Proprio come nella canzone “La terra dei cachi”, si potrebbe canticchiare il titolo di questo articolo. Infondo, a ogni occasione, si dovrebbe prendere atto, tra il serio e il faceto, della realtà. Una realtà che parte da lontano.
Ogni giorno, in modo ormai diventato barzelletta, nessuno può negare che siamo circondati da dichiarazioni di rischio fascismo, di rigurgiti fascisti, di governi autoritari che si rifanno al Duce. Sia chiaro, non c’è un solo cittadino italiano che vada dietro a queste stronzate, mi si perdoni il termine. Al netto di quel residuo zoccolo duro di gente dalla cultura politica violenta e nostalgica, che ha necessità di denunciare il fascismo che non c’è per l’esigenza di giustificare la loro storia e odierna credenza. Per assecondare l’esigenza psicologica ed esistenziale di poter essere antifascisti oggi, allora c’è bisogno di inventarsi un fascismo che non c’è, ogni giorno; e ogni santo giorno cantare Bella Ciao, oggi in piazza, domani in parlamento, dopodomani al parlamento europeo. Trasformando memorie politiche e di lotta che hanno il loro ruolo autorevole nella storia in farsa, in recita, in buffonata. Una buffonata di cui siamo un po’ stanchi ma a cui sembriamo condannati, come se avessimo fatto qualcosa di male, e dovessimo pagare pegno sopportando ogni giorno questa messa in scena di giullari, finti comici e cantanti.
Viene poi a emergere una riflessione, un dubbio, e cioè che come sempre da me affermato, e come in psicologia viene a definirsi “proiezione”, c’è una esigenza inconscia da parte di chi è realmente violento, autoritario, antidemocratico, di celarlo; accusando di ciò chi invece ormai da tempo, e precisamente dal congresso di Fiuggi, e cioè la destra italiana, ha archiviato determinate posizioni entrando nell’arco costituzionale e partecipando a governi liberali e centristi. Prova ne è che, ad esempio, quella che dovrebbe essere l’erede del Duce secondo questi profeti, la Meloni, sia completamente asservita a schemi neoliberisti e atlantisti che sono l’esatto opposto del Fascismo. Ma non importa. Bisogna cantare Bella Ciao e denunciare il rischio fascismo.
I fatti sono fatti, e i fatti sono che in questo Paese, e ce lo ricordiamo soprattutto nella produzione di odio politico contro Berlusconi, permane solo una delle culture violente che hanno dominato i decenni passati. E cioè quella di sinistra.
Un esempio è il fatto che, ad esempio, qualsiasi cosa accada e non importa ciò che accada, le forze dell’ordine vadano sempre attaccate. Ovviamente non sto parlando di quando queste spazzano via manifestanti contro la violazione di diritti umani come avvenuto a Trieste durante la dittatura del Green pass. O se a dover essere manganellati sono esponenti di Casapound. In questo caso va benissimo. Se invece a prenderle sono i ragazzi di sinistra allora è dittatura, allora è fascismo, allora è emergenza. Gli uomini in divisa sono tutti di destra, quindi fascisti. Sembra incredibile ma il ragionamento è questo.
E’ stato a dir poco inaccettabile che anche il Presidente della Repubblica abbia immediatamente redarguito la polizia per i fatti di Pisa, senza che prima si sia accertato se ci siano state delle ragioni che hanno generato la necessità della carica degli agenti. La favoletta che i ragazzini che urlano agli agenti “sbirro fascista sei il primo della lista”, non abbiano fatto nulla, non è creduta da molti. Semplicemente io penso che se un ragazzo urla a un poliziotto che è nella lista di chi deve essere assassinato, ci sia qualcosa su cui riflettere. Certo, alla mia età so benissimo che un ragazzo che urla queste cose non lo fa con consapevolezza. Sono modi giovanili di “appartenere a un gruppo” per avere una personalità riconosciuta. Un po’ come quando invece di farsi le canne a casa da soli, se la fanno in cerchio passandosela. Ovvio che lo scopo non è la canna ma la dinamica di “appartenenza” a un qualcosa per sentirsi riconosciuti. E quindi è moda dover insultare la polizia, i carabinieri. Per poi chiamarli se hai un problema però. E però sarebbe il caso di riflettere sul fatto che questi ragazzi, spugne, da qualcuno hanno assorbito tutto questo. O no?
L’esempio della docente della Sapienza che commossa rimembra la lotta delle Br, la dice lunga su che razza di persone siano piene le scuole e le università italiane. La presenza di estremisti di ieri e di oggi, e che usano i loro ruoli pedagogici per istruire i ragazzi all’antifascismo permanente, è un problema di vecchia data. In questo Paese, dove fascisti non se ne vedono più, le cronache continuano solo a essere piene di notizie su banchetti della Lega assaltati e distrutti; in un Paese dove si è arrivati al punto che se un cittadino viene arrestato in un Paese straniero per reati gravissimi, parte un circo giustificazionista legato alla sempre verde cultura del “ammazzare un fascista non è reato”.
Si, questo è e questo c’è. Un Paese dove i veri violenti che negli anni 70 avevano proposto una giurisprudenza alternativa per i compagni, continuano a credere che se commetti un omicidio a te ci deve pensare il codice penale, ma se commetti un omicidio cantando Bella Ciao allora devi essere assolto. Con il benestare di politici e massime Istituzioni che a questa cultura dell’odio portano acqua, per innaffiarla, e utilizzarla facendo la recita di voler tutelare la democrazia. Che andrebbe tutelata, oggi come ieri, solo e soltanto da chi urla al fascismo. Loro che sono l’unica forma di fascismo rimasta. Con tante scuse a Giovanni Gentile per l’accostamento inopportuno.