L’arresto di Messina Denaro sta assumendo contorni molto diversi da quanto avvenne per altri eccellenti momenti della lotta alla mafia, come l’arresto di Totò Riina. Non vi è dubbio che quanto sia avvenuto abbia una importanza epocale, come non vi è dubbio – o almeno da parte mia – sulla serietà dei Carabinieri che sono l’unico vero baluardo a difesa di quello che resta di una nazione distrutta.
C’è però, purtroppo, una troppo generalizzata sfiducia da parte del popolo che, non sono casi isolati ma è un qualcosa di massiccio e diffuso, non crede alla genuinità della cattura che, invece, sarebbe avvenuta o per accordi o per il fatto che lo stesso abbia deciso di farsi catturare. Questi dubbi sono protagonisti anche in me.
La scintilla che ha dato inizio a questo fuoco è l’intervista di Giletti ad un pentito che, poco tempo fa, ha dichiarato che Messina Denaro era molto malato e che quindi avrebbe pattuito una sua cattura. In cambio di qualcosa, un regalo al governo, come il fatto che altri sarebbero usciti dall’ergastolo ostativo; si presume per dare continuità alla guida dell’organizzazione. Non entro nel merito di questo, perché non è l’oggetto delle mie riflessioni. Quanto avvenuto, infatti, è davvero sinistro, impossibile sia una coincidenza. Se da un lato può non evidenziarsi totalmente la realtà prospettata dal pentito, come penso avverrà, dall’altro è assolutamente inaudito, gravissimo, insensato, attaccare i cittadini e definirli complottisti, come certa stampa sta iniziando a fare. E’ una frattura gravissima, che vado a denunciare, e che è un campanello d’allarme definitivo sulla sfiducia che si registra nei confronti delle Istituzioni. E’ obbligo tributarvi sempre onori, o dopo decenni e decenni di stragi di Stato, depistaggi, manomissioni, uccisioni, possiamo leggere come comprensibile la stanchezza di un popolo preso in giro troppe volte?
Le mie riflessioni sono state dettate dal confronto tra quanto avvenuto per gli altri arresti dei capi mafia e questo. Negli altri casi mai si era percepito qualcosa che non andasse. Qui, invece, oltre alle dichiarazioni del pentito sul fatto che il boss volesse consegnarsi, i cittadini, io in testa, si sono ritrovati davanti una situazione assolutamente opposta a quanto leggendariamente narrato per anni e anni.
Se fino a un minuto prima Denaro era introvabile, come sono possibili, dopo poche ore, dichiarazioni ufficiali sul suo stile di vita come fosse perfettamente già noto? Sul fatto che usciva per bar e ristoranti, che guidava la sua alfa 164, che andava al supermercato? Se una persona è sempre stata introvabile, invece che costantemente osservata per molto tempo prima della decisione di arrestarlo, queste sono notizie che dovrebbero essere scoperte dopo diverso tempo attraverso testimonianze a posteriori e ricostruzioni. Ma soprattutto, come mai viene mandata in mondovisione la notizia del suo arresto, ma il covo viene “scoperto” 16 ore dopo? In quelle sedici ore nessuno è andato a fare sparire ciò che non doveva essere a disposizione?
Sembra la storia di Romano Prodi e della seduta spiritica, con l’operazione di polizia a Gradoli mandata in TV, e i carcerieri di Moro che bruciano il covo poco prima che arrivasse la polizia. Questa però, è davvero tutta un’altra storia.
Mi spiace, ma qui non c’è nessuna vittoria dello Stato, anche se si escludesse qualsiasi tesi definibile complotto. E se ci fate caso sta iniziando la campagna mediatica della sempre libera e indipendente stampa, per definire complottisti coloro i quali non si accodano ad applaudire senza farsi domande. Siccome veniamo da una campagna mediatica simile, dove i complottisti novax poi avevano ragione su tutto, vi chiedo, prima di cascarci ancora, di guardare bene la faccia di Claudio Martelli e le sue risposte, seppur trattenendosi, quando gli si chiede se questa sia una grande vittoria dello Stato. “Se dobbiamo chiamarla vittoria, al massimo è una vittoria postuma” . E’ una frase che dice tutto. Non lo fa palesemente, ma non fa altro che denunciare come un fallimento assoluto, sottolineandolo, il fatto che per ogni capomafia è stata necessaria la sua intera vita al comando per arrestarlo. Mai prima, nel fiore della sua attività. Decenni per Riina. Decenni per Provenzano, decenni per Denaro. Vittoria postume, avvenute quando ormai il boss “era morto”, non più alla guida; questo intende la frase. E’ mai possibile, dice Martelli, che uno non si muove dai dintorni di casa per 30 anni e non si riesce a trovarlo?
Ma perché i cittadini non credono più a nulla? In questi due anni, questo va detto, ho anticipato spesso una gravissima frattura definitiva che le Istituzioni stavano creando con i cittadini. La totale monopolizzazione dei mezzi di informazione che – tutti se ne sono accorti prima che avessimo le prove odierne e tanti malati di cuore in famiglia – pubblicavano menzogne di Stato, stavano creando un disastro. Con anche finanziamenti a disposizione di chi sposava una certa linea editoriale governativa; il tutto con la contemporanea e opposta, palese davanti al popolo, campagna mediatica di violenta proscrizione e character assassination, subita da autorevolissimi medici, da premi nobel in giù, a cui con violenza inaudita era impedito di parlare e dire verità provate.
Quanto avvenuto non ha creato soltanto un danno relativamente a quel tipo di narrazione riguardante le tematiche sanitarie. Se ci fate caso, infatti, la stessa dinamica è avvenuta poi con la campagna mediatica antirussa. La gente, in massa, ride ormai alle ricostruzioni di tutti i media ufficiali e cerca di capire la verità seguendo oggi la pagina del giornalista Giorgio Bianchi, domani quella di qualcun altro. Certo non la pagina di chiunque dei professionisti dell’informazione.
La sfiducia, a tutto tondo, a ragione, verso le Istituzioni e verso la credibilità di chi le racconta ma per deontologia avrebbe il dovere di raccontare la verità sostanziale dei fatti e non quello che gli comunica palazzo Chigi, si è infine abbattuta anche sull’arresto del super latitante. Cambia l’oggetto delle analisi ma non il fatto che il popolo, ormai, non crede più a nulla. E di questo non si può fare un rimprovero definendolo stupido e fatto di complottisti; mi spiace. Questo è un fenomeno pericoloso e che va compreso nel profondo. Quali le sue ragioni, da dove proviene, come lentamente si è costituito nel tempo. Perché non ci può essere una democrazia in salute se tanta e tale sfiducia regna, e non ci si può limitare e liquidarla in questo modo.
Quando feci i corsi di formazione per diventare pubblicista, ricordo le tante dispense sull’indipendenza del giornalismo che non è un valore di poco conto, ma è una importantissima e fondamentale condizione per avere una democrazia piena e in salute essendo il giornalismo contrappeso e controllore del potere a cui deve fare le pulci, e se le fa dunque diviene produttore conseguenziale di comportamenti virtuosi; opposti se invece nessuno ti controlla e ti denuncia, come avvenuto in questi due anni sconvolgenti per il mondo dell’informazione, con i giornalisti che, entrato Draghi in conferenza stampa, prima ancora che dicesse qualcosa intanto si alzavano e applaudivano per accoglierlo. Una cosa mostruosa, una scena da Corea del Nord con Kim il Sung venerato perché sceso dal cielo ed unico essere in terra a nutrirsi ma non defecare, in quanto puro. Secondo me, invece, Draghi defecava eccome mentre distruggeva per sempre ogni credibilità di cui dovrebbero godere le Istituzioni e la fiducia il loro dei cittadini.
Non ho tutte le risposte, su Messina Denaro o altro. Ma una certezza l’ho raggiunta davvero. Guardando allo stato di salute in cui versa la nostra, di democrazia, se è vero quanto studiai nei corsi di formazione dell’Ordine, è possibile identificare chiaramente le cause della sua condizione malata. I suoi principali artefici. Che, con la loro azione di scorretta e palese disinformazione di Stato, hanno su vari temi creato sfiducia nei cittadini che, ed è gravissimo, adesso non credono più a niente.
Con la beffa, magari, che non credono più, quando raramente capitasse, neanche alle notizie vere.
Non è colpa loro; prima di scomparire definitivamente la categoria si faccia un esame di coscienza.