Una vita in campo. Una militanza iniziata nel movimento giovanile del MSI che ha tracciato la rotta di una intera esistenza vissuta con la passione di pochi per quella nobile arte che è la politica. Un amore sconfinato verso la sua terra. Una parabola umana che ha visto combattere e vincere battaglie importanti; perderne altrettante, ma sempre con onore. Mentre scrivo la premessa di questa mia intervista a Nello Musumeci mi rendo conto di quanto mi risulti difficile cimentarmi in una descrizione distaccata dell’uomo, magari elencando cariche ricoperte. In questa epoca così difficile per chi svolge il mestiere della politica, tra criminalizzazioni sommarie e maldicenze, è dovere di noi tutti saper distinguere e poter esser fieri di uomini che fanno con immensa onestà il proprio dovere; qualunque sia la loro “casa” politica. Nello Musumeci è uno di questi. La schiena dritta di chi non è mai “caduto in tentazione”e i toni appassionati e caldi dei comizi, sono misti alla la mitezza, l’educazione, la signorilità con cui tratta ogni interlocutore; fosse anche un avversario politico. Ci siamo incontrati in occasione di un convegno sulle infrastrutture. Temi importanti, questi, di cui abbiamo parlato a contorno di analisi politiche di carattere regionale e nazionale.
Onorevole Musumeci, al convegno sugli aeroporti in Sicilia, organizzato presso la Camera di Commercio di Trapani, si è parlato di “infrastrutture” e “turismo”. Le infrastrutture, in un’ epoca moderna e di competizione turistica globale, sono fondamentali. Il ritardo in tal senso è evidente ed una terra tra le più belle al mondo, la Sicilia, vede una fruizione turistica mediocre. Quali sono le priorità operative e le iniziative politiche di cui una classe dirigente competente e responsabile deve farsi carico per rilanciare questa terra?
“Se parliamo di infrastrutture dei trasporti abbiamo il dovere di capire quali obiettivi vogliamo raggiungere e quale ruolo vogliamo giocare nel contesto del mediterraneo, perché è questa l’area nella quale siamo chiamati ad operare. Il sistema aeroportuale sembra essersi consolidato intorno a due aree, quella orientale e quella occidentale. Un problema che prima o poi va affrontato è quello del doverci sottrarre alla subordinazione di Fiumicino e Malpensa per quanto riguarda i voli intercontinentali. Ma non bisogna mettere attenzione soltanto al trasporto aereo. C’è un sistema che in Sicilia, da anni, non funziona ed è quello ferroviario. La regione siciliana ha fortemente penalizzato il trasporto sul ferrato e questo ha determinato da una parte il consolidarsi del trasporto sul gommato, dall’altra la penalizzazione di molte aree interne con un tasso di inquinamento insostenibile. E’ necessario creare un sistema di intermodalità che, nelle aree interne, venga servito innanzi tutto dalle ferrovie e poi dal gommato e, per i medi e lunghi trasposti, possa puntare su un sistema aeroportuale che sia anche dotato di servizi per l’assistenza agli aeromobili; penso, per esempio, a un aumento del movimento merci. Io credo che ci sia tanto da fare. Se il piano dei trasporti della regione è fermo al 2002 vuol dire che tutti i governi che da allora si sono alternati alla guida della Sicilia non hanno ritenuto prioritario una dotazione organica e vigorosa delle infrastrutture e dei trasporti.”
Il sistema aeroportuale è importantissimo per migliorare l’economica dei territori come avvenuto, ad esempio, sviluppando l’aeroporto di Birgi nella provincia di Trapani. Nonostante ciò, inadempienze burocratiche hanno messo a repentaglio il lavoro svolto per stipulare i contratti con alcune compagnie aeree che assicurano diverse “tratte” da tutta Europa. A questo caos ha contribuito il pastrocchio della riforma delle province, per i cui effetti la figura giuridica che interloquiva e operava ha cessato di esistere. Ma, alla luce di questo, mi chiedo e le chiedo: in tema di importanti infrastrutture, opere civili e importanti contratti nel settore del turismo, non sarebbe saggio che di ciò si occupassero i vertici delle istituzioni regionali, invece che gli enti locali, spesso in competizione tra loro e protagonisti di gravi inefficienze?
“L’abolizione delle province, anche se non sappiamo ancora che fine faranno, è stato davvero un genocidio di carattere amministrativo e istituzionale; se c’era una priorità in Sicilia non era certamente l’abolizione delle province. Come ha detto lei, la provincia era l’ente intermedio capace di assicurare lo sviluppo e la promozione turistica in un’area abbastanza ampia quale è quella della dimensione provinciale. Io credo che il compito principale della Regione sia quello di programmare, legiferare e controllare. Il turismo è essenzialmente programmazione e capacità di vigilare sulla qualità dei servizi che si offrono. Oggi in tema di turismo siamo diventati fortemente competitivi ma non siamo adeguatamente attrezzati. E allora io credo che sia assolutamente necessario aprire un ragionamento con le compagnie per evitare che lo sviluppo degli aeroporti sia soltanto uno sviluppo effimero, temporaneo, contingente. La presenza del trasporto aereo dell’aeroporto di Birgi, naturalmente in un contesto di sistema, credo che vada tutelata e consolidata giorno dopo giorno. La Regione su questo fronte, fin ora, si è rivelata assolutamente assente.”
Crocetta e delizia… “La rivoluzione” del sindaco antimafia per molti si è rivelata un disastro con nessun beneficio per la Sicilia. Un uomo dal grande effetto mediatico, Crocetta, certamente. Ma, forse, la Sicilia avrebbe bisogno di sobrietà e laboriosità. Cosa pensa dell’uomo politico Crocetta e di questa rivoluzione?
“Di crocetta politico penso tutto il male possibile perché è una persona assolutamente inadeguata al ruolo. A uno che soffre di vertigini lei può chiedere di fare il paracadutista? Ecco, io credo che Crocetta sia una persona inadeguata a fare il presidente di una regione così complessa e difficile come la Sicilia. Lo dimostra il fatto che in due anni e mezzo non sia stato assolutamente capace di promuovere una sola iniziativa politica concreta. Si regge sulla scorta di una capacità mediatica che è più elaborata che spontanea. Se non avesse i compari nei posti giusti Crocetta non starebbe in televisione. Ma se va in televisione per farsi dire che in Sicilia la sanità non funziona e che si può morire anche all’interno di una ambulanza perché non si trova un posto letto, che la regione non si costituisce parte civile nei processi per corruzione della pubblica amministrazione, che un solo cantiere non è partito, che tutte le riforme tentate sono naufragate miseramente, che l’associazione costruttori lancia ogni giorno l’allarme perché non si riesce più a fare una gara d’appalto, che gli agricoltori non vanno più nelle campagne e i sindaci stanno chiudendo i comuni perché non si riesce più ad andare avanti; beh, di fronte a questa realtà io credo che Crocetta farebbe bene a non andare in televisione. Ne perde la Sicilia, complessivamente, nella sua immagine.”
Parlando di politica e morale osserviamo che il trasformismo ha contagiato tanti e certo il parlamento siciliano, in questo, è stato un cattivo esempio. Questo modo di fare sta allontanando sempre più i cittadini dai propri rappresentanti e provoca la deriva verso l’antipolitica. Lei come valuta l’imbarcata nel PD di tanti esponenti provenienti dal centrodestra? Quanto la politica tutta ha bisogno di un ritorno alla serietà?
“I voltagabbana ci sono sempre stati, hanno un cartello segnaprezzo e ognuno risponde, se ne ha, della propria dignità. Io credo che le crisi di coscienza meritino rispetto ma lei converrà con me sul considerare grave il fatto che, all’assemblea regionale, su novanta deputati già quarantacinque hanno cambiato gruppo e quindici schieramento: il carro del vincitore è sempre il più comodo.”
Il disastro Crocetta impone al centrodestra di risolvere i suoi problemi e ricostruire una coalizione alternativa per le prossime elezioni regionali. Come pensa che ciò possa avvenire? E’ in cantiere un progetto politico?
“Intanto noi inseguiamo l’idea di ricostruire il centrodestra che appare molto sfilacciato in una regione che certamente di sinistra non è. Bisogna mettere da parte gli egoismi. Noi abbiamo perso la campagna elettorale delle ultime regionali soltanto per l’egoismo e il risentimento personale di alcuni. Il nostro progetto è quello di creare un movimento di opinione per non disperdere e per non far rassegnare la tanta gente che non sta con Crocetta. Un grande progetto alternativo che raccolga non soltanto tutte le sensibilità del centrodestra ma anche chi, dagli altri schieramenti, è stufo e stanco di questo “crocettismo” che ha provocato solo danni e disastri.”
L’Italia sta cambiando. Berlusconi, trovando la quadra, aveva fatto vivere un centrodestra di governo e unito che si è dissolto nel nulla. Conosciamo bene le vicende degli ex AN e i tentativi di ricostruzione ma non possiamo non palare dell’unico vero leader che, oggi, prende tutta la scena: Matteo Salvini; appoggiato da personalità influenti, a destra, come Pietrangelo Buttafuoco. Cosa pensa di questa iniziativa politica? Può essere davvero lui il candidato del centrodestra alla presidenza del consiglio?
“E’ ancora presto per dirlo. Salvini è uno degli alleati del centrodestra come lo era Bossi, ma il centrodestra deve chiarire la propria posizione politica assumendo una identità che non sia né estremista né eccessivamente dorotea. Io credo che serva una coalizione che metta insieme le forze sociali, nazionali, liberal-riformiste della tradizione politica italiana e anche quelle dei localismi identitari come quello della Lega; ma su una posizione assolutamente autonoma rispetto ad esperienze straniere che non abbiamo nessun interesse ad imitare.”
La sua passione politica è apprezzata e riconosciuta da tutti trasversalmente. La nostra Sicilia è segnata da una storia di sangue e di dolore; ma un giorno, disse Paolo Borsellino, questa terra diventerà bellissima. Succederà davvero? Quali sono i suoi sogni per questa terra?
“Io vivo di sogni ma vivo anche di realtà e di concretezza. Ho fatto l’uomo di governo, sono stato amministratore della mia provincia per dieci anni; non mi posso permettere il lusso di stare sulle nuvole. Certo che questa terra diventerà bellissima. Se la politica tornerà all’etica e alla responsabilità; se la società civile tornerà ad assumersi le proprie colpe e i propri meriti; se le categorie torneranno ad essere centri propulsori di iniziativa e non soltanto di critica; se riusciremo a neutralizzare se non a sconfiggere la mafia; se ognuno sentirà il dovere di fare la propria parte. In questo momento, al di la della ideologia, serve la credibilità delle persone. Le persone credibili sono presenti in tutti gli schieramenti. Si facciano avanti e mettano ognuno il proprio fosforo e le proprie braccia per tirare fuori la Sicilia da una condizione di obiettiva e gravissima difficoltà.”