Anche l’ennesima sceneggiata mediatica per calmierare la presa di consapevolezza da parte del popolo è caduta. A cosa mi riferisco? Alle scemenze, alle frasi fatte, alle vergognose falsità che accompagnarono l’inizio del semestre europeo “a guida italiana”; già dal modo in cui è definito un falso: la presidenza è sempre la stessa e il ruolo di affiancamento semestrale è simbolico. Una sceneggiata, appunto, che non possiamo dimenticare e che faceva credere ai cittadini, impotenti davanti ai media, che l’Italia avrebbe, per sei mesi, avuto un ruolo decisionista nelle stanze importanti di Bruxelles. “L’Europa cambierà verso”, “l’Italia imporrà all’UE un cambio di passo”, “con il semestre a guida italiana comincerà la crescita”: queste alcune delle scemenze irritanti che, lo ricorderete, qualche mese fa, riempivano i telegiornali e gli articoli prodotti nei santuari progressisti. Oggi, che quel semestre è quasi concluso e tutti possono comprendere il livello di balle con cui viene riempita l’informazione dominante, si ripete per l’ennesima volta quel prender consapevolezza, giorno dopo giorno, anno dopo anno, di come stanno realmente le cose. Facendo un piccolo esercizio di memoria, infatti, non è difficile ricordare che questo “modus operandi”, quel raccontare balle che poi, ripetutamente, crollano sotto i colpi della verità, è ormai una costante. Esempi ce ne sarebbero tanti ma la più grande bufala fu quella del debito pubblico. Quando il professor Monti, descritto come il salvatore dell’Italia sceso dal cielo, iniziò la sua opera, i media ci propinarono in tutte le salse che la tassazione altissima che egli aveva introdotto aveva come scopo la riduzione del debito pubblico. Questo era la causa di tutti i mali, dello spread altissimo e della mancanza di fiducia dei mercati; sempre menzionati in questo modo romanzesco, ridicolo, come se i “mercati” fossero persone fisiche. Tutto venne giustificato, ci mancherebbe, dal fatto che la riduzione del debito pubblico è uno dei paletti presenti all’interno dei trattati europei. Mi levo il cappello; sono, in parte, d’accordo. Però, lo ricorderete, invece che alla riduzione del debito pubblico, molta ricchezza venne dirottata alle banche spagnole, attraverso il MES, per una cifra vicina ai 40 miliardi di euro. E quale Paese europeo ha avuto giovamento da tutto questo, essendo seriamente esposto verso le banche spagnole? Indovinate, dai…
E’ sotto gli occhi di tutti, ormai, la realtà delle cose. Certo, un popolo distratto e spesso ignorante per colpa dell’informazione, con una memoria a 3 mesi, dimentica in fretta. E la bufale, quindi, passano come le stagioni portando con se i nostri risparmi di una vita. Oggi, che il debito pubblico è aumentato come mai nella nostra storia, non possiamo più non ammettere l’ovvio, constatare la realtà. Tutte quelle tasse non dovevano ridurlo? Contemporaneamente, in più, è avvenuta una drastica riduzione del PIL in conseguenza alla distruzione dell’economia reale che una “non moneta” sta provocando. L’euro e la sua forza, senza una banca centrale che possa stamparlo e una regia politica che possa decidere di svalutarlo, è utile solo a importare robaccia a basso costo; le conseguenza sono il fiorire dei grandi centri commerciali e delle grandi catene dove come degli automi andiamo a comprare tutti gli stessi beni a basso costo e a largo consumo. Tutti abbiamo lo stesso giubbotto e tutti il medesimo comodino. E’ una cosa agghiacciante che nasconde una distruzione delle identità e delle culture per avere un popolo unico e uniformato. Pochi impiegati senza sabati e domeniche per un tozzo di pane al mese e fatturati alle stelle in questi santuari del “basso costo” dove la gente di ogni livello sociale compra il comprabile, al netto dell’erosione del potere d’acquisto derivante dalla riduzione dei salari e dall’incidenza delle tasse. Di contro, per una Italia che si fondava sulle e dava lavoro con le piccole e medie imprese gli effetti li conosciamo: falliscono tutti!
Taluni, a loro mi rivolgo, essendo l’Italia il Paese dove la dittatura del politicamente corretto impone di dire ciò che è giusto pena essere proscritto e additato come un ignorante, seguitano a negare l’evidenza. Mi capita spesso di incontrare persone che insistono come muli a non affrontare le verità. Mi accorgo però di due cose. La prima è che sono tutte persone che portano serenamente il piatto a tavola ogni giorno; la seconda è che, a differenza di quanto avveniva prima, queste persone non argomentano più. Non portano opinioni a sostegno della loro tesi, non circostanziano fatti per avvalorare la loro posizione. E’ così e basta. Essendo infatti impossibile argomentare autorevolmente in favore dell’euro e della situazione attuale, questi si rifugiano nei dogmi. “Uscire dall’euro sarebbe una catastrofe”. Punto. Fine del confronto. Potrebbe anche darsi ma sarebbe interessante una argomentazione, una spiegazione; e, se proprio non possibile, quantomeno una alternativa alla condizione attuale. Essere a favore dell’euro ma spiegare come si possa uscire da questa situazione. Niente, il silenzio, il nulla. Chi è contro l’euro è un povero ignorante che va dietro al Salvini di turno e i colti, i benpensanti, quelli che hanno studiato vogliono andare avanti.
Il problema è che, restando così le cose, il futuro è segnato. Cinque anni fa venni deriso perché, fuori dal coro, aveva appoggiato le tesi di chi prevedeva la condizione attuale. Tesi azzeccate che si sono avverate. Non perché fatte da stregoni ma perché in corso non vi è una crisi economica, altra bufala ricorrente, ma una crisi strutturale che nasce ed è imposta da una regia. E i paletti che la generano, se conosciuti, danno un quadro chiaro con una possibilità “aritmetica” di prevedere gli avvenimenti futuri. Poche righe ancora, quindi, per informarvi non su una mia opinione confutabile ma su quanto “matematicamente” avverrà nei prossimi anni se non usciremo da questo inferno.
Iniziamo parlando della moneta. La banca centrale europea non ha funzione pubblica, è privata e, come dichiarato pubblicamente da Draghi, non ha il mandato di aiutare l’economia degli Stati ma quello di mantenere la stabilità dei prezzi e la stabilità del sistema finanziario. Per questo non vi è svalutazione salvifica e nessuna regia politica può muovere i fili di questa macchina; viene da chiedersi, a questo punto, se questo mandato della BCE è da raggiungere a tutti i costi, anche portando alla povertà milioni di persone: pare di si. Come descritto sinteticamente da un ottimo articolo di Magdi Allam, questa banca stampa la banconota da cento euro al costo di 3 centesimi di euro e, invece di girarla ai Paesi UE, la rivende alle banche commerciali al suo valore nominale (100 euro) più un interesse del 1%. Queste banche rivendono l’euro agli Stati Europei che lo comprano, ad un tasso più alto, in cambio di buoni del tesoro, a debito, che vengono coperti con l’aumento delle tasse. Capito l’inganno? In pratica compriamo l’euro e ci indebitiamo verso banche private che ce lo vendono. Non è finita qui. L’Italia ha un debito di 2000 miliardi e, per rispettare i trattati europei, deve ridurlo al 60% del PIL. Avremo l’obbligo di ridurre la spesa pubblica di circa 50 miliardi di euro l’anno per i prossimi 20 anni. E, tenetelo a mente, come spiegato nel periodo precedente, è facendo spesa pubblica che “compriamo l’euro”. Siamo obbligati, quindi, a produrre quel debito che dovremmo ridurre. Anzi, che “dobbiamo” ridurre… Nel mentre, non dimentichiamolo, il PIL non è un valore fisso ma, a causa della distruzione dell’economia reale che sta avvenendo, diminuisce sempre di più. Con esso il valore di debito pubblico da raggiungere e, quindi, della tassazione da aumentare per ridurlo al 60%; come da obbligo. Una spirale di morte verso un buco nero inarrestabile aggravato dalle sanzioni previste, come l’aumento dell’iva al 25%, se non si riuscirà a fare la quadra. Un cane che si morde la coda. Sono fatti, non opinioni. La spesa pubblica, come avviene da anni, continuerà ad essere smantellata in luogo dell’aumento della tassazione sempre più alta e che, presto, per stare nei numeri, vedrà il sequestro di parte della ricchezza dei cittadini attraverso una patrimoniale stimata tra il 5 e l’8%. Ricordiamoci che tutto questo avviene con un obbligo di rapporto tra il debito pubblico e il PIL del 3% e una corda al collo che si chiama “pareggio di bilancio” inserito in Costituzione dal governo Monti, che impone parità tra le entrate e le uscite. Continuiamo. Abbiamo trattati a gogò e, quindi, al quadro sopradescritto, dobbiamo aggiungere la quota da versare al “fondo Salva Stati”, più di 125 miliardi di euro; fondo che, come abbiamo visto, più che gli Stati ha salvato le banche e i Paesi che erano esposti verso esse. Il quadro è completo. Chi è più competente di me saprebbe descriverlo e spiegarlo meglio, ma penso sia abbastanza esaustivo e potenzialmente illuminante per comprendere tutto e fare una previsione per i prossimi anni. Per stare dentro questi paletti che “ci chiede l’Europa”, basta saper far di conto, vi sarà solo un modo: ridurre all’indigenza la popolazione e, siccome non basterà, accettare il prestito del FMI diventando definitivamente schiavi di chi ha inventato questo meccanismo che sta distruggendo le nostre vite.
Dobbiamo scappare da questa follia, riscattare la nostra sovranità monetaria pur in un contesto di unione e cooperazione europea. Se ciò non avverrà tutta questa “dinamite” che si sta accumulando esploderà tra qualche anno in modi non prevedibili. Le pubblicità della Rai su quanto è bella e buona l’Unione Europea serviranno a poco. La fame provoca sentimenti nazionalisti e processi sociologici di chiusura e difesa della propria identità. Continuando così non escludo guerre, entro non tantissimi anni, all’interno dei confini europei. Dico si al confronto tra tutti, si al discuterne, si al proporre soluzioni. Ma usiamo la testa! E’ arrivato il momento di dire la verità. E’ arrivato il momento di urlare che in corso non c’è nessuna crisi economica. E’ arrivato il momento di smetterla di credere alle bufale. E’ arrivato il momento di smetterla con il politicamente corretto e con le frasi fatte, intellettualmente sterili, del “uscire dall’euro sarebbe una catastrofe”. Basta con questi dogmi sacri, queste opinioni superiori e intoccabili. Opinioni supportate sempre meno da tesi valide e che si scontrano e restano schiacciate dalla imponente forza della verità sotto i nostri occhi; ormai innegabile tale è la sua violenza. Una verità diventata protagonista delle nostre vite che si salveranno, restando così le cose, solo uscendo dall’euro!