di Manfredi Miconi
Un anno fa l’anestetista dell’Ospedale di Codogno Annalisa Malara, contravvenendo alle normali procedure, scoprì l’ormai famigerato “paziente uno” (nella realtà probabilmente un paziente con cifra a tre zeri) aprendo nel nostro Paese il vaso di Pandora mediatico/sanitario della pandemia, fino a quel momento bollata, anche da noti luminari televisivi lungochiomati, come fenomeno riguardante solo il lontano oriente.
Era il periodo dell’ “abbraccia un cinese”, delle pubblicità progresso di Michele Mirabella rassicurante, con le bacchette in mano, che il virus “non fosse affatto contagioso”. Era anche il periodo dei post della “gente che piace” che davano del paranoico a chiunque indossasse una mascherina della Chicco (le uniche che si trovavano in farmacia) in aeroporto o in aereo.
Era, soprattutto, la fase nella quale si dava del “fascioleghista” (cit. di un ex Presidente della regione che diede i natali a Leonardo Da Vinci e Galileo ), a chiunque chiedesse la certezza di una quarantena per le persone arrivate da Wuhan, città origine del virus, nelle ultime settimane. Ma era tutto “ok”, in fondo il “fascioleghismo” delle citofonate ai presunti (ma mica tanto) spacciatori, era proprio stato appena sconfitto dalle gremitissime piazze emiliane e romagnole delle eroiche Sardine. Tutti uniti, stretti stretti contro il sovranismo, proprio nelle zone, vedi le coincidenze della vita, nelle quali si sarebbe diffuso di più il virus da lì a poco.
La priorità era mettere fine alle orrende speculazioni politiche della “peggiore destra”, ancora pericolosa, nonostante la prestigiosa vittoria di Bonaccini: “Questi sono senza vergogna, utilizzano anche il virus per fare la loro disgustosa propaganda”. E quindi tutti dentro, da Scanzi a Tosa, passando anche dal “raffiné” Carofiglio, il festival dell’indignazione verso la plebaglia rozza ed ignorante che, contravvenendo ad ogni buonsenso e nozione scientifica, osava spaventarsi per qualcosa di oggettivamente “ poco più fastidioso di una comune influenza”.
In questo edificante contesto, un coraggioso medico donna di Codogno, consapevole delle decine e decine di polmoniti anomale riscontrate nell’ultimo periodo (c’è chi dice settimane, chi mesi…), decise di saltare la procedura standard e di testare la presenza di Covid-19 su un paziente trentottenne con una polmonite bilaterale che non rispondeva alla terapia antibiotica. Positivo. Boom.
Il resto è storia: coloro che disprezzavano la plebaglia ignorante spaventata dal virus…continuarono a disprezzare la plebaglia ignorante che, attenzione novità, minimizzava il virus stesso. Poi i virologi in tv, di tutti i tipi, giovani, vecchi, belli, brutti, menagrami, cazzari…e poi via con il chiudi tutto, apri, mascherine sì, no, forse, inutili, necessarie, bimbe di Conte, annunci di cure miracolose in Israele, la D’Urso, morti, tragedie, pizze e lievito.
Una contraddizione lunga un anno, che ha ridotto le già provate capacità economiche, politiche ed intellettive del Popolo Italiano ai minimi termini. Siamo stati letteralmente travolti da un bombardamento di provvedimenti, notizie, pareri medici/scientifici, posizioni politiche ed ideologiche incoerenti e spesso anche in totale contraddizione tra loro. Un effetto “Sciok” (cit. Mattero Renzi), che ha mandato in pappa il cervello, già compromesso da anni di populismo ed ideologismo sterile, di noi Italiani.
In questo processo di “rincoglionimento” scientifico, un ruolo chiave è stato svolto, spiace dirlo, dai mezzi di informazione italiani: stampa, testate online, talk show. Che siano stati grandi firme o mazzolatori di zucche di halloween, di Destra o di Sinistra poco ha importato. La responsabilità è stata grave ed assolutamente trasversale: non è stata, infatti, l’interpretazione degli eventi ad essere errata, ma il racconto degli eventi stessi a seguire non la realtà, ma il perverso canovaccio fatto da convenienze politiche e filtri ideologici di una campagna elettorale ormai permanente.
E’ sufficiente, infatti, analizzare la narrazione dell’aspetto che dovrebbe essere il più aideologico possibile, ovvero quello inerente la ricerca ed i dati scientifici inerenti la pandemia, per rendersi conto delle dimensioni del disastro socioculturale nel quale siamo finiti.
Partiamo proprio dal caso della Dottoressa Malara, dipinta, mentre scrivo, dai mostri mezzi di comunicazione come una novella Marie Curie, per aver semplicemente fatto quello che qualsiasi medico avrebbe dovuto fare con una preoccupante casistica di polmoniti anomale in concomitanza con le notizie di un pericoloso virus polmonare diffusosi in Cina: verificare la presenza del virus. Il punto, a suo merito, è che, per farlo, dovette infrangere i protocolli dell’ospedale. Il procedimento è sempre il medesimo in Italia: per coprire l’inefficienza sistemica, si trasforma chi fa il proprio dovere in un eroe. Nell’ eroismo del singolo ci specchiamo, così, tutti, ed i nostri peccati vengono, di colpo, espiati. Il procedimento vale perfettamente anche all’inverso, con i capri espiatori, ma quella è un’altra storia.
Rimaniamo sul pezzo: il problema, però, è che qui non vi sia stato alcun eroe. Abbiamo raggiunto un punto così patetico della nostra Storia che anche l’ordinario viene trasformato in straordinario. E ci crediamo pure. Il messaggio passa alla grande, basta dare un’occhiata ai social. Siamo un Popolo così miserabile da esserci abituati a fare le nozze con i fichi secchi, senza neanche accorgercene.
Andiamo avanti. Altro esempio. Esattamente qualche giorno prima dello shock iniziale di un sistema sanitario trovatosi completamente impreparato all’indomani del “siamo prontissimi” di ministri in pochette e non, ci fu un altro momento emblematico del racconto mediatico del virus in Italia. A meno di 48 dal ricovero dei due turisti cinesi positivi al coronavirus in Roma, avvenne una comunicazione ufficiale del Ministero della Salute che annunciava trionfalmente (e non è una esagerazione) dell’isolamento avvenuto allo Spallanzani della sequenza del nuovo Coronavirus. “L’Italia ha uno dei servizi sanitari migliori al mondo – affermava con orgoglio il Ministro Speranza – e oggi lo ha nuovamente dimostrato”. Il circo mediatico si gettò sulla notizia che si prestò immediatamente al posizionamento su binari rodatissimi della narrazione ideologica/politica.
Innanzitutto il team, ribattezzato subito “dream team” da praticamene tutta la stampa, di ricercatori dell’ospedale romano, essendo composto da tre donne e due uomini, stuzzicò subito le penne sensibili alla nobile tematica del riscatto femminile, così di attualità negli ultimi anni.
Risultato: i due ricercatori maschi scomparvero istantaneamente dai radar dei mezzi di informazione, come se non fossero mai esistiti. Il racconto riguardante le ricercatrici, invece, si arricchì di nuovi entusiasmanti dettagli, tali da mandare in sollucchero qualsiasi aedo del politically correct. Tanto per cominciare, tutte e tre le bravissime scienziate provenivano dal Sud Italia…e vai subito di immagini di pesanti valigie in attesa di un treno in partenza per il Nord in una stazione con unico binario in un assolato pomeriggio agostano che manco in una canzone di Cristicchi. Anche Vittorio Feltri cadde nella trappola: “Sono del Sud, ma sono state bravissime”. Meraviglioso. Alla notizia, poi, della precarietà contrattuale di una delle ricercatrici non è peregrino ipotizzare che qualche “grande firma” si sia messa a ballare il tip tap sulla scrivania. “Siamo i primi del mondo ad aver isolato il virus”, la notizia rimbalzò su ogni rotocalco televisivo e talk show. A nastro, dalla mattina alla sera. Sono pronto a testimoniare di aver sentito ipotizzare anche la concreta possibilità di candidatura al Nobel. Una storia realmente meravigliosa…bastò poco tempo, però, ed iniziò a trapelare qualche fondata perplessità: “visto il vantaggio temporale della Cina, siamo davvero sicuri che siamo stati i primi?” Ed infatti…non solo il sequenziamento venne completato prima in Cina, ma anche in Giappone ed in Australia. Che disdetta. E vabbeh, nel mondo forse non saremo stati i primi, ma in Europa sì. Ed è proprio quello che dovette pensare anche il Segretario del PD Zingaretti che, senza alcun indugio, postò sui social «Lo Spallanzani di Roma isola il virus del #coronavirus: primi in Europa. Grazie alla ricerca e alla sanità del Lazio». Insomma, abbiamo vinto ed un po’ del merito è pure mio. Applausi!
Peccato, però, che non fosse vero neanche questo. Mannaggia, mai una gioia. Infatti prima dello Spallanzani, il sequenziamento del nuovo Covid-19 era stato già finalizzato dall’istituto Pasteur in Francia. Sembra male dirlo a distanza di un anno, ma pare proprio che si sia trattato solo e soltanto di una gigantesca “fake news”. Però buona, di quelle simpatiche, dai. Una bugia bianca, a fin di bene per intenderci. Massì, alla fine che male c’è se la gente sia stata portata a credere che la sanità italiana fosse la migliore, il Governo e gli amministratori italiani fossero i più preparati ad affrontare la pandemia e che presto si sarebbe trovata una terapia? Nulla. Peccato che nulla di tutto ciò fosse reale.
Arriviamo così al terzo capitolo, il più emblematico, del racconto mediatico italiano di questi sciagurati 12 mesi di pandemia: i vaccini.
Correva la fine Marzo 2020 ed il virus riempiva totalmente i palinsesti televisivi della tv generalista. Tra un tutorial su come sanificare il telefonino con una miscela di prodotti introvabili da settimane e la sequela infinita di verbi al condizionale da parte degli esperti, finalmente qualcosa di nuovo: “I nostri inviati sono al laboratorio di Pomezia, dove scienziati italiani stanno già lavorando al vaccino”. Di seguito partiva un servizio in corridoi asettici in strutture ipertecnologiche con interviste a ricercatori molto professionali pronti a spiegare le fasi di sperimentazioni. L’impressione era realmente ottima. In studio, i politici presenti, parlavano, anche in questo caso di “eccellenza italiana”. Gli organi di stampa riportarono da lì a poco che a Pomezia vi fosse allo studio un vaccino italiano. Non soltanto eravamo un modello per il mondo, ma lo avremmo anche salvato! Una cosa incredibile.
Il racconto filava alla perfezione: nostri sono i migliori scienziati del mondo, nonché i migliori medici e, perché no, per regola transitiva, anche i migliori politici ed amministratori.
Passarono i giorni e le settimane, sempre più tristi, sempre più drammatiche ma, fortunatamente, continuarono ad arrivare incoraggianti notizie anche sui progressi in quel di Pomezia. Insieme alla promettente partenza della sperimentazione umana, venne rivelato, en passant, che non si trattasse proprio di un vaccino 100% italiano come inizialmente detto, ma, sempre italiano, ma con la collaborazione del Jenner Institute della Oxford University.
Contestualmente venne anche comunicato che, a differenza di altri sieri, sarebbe stato un vaccino a vettore virale e si sarebbe potuto conservare in un semplice frigorifero. Meglio di così. “Non sarà completamente italiano, ma è come lo fosse”. Piccoli dettagli. Orgoglio sempre massimo e mano sul petto.
Finalmente Maggio. Le buone notizie iniziarono ad arrivare sempre più numerose e, con esse, anche gli immancabili aggiornamenti sul vaccino “italiano”. Il più interessante fu, altresì, anche quello più preoccupante e lo fece il sito Dagospia, riportando il gossip secondo il quale il nostro amatissimo Premier Giuseppi Conte, avrebbe declinato l’invito di far entrare il Governo Italiano nel finanziamento del vaccino Jenner-IRBM, per privilegiare quello ancora in fase embrionale di sperimentazione Reithera prodotto da <<una azienda cara alla direttrice dello Spallanzani ed all’Assessore alla Salute della Regione Lazio in quota Zingaretti>>.
La scelta operata avrebbe aperto la strada al Governo Britannico che, mettendo sul piatto ben 130 milioni di euro accompagnati dalle immancabili pressioni politiche, spinse la licenza del brevetto nelle mani Astrazeneca, multinazionale della farmaceutica con sede a Cambridge.
Da questo momento, “misteriosamente”, per la politica e la stampa nostrane, il vaccino sviluppato nei laboratori di Pomezia smise di essere “il vaccino italiano”, l’orgoglio della nostra ricerca, e divenne asetticamente il “vaccino Astrazeneca”. Iniziarono, così, a fare capolino i primi dubbi sulla efficacia e sugli effetti collaterali, mentre le quotazioni mediatiche del siero Pfizer-Biontech prendevano quota tra opinionisti ed esperti.
Il processo sembrò completarsi a fine 2020, quando, l’elezione di Biden negli USA e la firma della Brexit da parte di Johnson fornirono ai nostri commentatori la chiave di lettura definitiva: da quel momento il vaccino tedesco-americano Pfizer-Biontech divenne “quello fatto dai buoni”, mentre quello Astrazeneca venne presentato in luce decisamente meno positiva: poco efficace, ancora non autorizzato dall’EMA e, quindi, probabilmente pericoloso. Come conseguenza logica l’autorizzazione anticipata da parte del Governo inglese e la successiva campagna di vaccinazione a tappeto venne commentata, tra ironie e facce da circostanza, come l’ennesimo gioco d’azzardo di un governante sovranista ai danni della salute del proprio Popolo.
Si passò, così in pochi mesi, dall’ ”orgoglio della ricerca italiana”, al “vaccino inglese che non funziona”: esattamente come accaduto nei due altri esempi precedenti, i fatti si sono aggrovigliati insieme ad ideologia, interessi e politica, rendendo impossibile trovare il bandolo della matassa.
C’è sempre una visione della realtà bisognosa della continua ricerca di prove e fatti che la confermino. Non importa che ci siano altrettanti fatti che la smentiscano, sarà sufficiente ignorarli o selezionarli. Ciò che in altri tempi storici veniva chiamato propaganda o censura, oggi è semplicemente il modo giusto di raccontare le cose. Per carità, magari si tratta realmente del modo giusto. Chi siamo noi per dire di no. Ai posteri l’ardua sentenza.
“Tutto svaniva nella nebbia. Il passato veniva cancellato, la cancellazione dimenticata, e la menzogna diventava verità” George Orwell
Fonti:
http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4040&fbclid=IwAR2l59RfztnN68zCtj6Wuqk5kbMkm0oOUvQ9A5bpCnKL0ClzFmk44pc1YBg