Quello che mi appresto a scrivere non è un articolo ma una denuncia vera e propria, indirizzata al Presidende della Repubblica Sergio Mattarella. Spero che, in Italia, tra gli addetti ai lavori e tra i rappresentanti delle massime istituzioni, si stia formando un ormai emergenziale fronte compatto che chieda la rimozione immediata e a qualsiasi costo dei soggetti inadatti che ci governano senza nessuna esperienza e capacità, senza nessuna comprensione di cosa sia il mondo e la politica e che, se quanto avvenuto per i pescatori sequestrati in Libia si ripetesse a grandi scenari, metterebbero a rischio serissimo la sicurezza nazionale. Questi potrebbero essere definiti incapaci all’arte del comando che pensano di giocare a Monopoli mentre governano la più importante nazione al mondo per ragioni geografiche e geopolitiche. Una gruppo di ragazzini, sembrano, che giocano a un gioco più grande di loro e che ovviamente è finito per travolgerli. Un gioco che, invece, sarebbe adatto a politici esperti, ex generali prestati alla politica, uomini che hanno fatto studi strategici e militari o, perchè no, anche adatto a semplici persone di spessore che diventano ministri ma non commettono certe amenità. Non possiamo più permetterci di affidare la sicurezza nazionale a uno che vendeva coca cola allo stadio con la motivazione che non ruba e si taglia lo stipendio. E se buona parte del popolo italiano va dietro a queste cretinate non importa, vanno messi ai margini e bisogna agire per salvare questo Paese e i suoi cittadini da questa catastrofe.
Di Maio e la missione in Libia di settembre
I pescatori di Mazara liberati in queste ore, hanno dato inizio ovviamente a festeggiamenti e sospiri di sollievo, ma nessuno racconta cosa avvenuto e perchè siano stati rapiti. Vi dicono, da settimane, e lo dicono anche coloro che ci governano e hanno causato il rapimento, che questo è avvenuto per loro colpa. Perchè a loro rischio e pericolo si sono spinti a pescare in acque contese. Davvero? E come mai nessuno ha fatto notare che esattamente mentre i pescatori venivano rapiti, Luigi Di Maio arrivava in Libia per appoggiare l’intesa tra il Presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, e il capo del Governo di accordo nazionale libico, Fayez al-Serraj? Una coincidenza? Un incontro, quello, che aveva come scopo la delegittimazione del generale Haftar che, per ritorsione, ha sequestrato gli italiani che ora sono stati rilasciati, guarda caso, con una sospetta celebrazione pubblica e di risonanza internazionale della sua leadership attraverso la visita con cui Conte e Di Maio sono andati col cappello in mano a Bengasi, facendo da comparse con le braghe calate in una cerimonia che aveva come scopo il rafforzamento dell’immagine pubblica del leader libico; ma, soprautto, una sua consacrazione come protagonista indiscusso della crisi libica e delle trattative per la sua soluzione. Gli è stata data autorevolezza, che è forse, io credo, quello che lui ha trattato per ridarci in cambio i pescatori in ostaggio e che, solo pochi giorni fa, avevano avuto la notizia che sarebbero andati sotto processo invece che essere rilasciati. Una cosa di una gravità inaudita.
L’Italia e la Turchia. E il ricordo di una Italia che non c’è più
Per renderci conto delle differenze tra il nostro governo e un qualsiasi altro governo, possiamo portare l’esempio della nave turca sequestrata e liberata in soli sei gorni. Il problema si è risoloto con qualche dichiarazione di Erdogan che ha minacciato rappresaglie e azioni militari immediate sui territori libici. Che è la stessa cosa che faceva l’Italia quando era un Paese normale governato da gente autorevole. Come non menzionare il Ministro della Difesa del 1980 Lelio Lagorio, che sulla base degli accordi di Malta per proteggere il fronte sud dalla minaccia sovietica dell’accerchiamento, inviò nel mediterraneo le flotte italiane con cannoni e missili spianati contro i libici che, per quegli accordi, dovevano essere mandati via dalle acque maltesi e dai posizionamenti sull’isola. Stiamo parlando di una Italia che è stata, di fatto, non solo la protagonista assoluta ma la ragione del crollo dell’Unione Sovietica, messa all’angolo dopo i tentativi di “finlandizzazione” dei Paesi europei più influenti, grazie al posizionamento a Comiso, in Sicilia, dei missili nucleari Cruise puntati su Mosca. Questo eravamo noi, l’Italia. Ora abbiamo il bibitaro che va a far danni in giro per il mondo ma siamo tutti contenti perchè si taglia lo stipendio. Forse…
Un rapimento politico per sottomettere l’Italia
Ormai, come denunciato da Adolfo Urso, è evidente che quello del peschereccio di Mazzara non è stato affatto un incidente ma un rapimento politico con lo scopo di umiliare l’Italia e sottometterla per punirla delle manifestazioni pubbliche che avevano messo in ombra Haftar. Ma attenzione, vorrei precisare che, ovviamente, qui nè io nè Urso – men che meno chiunque – metta in discussione una linea di politica estera di quel tipo. Qui si mette in discussione il modo di operare imprudente di dilettanti allo sbaraglio che mettono a repentaglio la vita dei cittadini italiani e l’onore della nazione. E se queste persone, con la stessa incapacità, senza neanche accorgersene, facessero sgarbi simili a chi è capace di sganciarci di sopra una bomba nucleare? Ma davvero possiamo accettare ancora tutto questo? Il rapimento che si è concluso con queste celebrazioni in pompa magna e la visita ufficiale addirittura del Presidente del Consiglio italiano, ha infatti avuto come risultato il consacrare Haftar come interlocutore per la Cirenaica in un momento storico dove in Libia gli si voleva sottrarre questo ruolo e questa importanza. Un pastrocchio, una figura barbina dell’Italia, che prima va a fare la riverenza a chi è contro Haftar e poi appena Haftar ci minaccia va a fare la riverenza a quest’ultimo. Ora, domandiamoci, ma quale credibilità pensate possa avere l’Italia nei vertici Nato? Pensate davvero che quando vanno prese alcune decisioni venga consultato Di Maio? Quando finirà questa barzelletta che, in realtà, è ormai un vero e proprio incubo? Ma, sopratutto, capite che questo modo di operare da parte del governo manda un messaggio ai ribelli libici secondo il quale, quando vedono degli italiani, sono bocconi prelibati da rapire per chiedere qualcosa in cambio? Lo capite che questo modo di comportarsi significa mettere a repentaglio la vita di un imprenditore che va in Libia per lavoro?
Il grande fratello e i perfetti sconosciuti che giocano a fare i vip
Ma come accennavo sopra qui non si discute sulla scelta di settembre di isolare Haftar. Qui si discute sui modi. Ed il problema, signori miei, è il narcisismo dei perfetti sconosciuti che dal grande fratello sono diventati ministri o altro, e quindi adesso pensano di giocare al gioco della visibilità, per pavoneggiarsi e fare viaggi e pranzi importanti. Mi spiego: a settembre se il governo italiano aveva deciso quella linea, era proprio opportuno in quel quadro e in piane guerra civile, fare le visite ufficiali con i leader opposti e nemici di Haftar? Durante tutti gli anni 70, gli accordi geopolotici più importanti della nostra storia, sono stati siglati anche a voce dai dirigenti dei servizi segreti, a Beirut, mentre i ministri rimanevano a Roma senza fiatare e senza che, di quegli accordi, qualcosa trapelasse sui giornali. Era necessaria la passerella di Di Maio a settembre per quelle quattro cose che si sono detti? Non era sufficiente mandare un ambasciatore a colloquio, o un incaricato, senza avere le televisioni libiche a riprendere l’incontro?
Non sono in grado di fornire una risposta. Posso però fornirvi un esempio di come deve comportarsi un ministro quando si muove in territori delicatissimi e pieni di conflitti. L’esempio è ancora di Lelio Lagorio, di cui sto studiando le memorie per una inchiesta sulla strage di Ustica, e voglio portarvi testimonianza di ciò che, in certi casi delicati, fu il suo comportamento. Leggiamo: “…ad El Alamein i tre cimiteri di guerra sono uno in vista dell’altro … c’è in realtà un quarto cimitero a fianco del nostro sacrario ed è quello dei soldati libici caduti nei reggimenti italiani … Mi chiesero di visitarlo ma non me la sono sentita. Il contenzioso con la Libia moderna era alto, il suo leader sospettoso … un omaggio ai libici che avevano ubbidito all’Italia temevo potesse essere frainteso … la Libia aveva già espresso malumori per la mia visita in Egitto…”
Vi accorgete di quale cautela? Vi accorgete della competenza, della pacatezza, dell’intelligente azione moderata e ragionata, in cui ogni singolo passo avviene solo con certezza assoluta di non generare gravi conseguenze e incidenti diplomatici? Signori, questo è un vero ministro. E un minstro così dobbiamo pagarlo bene, non tagliargli lo stipendio.
Ma proseguiamo: “Avremmo voluto raggiungere Cheren, in Eritrea, dove riposano i bravi italiani caduti in una delle più famose battaglie dell’ultima guerra … ma venimmo indotti a rinunciare. A Cheren c’è la tomba del generale Orlando Lorenzini che gli Eritrei, contrapposti agli Etiopi per l’indipendenza della loro nazione, hanno ricordato sempre come un liberatore perchè difese l’Eritrea dagli inglesi che avevano deciso di sottometterla all’Etiopia. Un omaggio italiano a Cheren, pendente l’insurrezione contro Addis Abeba, poteva generare un incidente diplomatico. La Farnesina non lo voleva e ci sconsigliò”
Bisogna aggiungere altro? Parliamo della capacità e della preparazione politica di capire il mondo da parte di chi fa il ministro. A tal punto da capire che, anche in un viaggio senza accordi segreti ma solo celebrativo del nostro passato militare per tributare i nostri caduti, era meglio sconsigliare al Ministro della Difesa una banale visita ad una tomba di un generale che aveva operato decenni prima. Capite cosa è, davvero, un Ministro degli Esteri? Quale consapevolezza, quale capacità di operare con attenzione massima? E noi stiamo qui, a farci rapire i padri di famiglia per mare a pesca. Suvvia…
L’ultima gravissima rivelazione da seguire con attenzione massima
Pochi vi diranno che Haftar, per liberare i pescatori, ha chiesto la liberazione dalle carceri italiane di quattro libici accusati di aver gestito il traffico di esseri umani. Ora, appare evidente che il generale è, a differenza dei nostri governati, uno studioso e conosce bene quali furono i comportamenti adottati dai palestinesi finanziati da Gheddafi che negli anni ’70 chiedevano la liberazione dei loro uomini come merci di scambio. D’altronde stiamo parlando di uno, Haftar, che ha fatto la guerra del Kippur. Signori, non so se avete capito. Nelle ultime settimane abbiamo visto confrontarsi uno che ha fatto la guerra del Kippur con uno che vendeva la coca cola allo stadio. Se non capite la gravità della cosa, la cosa grave siete voi.
Tornando all’Italia, sono state fatte delle dichiarazioni generiche e politicamente corrette sul fatto che, in Italia, la magistratura è un potere indipendente e queste cose non possono vedere le interferenze del governo. Liberare i quattro libici non è una azione possibile da parte del governo. Queste sono balle atomiche e ricordo, per chi non avesse nozioni di storia della questione palestinese, che in Italia anche i Presidenti della Repubblica hanno concesso la grazia a terroristi arrestati e condannati per farli liberare ed espatriare con i servizi segreti. Quindi se Conte, con le sue dichiarazioni, pensa di prendere in giro tutti gli italiani si sbaglia. C’è chi ha profonda conoscenza della nostra storia e delle cose e che è pronto a seguire questa questione dei libici arrestati e di cui Haftar ha chiesto il rilascio. Non possiamo permettere che oltre all’umiliazione subita dall’Italia, appena verranno spenti i riflettori, si possa verificare la liberazione di queste persone perchè significherebbe, davvero, un ritorno a tempi bui in cui l’Italia era sotto la minaccia di chi, per ritrosione, eseguì stragi di civili impunite come quella della stazione di Bologna, addebbitata ai fascisti da quarant’anni di depistaggi giudiziari mentre la sera prima della strage, all’Hotel centrale di Bologna, soggironava Thomas Kram, dinamitardo al soldo di Carlos lo Sciacallo e dei palestinesi. Ma questa è un’altra storia.
Un’ultima considerazione, la più grave, mi preme fare su Rocco Casalino. E’ di dominio pubblico che questo signore, con la delegazione italiana atterrata a Bengasi, si sia registrsto su Fb all’aeroporto, come quando io vado a trovare gli amici a Marettimo e per divertirmi scrivo dove sono. Così che gli amici mi scrivano nei commenti “che invidia”, ” che bello”, “beato te”. Cioè, chiariamoci perchè qui forse molti non capiscono la gravità della situazione e allora ve lo spiego. Una delegazione del governo con anche il Ministro degli Esteri e il Presidente del Consiglio, fa un viaggio delicatissimo in zone di pericolose, dove regna il caos, con tribù, fazioni e leader militari e governativi contrapposti. Un luogo dove per motivi che noi non sappiamo, può verificarsi anche un attentato alla nostra delegazione, ad esempio da parte di servizi segreti militari di leader mondiali che non digeriscono Haftar. Ripeto, noi non possiamo saperlo. Possiamo solo sapere che questo qui atterra e si registra come se fosse in vacanza con gli amici, segnalando la posizione della delagazione italiana a chiunque avesse voluto ultilizzare quella informazione.
Dunque, lo dico chiaramente. Chi vota per questa gente non ragiona, non ha cervello; non la pensa in modo diverso dal mio e che comunque io debbo rispettare. Chi vota per questa gente non si rende conto della gravità di quello che fa e chiedo, a nome degli italiani pensanti rimasti; chiedo al Presidente Sergio Mattarella di risolvere il prima possibile questa situazione in cui ci siamo cacciati, non so più neanche come. L’Italia, in mano a questi, può anche cessare di esistere nel giro di qualche anno. Sono capaci di tutto.