Nelle ultime settimane, in modo martellante, è andata in onda una costante trasmissione a reti unificate. Di questa propaganda permanente era protagonista il partito AFD che in Germania, di fatto, ha stravolto il panorama politico raddoppiando i voti. Neonazisti, scritto così, nero su bianco, ovunque, con una propaganda fatta di totale asservimento agli schemi di proscrizione assoluti, mancanza di analisi e pensiero critico. Neonazisti, quindi da arginare, annullando le elezioni in caso, per scongiurare il pericolo del passato che torna. Pensateci un po’. Il venti per cento dei tedeschi è nazista, oggi, nel 2025. Ma non vi suona come una cretinata?
Chi sta scrivendo, lo scorso anno, ha abitato molte settimane a Colonia. Di quella città mi sono molto innamorato. Molto poco germanica per come noi lo intendiamo, ma calda, divertente, civile, pulita e abitata da tantissimi immigrati di ogni tipo che dagli anni 70 hanno viaggiato per lavorare nelle industrie e miniere. Città dove mi sono dovuto molto ricredere sulla Germania, perché in giro ti sembrava di essere a Napoli, a Trieste, a Palermo, ma senza immondizia, senza comportamenti incivili. Una popolazione in larga parte serena e sorridente, molto mediterranea nei modi, non fredda, non “tedesca”. Un’isola a parte, forse sin dalle sue origini, essendo stata la città più grande a nord di Roma per secoli, che mi ha descritto così un tedesco: a Colonia bevono vino… non è un caso e identifica un diverso modo di essere. Ed effettivamente, al REWE accanto casa mia, c’erano praticamente tutti i vini che trovo a Castellammare del Golfo. Divenuta nel tempo una delle città simbolo mondiale della cultura naturista FKK, del libertinismo in ambito sessuale, e della comunità LGBT, che ha fatto di Colonia il posto dove si tiene gayprade più importante del mondo, e sembra un contrasto ma Colonia c’è una fortissima presenza di immigrazione da Paesi islamici, solitamente Turchia.
Al mio secondo soggiorno, comprai una bicicletta in un mercato di strada, me la vendette un agrigentino emigrato negli anni 80, e con questa passavo le giornate a esplorare la città, prima sul lungofiume, poi sempre più in profondità, ogni giorno una nuova zona, facendo amicizia con tutti. Vicino il posto dove risiedevo, dopo l’Orto botanico e lo Zoo, c’era un grande viale e il sabato mattina per me appuntamento fisso era il mercato di strada. Lo facevano anche il mercoledì ma il sabato era la giornata con tantissimi espositori di ogni cosa. Facevo la spesa e passeggiavo pensando a cosa cucinare quel giorno.
E’ qui che ho conosciuto e fatto amicizia con un napoletano, Mario. Aveva un furgone rosso con annesso banco pieno di prodotti italiani. Ma il suo forte erano le colazioni. Faceva caffè e sfogliatelle napoletane, e ogni volta mi ci fermavo a mangiare fino a quando, la terza volta che ci siamo visti, mi ha offerto un lavoro e mi ha raccontato come era finito a Colonia. Era stato un leader della comunità omosessuale ed era andato a Colonia 25 anni prima. Molto attivo a livello imprenditoriale e grande lavoratore, aveva diverse attività di strada in punti strategici. Era andato con il compagno, a vivere in un posto dove poteva essere tranquillo rispetto al meridione d’Italia. Chiacchieravo con una persona palesemente onesta e intelligente, ma questo mi fu più chiaro quando mi raccontò più cose su tutto il suo percorso di vita. Il compagno lo lasciò e sposò una donna, perché capì di essere eterosessuale. Mi disse che questa cosa lo fece molto riflettere sul fatto che molti approdano a una sessualità per varie ragioni, traumi e percorsi, pressioni sociali, ma pochi sono davvero omosessuali come lui. La battuta fu d’obbligo: “pare la canzone di Povia, Luca era gay”. E lui; ma l’hai ascoltata bene? Hai letto il testo che racconta tante verità? E’ una canzone che racconta tanto della mia vita e di quello che mi è successo. Per me fu un trauma.
Mi raccontò i primi anni, duri perché doveva studiare il tedesco, e per farmi capire la difficoltà mi disse la parola scaldabagno. Non la riuscirei a ripetere. E poi a lavorare nei magazzini. Ma era contento perché li poteva essere se stesso. Mi raccontava che facevano il Carnevale praticamente nudi con un freddo polare.
Ovviamente parlammo di politica, ed è lì che ci rimasi secco. Mario smontò tutte le mia convinzioni italiche. Qui da noi ci sono alcuni fenomeni, come il femminismo, il pacifismo, ma anche le politiche gender, che sono organici al conformismo di sinistra. Cioè incontri uno come Mario in Italia, ovviamente è di sinistra, mica c’è bisogno di chiederlo. A un certo punto mi dice: “ero di sinistra, come molti in Germania, soprattutto immigrati, fino a quando non abbiamo maturato i conti con la verità; aspetta un anno e vedi quelli che succederà, voteremo tutti AFD”. E io: “tutti chi?”. “Tutti gli omosessuali”.
A quel punto mi misi solo in ascolto. Da tempo seguivo i movimenti come il FN francese, che potevano riportare a una reazione di sistema, ma quello che mi stava dicendo non mi tornava. E gli chiesi di spiegarmi tutto.
“Ascolta, io sono venuto qui da ragazzo per fare quello che volevo, il carnevale, le saune e i locali per omosessuali, comunità di azioni e discussioni tra noi in un posto dove nessuno si poneva il problema, essendo per sua origine non cattolico e patria della nascita della cultura nudista. Qui pure gli eterosessuali, in campeggio o sulle spiagge sul fiume, stanno nudi. Intendo famiglie con bambini. E’ molto diverso da tutto quello in cui siamo cresciuti noi, dove gli affreschi della Cappella Sistina vennero ricoperti a pennello per non fare vedere i genitali. Non è nulla di sessuale, è culturale. Senza giudizi. Qui hai tutto quello che vuoi, qualsiasi tipo di club e di locali, quindi non c’è la cultura del proibito, e se vai in una sauna è perché ti vuoi rilassare e nessuno ci prova con te o la tua ragazza. Perché, se le tue intenzioni sono quelle, ci sono i locali appositi”.
Gli dissi che mi era stato spiegato prima di andarci, e non ci credevo, e poi ne ebbi prova andando una intera giornata in una sauna bellissima con anche le piscine. E gli dissi di continuare.
“Ecco è successo che noi da non pochi anni siamo tutti sotto attacco, ci sono azioni non da poco da parte degli islamici, ormai tantissimi, per limitare tutto”.
Confermai che in ampie zone, non quella mia che era molto borghese conservatrice, ne ero circondato e non si vedeva un tedesco neanche a cercarlo. Mi fu più chiaro a Natale, a Francoforte, dove durante una passeggiata in centro ho creduto di non essere in Europa.
“Luigi, AFD è guidata da una lesbica con una compagna immigrata. Pensi veramente che questo sia definibile neonazista? E’ tutta propaganda, e con cui voi dall’estero non capite la verità, per tentare di arginare il fiume di voti che prenderanno, limitarli mettendo paura ai tedeschi. AFD non è contro gli immigrati, è contro il caos della immigrazione senza limiti e regole. Questi vengono qui, pretendono di sovvertire le nostre abitudini per motivi culturali, ma in più la rabbia sta nei sussidi che prendono. Io e tutti quelli come me ci siamo ammazzati per integrarci. Lavoro, studiare a scuola serale, non sbagliare comportamenti. Questi arrivano, comandano, prendono soldi e case, e le tasse per finanziare tutto le paghiamo noi e sono altissime ormai. Non intendono integrarsi, stanno tra loro, non parlano il tedesco, coi ricongiungimenti fanno venire parenti e usano la tecnica del licenziamento voluto. Praticamente se tu rifiuti un lavoro o ti licenzi perdi i sussidi. Allora vengono da te, li assumi e dopo qualche giorno lavorano malissimo. Ti lasciano tutto sporco, fanno le cose male, non servono i clienti, iniziano liti e discussioni fino a quando non sei tu che prendi la decisione di licenziarli per preservare l’attività. E siccome sei tu che li hai licenziati gli spettano casa e reddito minimo, che è altissimo. Siamo stanchi, aspetta un anno e vedrai. Voteremo tutti AFD”.
Questo è quindi non un articolo, ma un racconto di vita, che ci suggerisce come sempre che raramente le cose sono come le leggiamo sui giornali e che per capire bisogna conoscere. A me, per caso, è capitata questa esperienza, altrimenti dall’Italia avrei creduto a un partito con la svastica che vinceva le elezioni in Germania.
L’occasione porta a riflettere sulla cecità con cui la sinistra, invece che agire per risolvere i problemi generati dalle sue politiche, li nega, non ascolta i cittadini, andando dritta senza ritegno. E’ abbastanza chiaro a cosa porta il tutto, e una volta in quella dimensione si dirà “è colpa dell’ignoranza della gente”. Troppo facile. E’ colpa di chi per decenni non ha agito secondo volontà popolare ma seguendo agende sovranazionali che hanno ormai annullato il voto, seppur presente come azione farsa per rinnovare i parlamenti.
I tedeschi, sotto la pressione mediatica, hanno votato cdu a non afd perché era troppo a destra, ma comunque per limitare l’immigrazione. Oggi si sentono dire che gli è stato detto per farsi votare. Una presa in giro, con in più la formazione prossima di un governo con i socialisti che hanno straperso le elezioni, di fatto rimanendo al potere con le loro politiche come se nulla fosse cambiato.
Merz in campagne elettorale: ci sarà un divieto di ingresso in Germania per chi non avrà documenti validi e vale anche per le persone con diritto di protezione internazionale.
Merz a elezioni finite: nessuno di noi parla di chiudere le frontiere. Nessuno. Anche se a volte è stato affermato durante la campagna elettorale. Nessuno di noi vuole chiudere le frontiere.
Ricordatevelo tra pochi anni, quando per reazione AFD avrà la maggioranza assoluta. Ricordatevi che il partito di “neonazisti” che vogliono deportare gli immigrati secondo i giornali, è in realtà votato dagli immigrati omosessuali.