di Salvo Barone (segretario generale dell’Ugl Terziario di Palermo).
Davvero da fantapolitica quanto avvenuto negli ultimi giorni, in piena campagna elettorale. Assistere a scenari simili è umiliante per chi come noi ha vissuto, vive e continuerà a vivere nella propria terra, piena di storia anche politica.
Quasi settant’anni fa è stato “partorito” lo Statuto Autonomo della Regione Siciliana, nato negli anni difficili della ricostruzione economica del Paese e della riconquista della libertà, frutto di una straordinaria tensione ideale con cui i nostri isolani illustri, seppero conseguire una sintesi equilibrata tra autonomia regionale e unità nazionale. Qualcuno forse non sa che ancor prima della Costituzione Italiana, in Sicilia già si emanava il Decreto luogotenenziale (1946) che ratificò il testo definitivo dello Statuto della Regione Siciliana, che oggi qualcuno vorrebbe far morire.
Le ultimissime vicissitudini, dopo l’ordinanza della Consulta a seguito della quale potrebbe essere confermata l’incostituzionalità del sistema di controllo preventivo delle Leggi della Regione effettuato dal Commissario dello Stato, attraverso il quale diversi “abusi” del passato, anche prossimo, sono stati evitati attraverso le impugnative dello stesso, appaio segnali evidenti che qualcuno non gradisce lo Statuto Autonomo della Regione Siciliana.
La visita del Premier e Segretario del PD in Prefettura e non alla Presidenza della Regione, è l’ennesima palese dimostrazione che, lo stesso qualcuno di prima, sminuisca il ruolo istituzionale che il Presidente della Regione ha in questa splendida Terra Autonoma.
Ci meraviglia, come parte sociale, ma ancor di più da cittadini regionali, come non solo nessuno delle istituzioni presenti commenti quanto avvenuto, ma che addirittura “festeggi” una decimale approvazione dell’Art.37 della Nostra Costituzione Regionale, attraverso la quale la Regione dovrebbe avere introiti per circa 500 milioni e invece ne incassa solo 50ml.
Possiamo immaginare su chi si rivarranno questi meno introiti … sui lavoratori diretti e indiretti, sulle aziende che offrono servizi agli enti, che a seguito della mancata riscossione relative a lavori e servizi svolti e non retribuiti, l’unica alternativa che gli rimane è quella di riversare il momento di difficoltà sui propri dipendenti. Bisogna che il Presidente della Regione, massima carica istituzionale del territorio regionale, faccia valere i propri diritti, quelli della carica che ricopre ma soprattutto quelli di tutti noi siciliani.
Ed è proprio al Presidente Crocetta, che rivolgiamo il nostro appello, rammentandogli che lui è il Presidente dei Siciliani e non del Partito Democratico che, seppur dovendo mantenere equilibri di partito, soprattutto territoriali, non può e non deve fare calpestare la Sua e la Nostra Autonomia.
Infine, come organizzazione sindacale, non permetteremo a nessuna Istituzione di continuare a ripetere che le “imposizioni” romane creano delle minori entrare e che conseguentemente bisogna sacrificare i lavoratori e le loro famiglie, senza che i nostri rappresentanti, Presidente della Regione, Presidente dell’ANCI, Sindaci e via discorrendo, non abbiamo mostrato una seria contrapposizione, che invece ad oggi appare proprio una palese connivenza distruttiva.