Le ultime settimane di campagna referendaria avevano visto una inversione di tendenza rispetto alla spocchia e alla arroganza con cui aveva operato il giovane segretario del PD. Il motivo era chiaro: il popolo bue non era poi tanto bue e l’aver personalizzato il referendum per mania di protagonismo e culto della personalità avrebbe potuto rivelarsi un errore fatale. Ciò, infatti, legava il destino del governo all’esito del referendum; cosa che, in realtà, se i toni fossero stati diversi non avrebbe avuto luogo.
Diciamo le cose come stanno senza giri di parole: qualsiasi fosse la riforma e qualsiasi fossero le valutazioni di merito, questo parlamento non aveva e non ha la legittimità morale per riformare la costituzione della repubblica. La corte costituzionale lo ha certificato con una sentenza storica in cui, di fatto, è stata dichiarata l’incostituzionalità della composizione delle camere a causa della legge elettorale da cui è scaturita.
Ma c’è un’altra ragione per la quale questo parlamento non è legittimato moralmente ad operare riforme così importanti. L’eccessivo ricorso ad un diritto costituzionale da parte di molti deputati e senatori, e cioè la possibilità di operare senza vincolo di mandato, che ha creato un parlamento pulcinella dove gli eletti in un determinato partito alle elezioni e che ancora ne fanno parte si stanno riducendo all’osso. Sono circa 200, se non erro, i cambi di casacca o le fughe al gruppo misto (questo, in realtà, luogo dove si trovano coloro i quali hanno davvero avuto ragioni per lasciare il partito e non lo hanno fatto per vendersi). Chi vi scrive ha sempre creduto, e crede ancor oggi, che operare senza vincolo di mandato sia fondamentale per la democrazia e che levare questa tutela ai parlamentari creerebbe le condizioni per avere partiti dittatoriali dove ci si deve attenere agli ordini; cosa già molto in voga da quando non ci sono le preferenze. E’ però vero che a questa pratica bisogna trovare una soluzione. Quale che sia – non è tema di questo articolo – va trovata in fretta perché altrimenti non rimarrà che abolire la norma per evitare che ad ogni elezione i cittadini vedano questo spettacolo indegno. Fatta la legge trovato l’inganno, dice il detto: e per questo devo dire che la soluzione risiede in quella cosa che si chiama educazione civica. Se una persona non ha dignità e si vende fuoriuscendo dal suo partito per convenienza, non ci sarà nessuna norma a fermarlo. Quello che serve è ricominciare dai banchi di scuola. E insegnare ai bambini – alcuni dei quali diverranno parlamentari – il rispetto per i cittadini, le istituzioni, la morale e la propria dignità. Perdonerete il mio volontario uscire leggermente fuori tema.
Tornando all’articolo vi era un’altra ragione per cui questa riforma non era moralmente accettabile. La vergognosa arroganza con cui è stata portata avanti. Intendiamoci, qui non scriverò frasi retoriche e nostalgiche di Calamandrei, sul fatto che in un sistema parlamentare le riforme costituzionali vadano fatte con la totale estromissione del governo e con l’ascolto di tutti nessuno escluso. Non lo farò perché comunque – è la verità – viviamo in una epoca dove a partire dalla seconda repubblica vi è stato un cambio di costume, attraverso la presentazione mediatica dei candidati leader anche se poi non eletti ma nominati dal Presidente della Repubblica. Questa nuova fase ha portato allo sdoganamento di un maggiore autoritarismo nella conduzione delle funzioni del potere esecutivo. Il piccolo dettaglio, però, è che questa riforma non è stata presentata da un Berlusconi o un Prodi, che nonostante per legge non venissero votati ma nominati erano stati popolarmente acclamati come candidati premier. No, questa riforma è stata presentata da un giovanotto spregiudicato che senza avere mai partecipato ad una elezione politica in vita sua, si è fatto appoggiare dai poteri internazionali attraverso Giorgio Napolitano, ha eseguito un omicidio politico facendo cadere il governo di Enrico Letta, e si è fatto nominare Presidente del Consiglio senza neanche essere deputato. La cosa fa una certa differenza e chiude il cerchio con le altre motivazioni, descritte precedentemente, che mi fanno pensare che questa riforma fosse illegittima moralmente.
Lo dico perché lo credo: quello che ha peggiorato notevolmente le cose è l’arroganza con cui Renzi si è comportato. Da tempo questo ragazzotto dimostra di non avere la maturità e lo stile per comprendere che le istituzioni, gli avversari politici e i compagni di partito che la pensano in modo diverso vanno rispettati. Perché il rispetto è alla base delle convergenze che sono, qui è il punto, il sale di una democrazia parlamentare. Tutta questa arroganza torna al mittente con la stessa forza. Oggi è arrivato il momento. E i tanti giullari asserviti al lui, e che a lui si sono venduti, saranno i primi a tradirlo quando per convenienza sarà utile vendersi a qualcun altro. “anche tu, Bruto, figlio mio”? Caro Matteo, Largo di Torre Argentina non è poi distante da Palazzo Chigi. Fai due passi da quelle parti e rifletti. Perché è dalla conoscenza che proviene la consapevolezza e la saggezza che devono essere proprie di un uomo che vuole dirsi statista.
Proprio per tutto questo, archiviata la peggiore pagina della storia della repubblica, non resta che un augurio. Che si proceda alla composizione di una assemblea costituente pacifica, inclusiva e legittima che affronti il duro compito di pensare una nuova riforma costituzionale. Che possibilmente faccia il bene del popolo italiano consegnandogli il diritto di essere realmente protagonista della propria storia invece che doverla subire. E niente giri di parole. Tutto questo ha una sola parola: presidenzialismo!