Da diversi anni un appiattimento intellettuale ha generato la ridondante e sempre presente frase fatta nelle chiacchiere tra conoscenti e amici. Destra e sinistra non esistono più, non esistono più le ideologie, e via così. Attenzione, qui non si vuole processare un sentimento che, per alcune vedute, può essere protagonista anche in chi scrive. E’ certamente reale, infatti, che alla caduta del muro di Berlino le idee che mossero il mondo vennero sconvolte dall’appiattimento al mercato e dal liberismo economico trasversale che, dalle privatizzazioni alle deindustrializzazioni dei Paesi con grandi tradizioni, sono stati bandiere di ogni compagine di governo con poche differenze.
C’è però un qualcosa di diverso che permane, e immutato resta, tra le visioni del progresso e quella conservatrici. Se, infatti, la leva economica senza regole dei grandi potentati e delle multinazionali, della finanza senza scrupoli, ha travolto ogni cosa e riferimento, questo è stato vero soltanto in seno alle economie, alle condizioni di vita delle persone circa il commercio, il lavoro, il costo della vita. Contemporaneamente a qusta frana che ha travolto tutti, però, è nata all’interno delle opposte vedute una distinzione nettissima in senso antropologico e di vita degli uomini; questa si che, nel secolo precedente, era decisamente trasversale, non mutava al mutare delle idee. Ed è forse questo, una volta arrivati all’appiattimento sul primo fronte, che ha generato una isteria folle della visione di sinistra sui temi etici e riguardanti l’uomo. La necessità, ai fini di propaganda, che la sinistra ha è quella infatti di distinguersi con gli avversari. Se tutto è uguale, se tutto non cambia, perchè la gente dovrebbe identificarsi in un partito, ad esempio il PD, che persegue le stesse politiche di Forza Italia?
Questa crisi di identità, che è andata sviluppandosi negli ultimi tre decenni, ha generato dei mostri. Non è un qualcosa di italiano, ma globale. La sinistra, in genere, ha avuto un comportamento bulimico, di cui oggi vediamo il vomito, al fine di fregiarsi e incensarsi di una nuova identità, che è nata e si è costituita dalla smodata retorica globalista, dalla negazione dei più basilari e trasversali riferimenti umani di ogni cultura, dipingendo per se stessa il ruolo di portatrice di progresso contro ogni forma di passato. Fosse anche un passato che, come detto, accomunava tutti. Vediamo alcuni esempi.
Negli ultimi anni, ad esempio, la sinistra ha innaffiato la pianta della ideologia gender. Al servizio di un relativismo denunciato da Papa Benedetto, questa è stata la più importante evoluzione, se così si può dire, del mondo progressista. Sono un po’ nostalgico. Ricordo ancora come anni fa, chi come me parlava di gender era complottista, e con le solite tecniche di proscrizione, venivano tacciati coloro che avvertivano del piano in corso. Creare sin dalla tenera età, tramite percorsi di istruzione e modelli, una società di nuove generazioni fluide, smarrite, senza riferimenti in senso assoluto. Per molti anni, con la solita ipocrisia, questo veniva ed è stato promosso come esercizio di difesa delle minoranze, quindi con accezione positiva, e nacque la tecnica di proscrizione per definire omofobi tutti coloro i quali avvertivano del piano reale. Che non era affatto, come tutti gradiremmo, quello di tutelare la dignità di un bambino che nel corso della sua crescita ha un disturbo di genere. Affatto; lo scopo era generare questi disturbi, attraverso percorsi pedagogici, in bambini che non ne avrebbero mai sofferto. Instillare sin dalla tenera età il fatto che non nasciamo né maschi né femmine, e che ciò si decide successivamente, ma può anche cambiare giorno per giorno, senza dimenticare l’opzione di essere entrambi contemporaneamente. Generare volutamente destabilizzazione nei cervelli non formati e ancora plasmabili, una nuova condizione, che di massa diventa una nuova visione antropologica, un ordine nuovo, al fine non dichiarato di creare una società debole, controllabile, senza riferimenti.
La follia di questa visione ha portato a storture non da poco. Tanti esempi si potrebbero portare ma mi soffermo solo sul fatto che, come tutti sappiamo, nelle competizioni sportive ormai è una farsa vedere uomini muscolosi che, dichiarando di sentirsi donne, vengono fatti partecipare a gare femminili. Questo per le politiche di inclusività ed altre menate retoriche che servono ad annullare il pensiero critico. Succede quindi che in gare di pugilato, un maschio che si dichiara donna, sfondi il cranio di una avversaria a pugni quasi uccidendola. Che la gara di nuoto veda un omone alto due metri battere senza neanche sforzarsi le colleghe con la vagina tra le gambe. Tanti sono gli esempi che si potrebbero fare, non aumenterebbero di nulla la consapevolezza circa questa messa in scena della sinistra mondialista.
C’è poi la completa desacralizzazione della vita umana. Tutto diventa merce, diceva Marx. E siccome alla sinistra Marx piace molto, mi sa che quando lo hanno letto non lo hanno capito. E non hanno capito che lui denunciava come pericolo questa cosa e non come un augurio. Da anni, quindi, diventa obbligatorio, per non essere definiti retrogradi, approvare il fatto che donne povere possano essere affittate per farle partorire al posto di donne ricche che ordinano un bambino su un catagolo. Recenti inchieste hanno potuto far vedere come ci sono clausole di soddisfatto o rimborsato. I retrogadi avvertivano che questa pratica aveva in se un gran problema. Che nell’orgia retorica del concedere diritti a tutti, non veniva tenuto conto dei diritti dei nascituri. La procreazione non è come acquistare un oggetto su Amazon. Eppure abbiamo casi di bambini con sindrome di down che, una volta nati, sono stati lasciati alle madri surrogate e abbandonati in orfanotrofi di paesi del terzo mondo. Se tu non hai generato ma acquistato un bambino, lo pretendi come vuoi tu, non come viene. Tanti esempi anche qui meriterebbero un articolo a parte, ma non ce ne è bisogno per seguire il filo di questo pezzo. Anche in questo caso, infatti, il tutto è diventato bandiera della sinistra che di queste battaglie ha fatto ormai la propria ragione d’essere.
Non è trascurabile, ovviamente, la tematica riguardante l’immigrazione di massa, le ONG che svolgono un lavoro pianificato, non casuale, finanziato senza limiti, e che solo gli scemi non hanno capito. Anche in questo terzo caso le tecniche della sinistra sono le stesse. Se non accetti la loro visione, se hai qualcosa da dire, allora sei razzista. Succede però, anno dopo anno, che cittadini italiani vengano presi a picconate nel cranio mentre camminano per strada, che ogni giorno alla stazione centrale di Milano o a Termini si richi di essere sgozzati, ammazzati, e mica alle quattro di mattina. E che ciò, ovviamente, sia stato generato da anni e anni di liberi tutti che senza alcuna regola non ha lasciato scampo al trasformare l’Italia in un far west dove, superate le 7 di sera, devi stare attento a prendere un treno. Queste cose che sto scrivendo, ovviamente, non valgono per i politici e i radical chic di sinistra che prendono il taxi e vivono negli attici romani con la servitù. Ma dove sta il problema? Il problema è che siamo razzisti. E siamo anche omofobi, non dimenticatelo.
C’è poi la isterica e patetica ricerca di visibilità dei temi ambientali cavalcando fenomeni da baraccone mediatici come quelli di Greta. Davvero, le ridicolaggini a cui la sinistra mondiale ormai dedica le sue energie, i modi, gli atteggiamenti censori, sono incalcolabili. E la gente è stanca. Ne ha le palle piene.
Insomma cari lettori avete capito il messaggio, che è la analisi delle ultime tornate elettorali. Che sia una regione italiana o la Finlandia, resta il grande tema della gente comune, delle persone vere. Persone che sono maschio e femmina, che fanno i bambini inserendo ancora un pene in una vagina, che se nasce un bambino è maschio e se nasce una bambina è femmina perchè così è, e non è così perchè siamo omofobi. Persone normali, che con un cervello normale capivano che se centinaia di migliaia di immigrati fossero stati lasciati per strada a delinquere bene non sarebbe finita. Persone che capiscono che un bambino non si può comprare.
Con tutto il rispetto non si capisce, davvero, come ancora qualcuno voti per questa sinistra da cui, tutti gli altri, come ho descritto, si differenziano eccome e non è affatto vero che non esistono più le differenze e sono molte di più di quante ne ho descritte. Forse i pochi che continuano a votare a sinistra sono ancora ancorati a una nostalgica idea di cosa fossero i contenitori progressisti decenni fa, e su quel ricordo non hanno coraggio di accettare, di vedere, di ammettare la follia di certe visoni e culture promosse che però riguardano tutti noi indistintamente e le future generazioni. La considero una enorme leggerezza. Una insostenibile leggerezza.