Alla fine è stato introdotto il reato di negazionismo… ora, bene, dunque: ad una prima lettura è una cosa che può apparir giusta. Nel senso che chi legge la notizia dell’istituzione di questo reato crede che verrà perseguito chi nega l’esistenza delle camere a gas. E’ questo, infatti, che sembra dal modo in cui la legge viene presentata; incentrando il dibattito esclusivamente sulla vicenda riguardante gli ebrei. Ma sarà soltanto questo il confine all’interno del quale si opererà repressione di opinioni?
Mi spiego: il testo della legge è generico e a tutto tondo e può certamente aprire ad una gravissima valutazione. E cioè che, a norma di legge, stia nascendo un indirizzo di Stato di ciò che va pensato e detto, circa i fatti storici, per non essere considerati dei criminali. E siccome conosco molto a fondo le caratteristiche violente, vendicative, dispotiche del mondo culturale della sinistra; siccome conosco molto bene la storia degli intellettuali, anche di sinistra, che sono stati aggrediti, minacciati di morte, emarginati, boicottati per aver lottato per negare delle verità storiche inviolabili e sacre; siccome conosco molto bene la storia, simbolo del divieto di studiare il passato e raccontare verità negate, di Katyn, di Porzûs, del triangolo rosso e di chi ha subito violenza per aver tentato di narrare la verità, allora mi fermo a riflettere. Rifletto invece di accogliere come giusta una idea agghiacciante, e sento puzza di bruciato. Un odore acre, come da sempre è la puzza dello studio della storia in questo paese e non solo.
Mi domando: verrà perseguito chi nega la shoa oppure verranno perseguiti tutti coloro che esporranno tesi storiche contrarie al volere dei “gendarmi della memoria”? Così li definì Giampaolo Pansa. Se questa legge fosse stata in vigore anni addietro, proprio Pansa sarebbe finito in galera per aver narrato la verità sulla sacra e intoccabile resistenza? Alain Besançon, a cui si deve il più bel saggio di storia del 900 che analizza la mancanza di studio della storia del comunismo rispetto a quella del nazismo in cui egli critica il concetto di unicità della shoa, oltre alle aggressioni violente, sarebbe stato anche messo agli arresti? Francois Furet, simbolo intellettuale di libertà, che ha narrato nei suoi saggi la reale posizione di Stalin negli anni 40, negando e argomentando contro il valore di “antinazismo” che la storia, con la menzogna, ha regalato ai partiti comunisti per riempirli di incenso agli occhi delle masse, sarebbe finito in un’aula di tribunale? Io, nel mio piccolissimo, che in una lezione di storia in una scuola, ho narrato le reali e documentate intenzioni dei partigiani comunisti di, piuttosto che liberarci, farci invadere da Stalin, sarei finito in un tribunale?
L’antifascimo militante ha dimostrato in decenni di essere una dittatura culturale violenta e organizzata nella società, che ha ordinato di bruciare vivo chi non obbediva e di aprire il cranio con una chiave inglese a chi non si uniformava. Conoscendo molto bene questa storia nutro preoccupazione per il “cavallo di troia” che si nasconde dietro l’istituzione del reato di negazionismo. Prepariamoci alla guerra. Abbiamo perso amici e altri ne perderemo, ma abbiamo lottato e lotteremo sempre per la libertà di pensiero, per la libertà di insegnare ai nostri figli chi ha sterminato chi nell’immensa carneficina del secolo 900, istituzionalmente e didatticamente narrata solo a metà.
Ebbene, da questa feritoia, si scorge però un processo che, a tutto tondo, sta derivando verso il divieto di opinione. Una dittatura culturale che, a pensarci bene, non è attiva solo su questo tema ma inizia a farsi strada in ogni tipologia di questione che balzi all’onore delle cronache. Ne è un esempio il reato di omofobia, non ancora approvato, dietro il quale si nasconderà il divieto di avere opinioni differenti da chi sponsorizza unioni omosessuali, compravendite di bambini e di corpi di donne. Si perché è abbastanza evidente, dato le cronache passate, che non verrà soltanto perseguito chi ha comportamenti razzisti e violenti verso gli omosessuali. E’ da anni, ormai, che chi non si attiene ad accettare la loro visione delle cose viene tacciato e proscritto come omofobo. Facile fare uno più uno e capire cosa avverrà quando essere omofobi sarà un reato previsto dal codice penale.
Appare abbastanza evidente che siamo davvero su un confine molto pericoloso. Il confine entro il quale fino a ieri, se non ti attenevi al pensiero dominante, finivi proscritto, deriso e insultato; ma superato il quale, da domani, per gli stessi motivi finiremo in galera. E la cosa, francamente, cambia. Non sono omofobo ma per me i corpi delle donne non si affittano e i bambini non si pagano con bonifico bancario. Quale sarà la mia pena? Me la caverò con tre anni di reclusione? E, se proprio devo fare un esempio più marcato, avendo dedicato una vita allo studio della storia del comunismo, io non nego nulla di quanto fatto da Hitler, ma affermo che il nazismo non è affatto la tragedia più grande e imparagonabile ad altro della storia del 900. Lo nego eccome; sono un negazionista della unicità della shoa. Verba volant; e allora ho preferito scriverlo così come previsto dall’articolo 21 della costituzione. Che faccio, adesso, aspetto che mi vengano a prendere i carabinieri?