Le televendite, si sa, hanno sempre attirato l’attenzione di molte casalinghe e non solo. Le incredibili offerte che possono cambiare la tua vita in meglio dandoti la felicità, però, hanno un effetto momentaneo di rincretinimento del consumatore di turno che, questione di tempo, si sveglia e capisce l’antifona. Come altro poter descrivere i due milioni di voti persi dalla premiata ditta fiorentina?
L’analisi di molti, come spesso accade, non avviene in termini numerici ma percentuali e di presa di poltrone; e si assiste quindi alla fiera dei giulivi che cantan vittoria nonostante si registri una reale sconfitta; almeno analizzando i dati in una ottica di possibili elezioni politiche nazionali. Mentre Renzi gioca alla playstation, infatti, gli italiani al voto dicevano che, in buona parte, cominciavano ad esser stanchi delle televendite e di aver capito la fregatura. Tanti, troppi i voti persi dal PD per poter dire che va tutto a gonfie vele per il fatto che si governa in molte regioni. La verità è che l’effetto mediatico di quello che la Meloni ha definito venditore di pentole, diventato Presidente del Consiglio senza aver mai partecipato a delle elezioni, ha preso inevitabilmente la via del tramonto. Un percorso inarrestabile dato da molti fattori: è certamente influente la politica del lavoro, che vede una sinistra portare avanti programmi liberisti; è certamente influente la guerra interna al partito, dove sperano di liberarsi di Renzi al più presto; poi la frattura col mondo della scuola, bacino infinito di voti di sinistra. Tanti sono i motivi che hanno influito nella perdita di tanti voti e certamente l’attuale capo di governo resterà in sella solo per gli stessi motivi per i quali in sella ci è andato: garantire passivamente e senza fiatare tutti i poteri internazionali che danno ordini all’Italietta. E’ presto per dire cosa accadrà; se il PD si scinderà o se Renzi verrà fatto fuori quando i tempi saranno maturi. Certo è, però, che è probabile che il giovanotto fiorentino possa fare un capitombolo da un momento all’altro su qualche importante votazione in Senato.
Non voglio fare una analisi dei dati regione per regione. Ciò che conta, infatti, è osservare unicamente il risultato della Liguria. Perché? E’ presto detto: la Liguria è l’unica regione dove il centrodestra è andato unito e i risultati si sono visti. Come la storia insegna e come Berlusconi ripete da sempre, se la destra è unita non è battibile. E’ vero; Gramsci, nei quaderni del carcere, teorizzava le presa del potere non per via democratica ma attraverso la conquista delle “casematte del potere” proprio perché gli italiani, diceva, in maggioranza non erano di sinistra. Lo abbiamo potuto vedere in questi venti anni di bipolarismo dove, ad esempio, la sinistra ha vinto una sola volta, nel 1996, soltanto perché Berlusconi venne impallinato con l’avviso di garanzia del processo SME e i compagni si allearono con la Lega Nord che, sotto i consigli di Scalfaro, si candidò fuori coalizione levando alla destra i voti necessari per vincere. E le elezioni successive, quelle del 2006, la sinistra non le vinse ma le pareggiò per il rotto della cuffia (più 25.000 voti al Senato; nulla). E quindi, come ci dice la storia e come ci dice la Liguria, se la destra è unita non può perdere. Perché scrivo questo? Lo faccio perché la valutazioni politiche, fondamentalmente, si devono fare soltanto in base alla legge elettorale con cui si voterà. E se è ormai certo che si utilizzerà l’Italicum è altrettanto certo, a meno di avvenimenti imprevedibili, che la lista dovrà essere unica per poter andare ad un eventuale ballottaggio e non essere superati da un Movimento 5 stelle che, contrariamente alle mie aspettative, non arretra. Ma, detto questo, il “problema” è Salvini.
Mi spiego: lo straordinario risultato del “partito delle ruspe” apre a riflessioni che provengono da una consapevolezza. Chi conosce il lavoro svolto da Salvini, da nord a sud, sa che il movimento si è caratterizzato per un distaccarsi dalle posizioni dei famosi “moderati” per andare verso la direzione rivoluzionaria del porsi fuori dalla dittatura del politicamente corretto. Gli Italiani, di esser moderati, si stanno iniziando a rompere le scatole. Perché Salvini macina consensi? Perché nella regione Toscana, rossa fino al midollo, passa da percentuali risibili al 16%, diventando il secondo partito? Perché in Puglia prende un incredibile 7%? E’ presto detto: Salvini dice la verità. La verità sugli immigrati, sull’Europa, sulle piccole imprese e sugli Italiani allo stremo. C’è quel vuoto, a destra, da colmare. E il capitano leghista sta davvero ponendo le basi, lo vedremo nei prossimi mesi, per lanciare un contenitore nazionale. Ma qui nasce un problema. La maggior parte dei voti a Salvini sono voti genuini, di popolo e di pancia, fuori dai percorsi della politica clientelare, come ad esempio al sud. Il processo di coinvolgimento di Casapond, comunque la si pensi, indica un cambio netto rispetto a logiche passate soprattutto sulla formazione delle liste; ma, ancor di più, sui contenuti. Unendo queste riflessioni con la necessità, a causa dell’Italicum, di andare con una lista unica, come poter coniugare le posizioni antieuropee e lepeniste dei salviniani con chi, come Forza Italia, è a tutto titolo nel partito popolare europeo?
Ci sono tre scenari futuri. Molti dicono, pensando a condizioni simili a quelle attuali, che Salvini scenderà a patti in cambio di essere il candidato premier. E scendere a patti significherebbe dare la compilazione delle liste in mano ai vecchi arnesi dalle facce note. In cambio Salvini avrebbe carriera e poltrone assicurate distruggendo il sogno di molti che, proprio per le sue posizioni lontane da Forza Italia, lo votano. La seconda possibilità è che Salvini decida, coraggiosamente e intelligentemente, di andare da solo riuscendo a fare una lista con FDI e lasciando i moderati al loro destino; questo nel caso i risultati e le stime di un eventuale contenitore nazionale lo indicassero oltre il 20%; cosa molto probabile. Sia il primo che il secondo scenario vedrebbero le forze politiche alternative vincere e continuare a distruggere l’Italia, portandola verso il degrado assoluto attraverso l’immigrazione selvaggia e redditizia per molte parrocchie politiche; non vi sarebbe nessuna opposizione agli ordini europei che continuerebbero a rubare nelle nostre tasche rincretinendo i cittadini, mediaticamente, con sciocchezze e bugie legate al fatto che la colpa è nostra per aver fatto tanto debito pubblico quando in realtà i soldi che ci sequestrano servono per pagare i debiti delle banche e rispettare i trattati europei che ci stanno volontariamente strangolando, in un disegno di impoverimento atto a crear le condizioni per la nascita di produzioni a basso costo (dicesi schiavismo) competitive all’interno del mercato atlantico, al fine competere a livello globale. La foglia, in molti, l’hanno mangiata. Non siamo tutti scemi.
Ma vi è una possibilità, invece, data da scenari futuri non così folli da immaginare. E’ una possibilità che, se tutto si incastrasse, potrebbe essere salvifica per le nostre vite facendo nascere quello che Diego Fusaro ha definito un “Comitato di librazione nazionale dell’Europa”. E’ infatti molto probabile che, in un anno, la situazione greca precipiti aprendo le porte di Troia. C’è, di pari passo, l’evoluzione della situazione politica francese e, principalmente, il possibile referendum britannico per uscire dall’Unione Europea. Molti lo considerano follia ma la Gran Bretagna, che non ha aderito al fiscal compact, non ha versato le quote del MES e ha iniziato a porsi fuori dagli obblighi sugli scambi commerciali, è in realtà già fuori. L’uscita definitiva provocherebbe un cataclisma. Migliaia di giovani europei, oggi liberi di circolare e lavorare oltremanica, verrebbero rispediti a casa. Nei Paesi come l’Italia verrebbe abbattuta la dittatura del politicamente corretto che vieta qualsiasi argomentazione sulla difesa della patria, dei confini, della nazione. Se lo fanno gli Inglesi, perché non noi?
E allora si aprirebbe la possibilità, da parte di Berlusconi, di scatenare una campagna mediatica euro critica, cambiando rotta, che andrebbe in direzione del nuovo contenitore nazionale post-leghista e che non contraddirebbe le posizioni di Salvini. Questo aprirebbe alla possibilità di un partito unico vincente e nazionalista che porrebbe le basi per andare alla guerra in Europa e riprenderci le nostre vite e la nostra democrazia. Uno scenario fantapolitico? Difficilmente realizzabile? Certo; ma come ha ribadito proprio Diego Fusaro soltanto chi non ha capito nulla di quello che ci stanno facendo non è in favore di una uscita dall’euro. E allora, seppur con difficoltà, questo scenario è un dovere sognarlo, carezzarlo. Che altro possiamo sperare per salvarci?