Nessuno, infondo, si è stupito; dico, insomma, alla notizia che il protagonista dell’omicidio di Firenze fosse un immigrato clandestino nessuno ci ha fatto caso più di tanto: due o tre commenti critici sulla vicenda ma quello che spaventa davvero è che sembra nascere, in questo Paese, un abituarsi alla follia, alla pazzia, a questo caos con cui una nazione sta franando verso l’inferno. Quanti omicidi o reati di altro tipo sono stati commessi da persone che non avrebbero dovuto essere dentro i nostri confini, tra le nostre strade? Tanti; talmente tanti che ormai ci siamo abituati a pensare a questa come a una cosa normale.
E’ certo stato complice della costituzione dell’humus che permettesse questo stato delle cose, quel conformismo di sinistra criminale che ha operato per proscrivere e tappare la bocca a chi portasse avanti tesi di buon senso, tacciando di fascismo e razzismo chiunque dissentisse da questa vergogna, da questo schifo. E’ certo hanno partecipato al rincretinire un po’ tutti le argomentazioni ridicole, ai limiti dell’idiozia, ma promosse in ogni dove nei media e nei giornaloni del progresso, che ad ogni fatto di gravità inaudita e inaccettabile hanno operato a contrastare il buon senso e la normale critica. Un immigrato clandestino ammazza una persona? Ebbene vedi rispondere baggianate senza senso del tipo: “ma che c’entra, anche gli italiani commettono gli omicidi”. E queste bestialità idiote le senti dire dall’uomo del bar come dal finto intellettuale di sinistra di turno. Che, certo, è vero, anche gli italiani commettono omicidi. Frase ineccepibile se valutata in modo a se stante; ma questa verità, di grazia, che ruolo avrebbe nel poter affermare che, dato che anche gli italiani uccidono, allora sia normale far entrare clandestinamente nel Paese delinquenti e assassini da tutto il mondo che nessuno, anche se già arrestati più volte, si premura di buttare fuori? Misteri; misteri dei colti; misteri della parte migliore del Paese e del loro modo di usare la testa. Se qualcuno può aiutarmi a comprendere come questa gente ragioni mi aiuti.
E ragioniamo, quindi, noi, su quanto accaduto a Firenze. Ragioniamo col buon senso dei giusti per poter avere opinione: un immigrato clandestino già noto alle forze dell’ ordine – tradotto significa che si sarebbe potuto prenderlo e sbatterlo fuori dal Paese tempo fa – ha assassinato una ragazza. Egli però era libero di vivere in Italia grazie al fatto che il reato di clandestinità, da anni, non viene volontariamente perseguito. La faccio breve: le Istituzioni sono colpevoli di quell’omicidio e io credo che la famiglia della ragazza abbia anche i margini legali per citare in giudizio lo Stato italiano. Se queste Istituzioni avessero assolto ai loro obblighi, perseguendo l’illegalità e quindi tutelando i cittadini e gli immigrati regolari, questo omicidio non avrebbe mai avuto luogo. E’ lo Stato, quindi, il colpevole. Come lo è per tutti gli altri reati commessi da persone che si sono introdotte illegalmente e che, spesso per delitti efferati, si è poi scoperto fossero state espulse più di una volta. Decreti di espulsione, ovviamente, mai eseguiti; posto che questa dovrebbe avvenire attraverso la consegna al reo di un foglio di carta con la richiesta di lasciare il Paese con le sue gambe. Ovvio che questo si dia alla macchia. Ovvio pensare che tutti, a tutti i livelli, sappiano che con questo trattamento nessuno abbandoni il Paese. Vi è quindi una finta espulsione, e una permanenza nel nostro territorio, di criminali che hanno come complice lo Stato. Ma, come se non bastasse, lo scopo di chi ci governa non è solo quello di chiudere un occhio davanti a chi vive nel nostro Paese clandestinamente ma sanare la sua posizione, renderla legittima, abolendo il reato di clandestinità.
Nei giorni scorsi è stata imbastita una operazione mediatica grottesca per spiegare che il reato di clandestinità, rigidamente perseguito nella totalità degli stati del mondo, va abolito. Questa cosa è stata solo rimandata per aspettare momenti mediatici favorevoli; lo faranno in estate senza neanche farcene accorgere. E’ stato fatto partecipare al coro anche il capo della polizia che per opportunità, ha detto Salvini, avrebbe dovuto evitare. Le persone normali, che ragionano in modo diretto e semplice non capiscono, ovviamente, questa ossessione di abolire un reato presente in tutti gli stati del mondo e che funge da deterrente per gli ingressi fuori controllo. Ti dicono, genericamente, che il reato non funziona. Ma non spiegano. Il motivo, dato che non lo chiariscono, ve lo spiego io: si chiama “obbligatorietà dell’azione penale”.
Il sistema criminale massonico che sta importando schiavi dal sud del mondo da adoperare come manodopera a basso costo nel futuro mercato atlantico è protagonista di questa ondata migratoria che, contrariamente alle scemenze varie, in larga parte non riguarda persone che scappano da paesi in guerra. Questo significa che questi sono immigrati clandestini. Amen. La immensa quantità di persone che sono scomparse nel nulla dopo l’arrivo nel nostro Paese è, fondamentalmente, protagonista delle cronache ormai quotidiane di criminalità spiccia che ha reso le nostre città una giungla; basta fare due passi alla stazione Termini di Roma per capire la situazione.
Ebbene a causa dell’obbligatorietà dell’azione penale e della presenza nell’ordinamento del reato di clandestinità, il fermo di tutta questa massa di gente, spesso fermata e identificata dalla polizia prima di commettere qualche reato grave (era già noto alle forze dell’ordine…), da luogo a istruzioni di pratiche che vanno ad ingolfare in modo spaventoso una macchina della giustizia già allo stremo. Per non raggiungere, tra l’altro, nessun risultato; in quanto a un clandestino, se fermato, al termine della procedura burocratica lunghissima a costosa gli viene dato un foglio di via e, come ho già spiegato, quello invece di lasciare il paese torna a casa, esattamente dove stava il giorno prima. Ecco, quindi, la follia al cui siamo arrivati in Italia: non si proteggono le frontiere per impedire l’ingresso di clandestini; se beccati non si eseguono i decreti di espulsione al termine di lunghe e costose procedure di legge, lasciandoli liberi di tornarsene a zonzo; e, per finire, invece di pensare come operare a contrastare la clandestinità, si opera sanando la posizione di chi è clandestino. Effettivamente ha un senso, da un punto di vista pratico. Starebbero a zonzo comunque? Allora aboliamo il reato e almeno risparmiamo in spese di cancelleria. Per cui quando una pattuglia fermerà per strada degli immigrati senza permesso di soggiorno non avrà nessun diritto di prenderli e portarli in caserma. Questo diritto, di prenderli e portarli via, potrà nascere soltanto al compimento di un reato. Ce li teniamo dentro, senza sapere come mangiano e dove dormono e che attività svolgono, in attesa che commettano qualche reato. In attesa, magari, che ammazzino qualcuno. Prima di allora non c’è problema: via libera! Questo significa, se non sbaglio, non prevenire i reati ma creare le condizioni perché essi vengano commessi. Se io non so come mangi, sei clandestino, ma non ti butto fuori e ti lascio libero è ovvio che, al prossimo giro, ti ritrovo che hai rapinato qualcuno; no? Chissà se Alfano ci ha pensato qualche volta… E, perdonatemi, siccome già mi fischiano le orecchie, preciso: lo so anche io che la maggior parte degli immigrati clandestini sono persone per bene che invece di rubare mangiano nelle chiese o alla Caritas. Semplicemente, questa verità, non è una argomentazione utilizzabile a confutare la tesi per la quale viviamo ormai in un Paese dove la follia è diventata la nostra normalità e dove, stando così le cose, i delinquenti nei fatti vengono tutelati. Le nostre città sono invase di soggetti provenienti da ogni latitudine che spacciano, stuprano, rapinano e uccidono. E, a breve, verranno premiati dicendogli che il loro introdursi illegalmente in Italia non costituisce un reato.
Ma se una cosa non costituisce reato significa, di conseguenza, che è un diritto, che è lecita. Hanno quindi diritto di introdursi senza seguire le regole; di star qui, come me. Come noi, nati e cresciuti in questo Paese folle. Hanno diritto di stare qui come gli immigrati regolari per bene che hanno sudato anni per raggiungere, lavorando, permessi di soggiorno sognati e guadagnati con la dignità del saper vivere civile. Signori, ci rendiamo conto di dove stiamo arrivando?