Da diverso tempo, e con esattezza da quando venne assassinato a Londra Aleksandr Litvinenko, ultimo testimone per la Commissione Mitrokhin, scrivo circa le importanti evidenze che da quei lavori sono venute alla luce; evidenze che hanno permesso non solo lo scoperchiamento di vere e proprie trame di depistaggi di Stato, come nel caso della strage di Bologna con certezza, ormai, di matrice palestinese; bensì evidenze, anche, che hanno permesso agli studiosi di comprendere stragi collegate tra loro all’osservazione di una piattaforma storiografica coerente che illumina le idee e le ipotesi investigative di chi ha iniziato un percorso di studi circa il medioriente, la questione palestinese e il cosiddetto Lodo Moro, e cioè l’accordo che parti della DC siglarono con il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, frangia marxista filosovietica dell’OLP di Arafat. Accordo che prevedeva la liberazione dei terroristi palestinesi e concedeva loro di attraversare il territorio italiano con armi, munizioni, bombe. Accordo a contorno del famoso periodo del compromesso storico, che tanto poi venne osteggiato dal successivo atlantismo dell’inizio degli anni ’80, con la definitiva consacrazione dell’Italia come forza della Nato per il posizionamento dei missili nucleari Cruise, a Comiso, in Sicilia.
Ma torniamo quindi un attimo indietro nel tempo. A contorno delle stragi più famose, l’osservatore studioso e attento riconosce altre stragi dimenticate, nascoste da uno strano oblio che ha impedito a voi, comuni lettori e cittadini, di sviluppare consapevolezza su ciò che è stato. E’ facile ricordare la strage all’oleodotto di Trieste del 4 agosto 1972. Ma oggi vorrei raccontarvi, nella data della sua “non commemorazione”, la strage dell’aeroporto di Fiumicino del 17 dicembre 1973. Terroristi palestinesi si fecero largo a colpi d’arma da fuoco, fino a raggiungere la pista dove individuarono un aereo della PanAm. Vi lanciarono dentro bombe al fosforo incendiarie e decine di persone rimasero uccise carbonizzate.
Gli amici e lettori di eleggo, ricorderanno che lo scorso inverno abbiamo ospitato, con l’editore Livio Marrocco, il giornalista che tanti anni fa mi ha guidato verso queste passioni storiche, Gabriele Paradisi. Proprio Paradisi, autore di controinchieste che hanno scardinato i depistaggi a contorno delle commissioni parlamentari, eseguiti dalle più autorevoli testate italiane, con il giudice Rosario Priore è stato uno dei pochi, in Italia, ad avere fatto un lavoro straordinariamente importante sulla strage dimenticata, la strage di Fiumicino. Nel suo testo egli ripercorre non solo le fasi dell’attentato con mappe dell’aeroporto e descrizioni impeccabili delle dinamiche; ma, ancora più importante, egli segue pagina dopo pagina il dirottamento aereo che seguì quell’attentato.
Infatti, dopo la strage sulla pista, i terroristi decollarono con ostaggi a bordo in un altro aereo, che fece scalo ad Atene dove venne ucciso un ostaggio italiano. La rocambolesca fuga, con al seguito le ambasciate di mezzo mondo in costante allerta, proseguì fino a una trattativa di rilascio degli ostaggi a Kuwait City. Stranamente, ovvero possiamo dire, oggi, “ovviamente”, questi terroristi vennero rilasciati affidandoli all’OLP che li face sparire nel nulla, con le autorità italiane molto poco incisive nel chiederne l’estradizione ed il Giudice Rosario Priore che, come riportato nel testo di Paradisi con copia di atti processuali, alzò le mani dovendo rinunciare a poterli identificare e, quindi, perseguire. Perchè? E perchè questo silenzio dietro questa strage?
Pensateci bene. Una delle più importanti stragi di civili della storia d’Italia, consumatasi nella pista del nostro aeroporto più importante, è cancellata dalla memoria di tutti gli italiani. Nessuna giornata del ricordo, nessuna lapide, nessun documentario, solo tardivi libri. I parenti delle vittime sono stati addirittura umiliati quando Giorgio Napolitano, da presidente, fece fare una pubblicazione delle vittime del terrorismo in Italia dove era del tutto assente l’elenco dei morti di questa strage. Possibile che una persona come Napolitano non la conosca? Possibile non la conosca Mattarella? Impossibile, parliamo di gente che, a Roma negli anni ’80, con una persona come Priore si incontrava spesso, gente ai massimi livelli nella politica, che tutto conosce di quegli anni. Gente che infatti, nelle audizioni, è stata spesso ascoltata ed incalzata di domande, come quelle, indimenticate e pungenti del compianto e straordinario Enzo Fragalà a Forlani, Presidente del Consiglio subito dopo le stragi di Ustica, Bologna, e la sparizione dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo a Beirut, nel settembre del 1980.
Perchè questo silenzio? Perchè, per le successive stragi, abbiamo visto i depistaggi di stato, dei servizi segreti, dei governi, della magistratura? Il motivo è lampante, ormai, a chi come vi ho accennato ha intrapreso un percorso di studi e ha un quadro degli eventi dell’epoca. La resistenza palestinese decise di esportare in occidente la propria storia di dolore, per lanciare il messaggio del far provare a noi ciò che subivano i palestinesi, e chiedere così la restituzione delle loro terre. Ricorderete, tra i più famosi, l’attentato alle Olimpiadi di monaco col sequestro degli atleti. All’interno di questo quadro accordi indicibili, gravissimi, sono stati protagonisti di una stagione, in Italia, condotta a Beirut dal maestro Stefano Giovannone, il Capocentro del Sismi. Sono quelle le carte che, ancoro oggi e per un provvedimento dell’attuale governo del M5S, vedono l’apposizione per altri 8 anni di una classificazione di segretezza per renderle non leggibili. Cosa non si deve sapere di quegli anni? Come mai anche il Movimento 5 stelle che doveva aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, ha posto il segreto su documenti che farebbero luce sulle ragioni delle stragi che in Italia sono rimaste impunite? Quali accordi fecero i nostri governi che, ancor oggi, devono restare segreti? Quante fandonie, quanti depistaggi, quanti processi pilotati e libri pieni di bufale vi sono stati gettati negli occhi per farvi credere alle baggianate delle stragi fasciste e della strategia della tensione?
La lunga storia di questo treno che parte da Trieste, passa da Fiumicino, arriva ad Ustica e ferma a Bologna verrà presto raccontata. Ci proveremo noi, nel nostro piccolo, davanti al silenzio dei giganti dell’informazione e, spesso, davanti al loro operato criminoso come nei suoi saggi racconta il Paradisi. Con la collaborazione e amicizia ormai avviata, progrediremo in questo studio e tenteremo con incontri in video e piccole conferenze di raccontarvi le verità che nessuno ha avuto mai la libertà ed il coraggio di raccontare. Lo si deve ai cittadini italiani tutti, ma ancor più ai parenti delle vittime che da più di quarant’anni aspettano questo granello di pace e giustizia, magro ristoro; ma di immenso valore davanti alla vergogna di un oblio di Stato indecente ed inaccettabile. Specie a tanti anni da quei fatti che sconvolsero la vita di tante famiglie e di tutti gli italiani.