Non sono un veggente, ma conosco i miei polli. E quindi, se dovessi fare un parallelismo tra quello che si scatenerà alle prime letture di questo articolo e la pandemia, come sono stato accusato di essere negazionista del virus – negare l’esistenza – per il solo motivo di denunciare che venivano conteggiati anche i morti annegati o di infarto ma positivi al tampone, così verrò accusato di essere negazionista – negare l’esistenza – del fenomeno della violenza sulle donne. Così è, ma non se vi pare, come diceva Pirandello. Anche se non vi pare: è così è basta. Cioè dovete rassegnarvi che in questa epoca di analfabeti funzionali, argomentare un pensiero critico, un distinguo, una opinione, equivale a negare il fatto; fenomeno tanto più grave quando alcune compagini di potere utilizzano questo per proscrivere l’immagine pubblica di intellettuali e pensatori che dissentono da direttive di quel potere per poterlo coltivare ancor di più.
E quindi, se vi pare, chiamatemi pure negazionista della violenza sulle donne. Ma qui, io, voglio solo confermare due cose. La prima è l’esistenza della violenza sulle donne. La seconda cosa, più importante, è l’esistenza della moda del femminicidio, fenomeno culturale di massa introdotto da campagne isterico-fintofemministe fomentate qualche anno fa dalla Presidentessa della Cameressa (non vorrei essere accusato di maschilismo nel modo di scrivere) Laura Boldrini. Il distinguo, qui è presente, non per voglia di far polemica; e bensì per oggettiva constatazione reale, di dati, che parlano. Infatti non voglio in nessuna maniera dilungarmi sulla mostruosità giuridica del reato di femminicidio, che era già punito nel codice penale con l’omicidio ma non andava più bene perchè dentro il termine c’è il prefisso “omo” (non sia mai); no, affatto. Sono qui per muovere due riflessioni di carattere differente.
La prima: l’Italia è il Paese occidentale con il minor numero di femminicidi e il minor fenomeno di violenza sulle donne. E’ un Paese dove, al netto di un problema esistente e arcaico (e cioè il comportamento indegno di molti compagni), si deve oggettivamente constatare che, questo problema, è di incidenza bassa.
La seconda: sapete perchè l’incidenza della violenza sulle donne, rispetto agli altri paesi, qui da noi è molto più bassa? Perchè l’Italia è in ritardo con i progressi legati all’emancipazione femminile. Si, avete capito bene. Non servono grandi studi per capire il fenomeno. La violenza sulle donne, e il numero dei femminicidi, aumentano tanto più le donne assumono ruoli sociali prima riservati agli uomini. Non è un non senso, per un sociologo; ma neanche per una persona comune che pensa. Se la donna conta meno socialmente, è meno in campo e per strada, minori sono i femminicidi. Tanto più un Paese è evoluto e con parità dei sessi, tanto più i numeri dei femminicidi saliranno avvicinandosi a quelli degli omicidi. Appunto progredendo verso la parità, in tutti i sensi. Dei diritti, della vita reale, e delle conseguenze sociali di questa, nell’osservazione dei grandi numeri statistici e non delle denunce locali della casalinga di Voghera.
L’analfabeta funzionale avrà già detto che in questo articolo viene negato il problema gravissimo della violenza sulle donne. Quando in realtà, in questo articolo, non lo si nega affatto, lo si denuncia, ma si denuncia la mancanza di analisi critica sui fenomeni. Come denuncio che, perdonatemi, questa continua guerra mediatica delle donne contro gli uomini è controproducente, e che la vera parità tra i sessi si raggiungerà quando sarà possibile sensibilizzare le persone non attraverso la “giornata contro la violenza sulle donne”, ma attraverso la “giornata contro la violenza”.