto popolare ed il suo esito.