Presidente Musumeci, è ormai passato qualche giorno dall’esito elettorale che le ha consegnato la vittoria.
Le difficoltà circa i candidati cosiddetti “impresentabili” – lo sappiamo tutti – poco avevano a che vedere con i suoi poteri decisionali. Chiunque conosca e ammetta le regole del gioco politico è consapevole del fatto che determinati, anche se spiacevoli, inconvenienti, sono parte del gioco; è inevitabile. Nonostante tutto lei resta quello che è sempre stato: una persona dal riconosciuto valore umano e politico. E per questo, a differenza di come sarebbe stato per altri, questa vicenda non ha avuto gravi ricadute negative sulla sua immagine.
Passato il momento della campagna elettorale, arriva però oggi il momento più difficile, come difficile è la sua missione; forse impossibile, qualcuno direbbe: ridare speranze a questa Sicilia.
Di questa terra amara che divora i suoi figli si è parlato, si parla e si parlerà ancora. Nei secoli. Lo sappiamo tutti, caro Presidente, che tra cinque anni la Sicilia non sarà affatto bellissima. Lo so io, lo sa lei, lo sa la Sicilia intera.
Eccoci allora qui, a dover buttare giù due parole di speranza che difficilmente possono non sconfinare nella retorica, cosa che odio. Arduo compito, questo, cioè quello di non impantanarsi nelle frasi retoriche: unico pane quotidiano di una terra che come companatico ha le recite del politicamente corretto, ad esempio di quell’antimafia che abbiamo tutti conosciuto.
Retorica e politicamente corretto. Frasi fatte e recite: nulla di più nella vita quotidiana dei cittadini di questa terra maledetta.
Per questo ammetto di sentirmi impotente, e sinceramente di non essere in grado di formulare richieste, speranze; elencare fatti, opinioni che portino a spunti di riflessione operativi. Mi rimetto, ci rimettiamo nelle sue mani. Ora è diventato presidente della Regione Sicilia una persona per bene ma, soprattutto, un amministratore di esperienza e capace. Questo è un traguardo non da poco perché dopo Crocetta può solo andare meglio, lo sappiamo tutti.
Oggi quindi, con questa mia lettera, vorrei porle un altro tema che non riguarda la Sicilia bensì la destra italiana, la sua disgregazione e le speranze di una rinascita.
Sono passate poche settimane da quando ad Atreju, manifestazione giovanile della destra, il direttore de Il Tempo Gian Marco Chiocci la chiamò “patriota” Musumeci. La parola “camerata”, oggi nostalgica al pari della parola “compagno”, era definitivamente in soffitta ma non era un dettaglio che, alle mie orecchie, suonava come leggero e banale; vi era, invece, un significato profondissimo.
In luogo di quel gergo tipico del movimento sociale italiano, infatti, subentrava un termine non casuale, cartina al tornasole delle esigenze di lotta, visione intellettuale e politica, attorno al quale riunire una comunità lacerata. I temi attuali sono la difesa dello stato nazionale dal progetto di disgregazione in atto; disgregazione delle nazioni e dei popoli. Patriota, quindi – quella parola utilizzata da Chiocci – era ed è paradigma politico.
Qualcuno potrebbe subito scrollare le spalle e obiettare che siamo alle solite, al solito centro – destra (col trattino), che con la destra non c’entra nulla. Come dargli torto, Presidente? Difficile, lo sappiamo bene. Il tempo sprecato dalla destra al governo è stato tanto. Gli errori di più. E non li ha fatti solo Fini, lo sappiamo tutti. Le vicende dalla destra nazionale, però, oggi prendono una curva inaspettata. E al volante, per uno scherzo del destino, c’è proprio lei! Cosa intendo dire?
Caro Presidente, dal 1994 ad oggi abbiamo sempre visto uno schema: una destra appendice e succube, sempre in subordine circa importanza, dei partiti di centro come fu per Forza Italia e AN. Sia su scala nazionale che regionale abbiamo sempre avuto presidenti di centro per coalizioni di centro – destra. Di conseguenza non abbiamo mai visto politiche di destra concretamente realizzate.
Oggi, invece, anche se solo su scala regionale, per la prima volta abbiamo davanti a noi uno schema opposto. Una coalizione opposta, di destra – centro; perché il Presidente è lei, un erede di Giorgio Almirante e di quella tradizione politica.
E’ successo, non succederà più, quantomeno in una regione importante come la Sicilia. Le chiedo, quindi, di approfittarne, di sfruttare questa svolta del destino. Le chiedo, per la prima volta, di attuare politiche di destra e non di centro; di portare una coalizione di centro – destra verso i temi importantissimi che, anche se da attualizzare, riconducono ai valori della destra italiana. E’ una operazione che è necessaria e collimante con le richieste del nostro tempo.
Ho già accennato, circa la parola patriota, alla necessità della difesa della Patria Italiana. Ma in questo, da presidente della Regione, può far poco. Sono però attuali ed emergenziali i temi dell’aiuto ai più deboli, dello Stato sociale, della necessità immediata che lo Stato torni ad essere garante della dignità dei cittadini, stuprati da un liberismo economico omicida che ha messo il grande capitale al primo posto.
Non sono da meno i temi riguardanti le nostre tradizioni, per combattere l’apostasia del cristianesimo in atto che sta colpendo al cuore la civiltà europea di cui noi siamo figli; al netto delle affascinanti narrazioni di chi vuole sempre dipingere la Sicilia come figlia di Maometto.
L’inclusione, lo sappiamo bene, non ci spaventa. Altro che razzismo. La condivisione della quotidianità con altre culture e religioni è ricchezza e lo pensiamo tutti. Quello che sappiamo, però, è che con la scusa del tutelare le altrui religioni, si sta attuando lo scopo di distruggere la nostra; obiettivo da sempre sognato di chi bruciava i preti nei gulag.
Sia quindi promotore, Presidente Musumeci, di una stagione politica e culturale, di cui si parli su scala internazionale. Sia promotore di iniziative legislative a tappeto, nelle scuole, nel mondo dell’arte e della cultura, riguardanti i temi trattati, cari alla destra italiana. Li attualizzi, trovando la quadra tra la tradizione e la necessità di una apertura intellettuale verso le migrazioni, l’accoglienza di chi ne ha diritto, la tutela delle minoranze etniche ormai presenti sul nostro territorio. Lei ha le qualità intellettuali per dimostrare che la destra i ponti li sa fare, ma con piloni solidi e duraturi; a differenza di una sinistra che costruisce passerelle che portano al caos e quindi, in conseguenza e per reazione, ai muri, alla diffidenza, al razzismo indotto.
Lei potrebbe essere molto di più del Presidente di noi siciliani. Potrebbe passare alla storia come il punto di partenza di un nuovo paradigma politico, un nuovo modello, da ricalcare su scala nazionale. Se le sue iniziative avessero successo, questo lavoro potrebbe essere esempio per una azione legislativa che riguardi l’intera nazione. Passerebbero da qui la rinascita della destra nazionale come comunità politica autorevole come fu An, e la salvaguardia della dignità del popolo, che ha ormai ripiegato sulle ultime posizioni dopo la distruzione delle Patrie e della religione.
Presidente Musumeci, per reagire all’apocalisse che stiamo vivendo non ci sarà un’altra occasione oltre al decennio che abbiamo davanti. Reagire in modo netto e deciso è alla base della nostra salvezza e questa non è retorica.
Hanno distrutto Dio, hanno distrutto le patrie, manca solo la famiglia. Quando anche la famiglia verrà definitivamente distrutta, tornerà protagonista una cosa che ha già iniziato a farsi strada ed insinuarsi nelle nostre vite anche se tutti noi pensiamo appartenga ormai al passato: la schiavitù.