Le prossime elezioni comunali di Trapani vedranno candidato anche il Senatore Antonio D’Alì, figura politica da sempre importantissima. Il suo sogno e progetto principale è quello di realizzare la “Grande Città”; una fusione dei comuni di Erice e Trapani che porterebbe ad un territorio unico, ricchissimo e amministrabile da un’unica guida. I temi in gioco per la campagna elettorale sono tanti e di lunga analisi; per questo, durante il nostro incontro, ho pensato di dare attenzione a due aspetti a mio avviso principali della sua proposta elettorale. Questi sono l’attenzione verso i temi riguardanti la sanità, con la realizzazione del nuovo ospedale, e le azioni concrete in ambito culturale. Proposte che, se realizzate, darebbero certamente vita a una città al passo con le sfide di oggi.
Lei ha parlato recentemente del nuovo ospedale di trapani, dicendo di avere idee chiare su come realizzarlo in tempi brevi. Può descrivercele?
Questo si può fare in tempi brevi e senza costi, cosa molto importante. Come avviene in molte parti del mondo, si dovrebbe realizzare un progetto in cui mettere una serie di compensi in natura a disposizione di chi realizza l’opera. Nel nostro caso, ad esempio, l’immobile dell’attuale ospedale, che ha un suo valore e sul quale si potrebbe realizzare un cambio di destinazione d’uso. Inoltre il poliambulatorio tra via Mazzini e via Staiti, l’ex maternità sul lungomare e tanti altri beni a disposizione. Si realizzerebbe un pacchetto per valorizzarlo. La restante parte del compenso verrebbe da risorse di bilancio dell’azienda che, in questo momento, sono assorbite dalla manutenzione del vecchio ospedale a causa della condizione di vetustà; si parla di diversi milioni di euro. Bisogna fuoriuscire dallo schema secondo il quale se non vi sono soldi pubblici non si realizzano opere. Si può e si deve trovare soluzioni per fare le cose.
Una idea non nuova che anche l’assessore Gucciardi, a quanto pare, condivide.
E’ da dieci anni che ne parlo e adesso, recentemente, ci siamo incontrati e gli ho descritto la mia idea. Lui ha parlato di 120 milioni di euro, ma non è necessario attendere un finanziamento straordinario in tal senso. In più l’ospedale possiede un terreno, derivante dal fondo Nasi, vicino lo svincolo autostradale. Sono 13 ettari e vi si potrebbe realizzare un polo della sanità trapanese e una città della salute. Un polo che dialogherebbe con tutta la provincia, dando a Trapani il suo autorevole ruolo di guida. Questo progetto si può realizzare nel giro di due o tre anni. Si potrebbe, in più, vendere il terreno in eccesso rendendolo edificabile e valorizzandolo. Questo porterebbe ricchezza nelle casse pubbliche.
“Dopo l’American’s Cup Trapani si è fermata per dieci anni”, queste sono alcune parole da lei pronunciate in una recente intervista. Perché è successo? E cosa rimprovera a chi ha governato la città?
Rimprovero a Damiano le stesse cose che posso rimproverare al Fazio del dopo American’s cup. Immobilismo nella progettualità, della visione della città e rifiuto della collaborazione dei livelli politici. Io ho portato l’American’s Cup a Trapani con un lavoro personale di relazioni internazionali e rapporti col governo. Al termine della manifestazione doveva iniziare il bello, il vero lancio del territorio a livello internazionale. Mi sono, invece, trovato di fronte ad un ente chiuso al dialogo. Questo nonostante nei passati programmi elettorali fossero state recepite alcune idee come quella della “grande città”. Cosa poi non portata avanti. Questo modo di fare ha creato un isolamento istituzionale del comune di Trapani.
“Bisogna pensare in grande. Trapani città di mare, di cultura, di artigianato e musica. La cultura è alla base di tutto”, così lei si è recentemente espresso. Un importantissimo pensiero che, ad ascoltarlo, non può che rendere felici in una terra ricchissima – vale in genere per tutta l’Italia – dove spesso i politici si sono espressi in modo opposto. Ma, in modo concreto, il sindaco D’Alì come porterebbe la cultura ad essere volano economico. Come si può realizzare il “ponte” tra le idee e i fatti?
Il ponte istituzionale è la creazione della “Fondazione Drepanum”. Una fondazione per accogliere le attività culturali del comune; come il “Luglio musicale” la “Biblioteca Fardelliana” o il centro Ettore Maiorana, ad esempio, che sarebbe importante coinvolgere. Questa sarebbe una struttura operativa della cultura del territorio e in questo, la mia idea, prevede l’utilizzo di molti palazzi storici inutilizzati. Con questa fondazione si potrebbero realizzare molti progetti europei come, purtroppo, non è stato fatto in questi anni ad esempio per la biblioteca. Ma lo scopo più importante di questo progetto sarebbe far tornare nelle mani della città il Museo Pepoli. Un museo Trapanese, con collezioni provenienti da donazioni di trapanesi.
E’ una idea che, forse, si scontrerebbe con delle resistenze.
Bisogna aprire un dialogo con la Regione, ma in questo momento vi è una congiuntura favorevole. La direzione infatti è affidata ad un direttore trapanese, persona di cultura e di prospettiva; e in questa fase potrebbe nascere una importante collaborazione. Anche l’associazione amici del Museo Pepoli credo possa essere convinta della bontà di questo progetto.
Cultura ma anche concretezza operativa.
Tutto quanto ho descritto sarebbe un architrave che servirebbe a produrre luoghi per artisti, mostre, stipulare convenzioni, ricevere finanziamenti e tanto altro ancora.
Una idea che trova la sua naturale strada di realizzazione nel suo progetto della “grande città”, per unire i comuni di Trapani ed Erice.
Assolutamente. Ho detto e continuerò a ripetere che Trapani ed Erice non sono e non devono essere, per loro natura, in competizione ma, al contrario, possono e devono crescere insieme, tutelando il paesaggio nel complesso e non solo i due centri. Va portata avanti una visione di sviluppo di tutta la “trapanesità” e, quindi, di tutto il territorio. Questo, infatti, vede tanti luoghi di interesse lontani dai centri urbani come le tonnare, i bagli, le torri di avvistamento o le saline. Un contesto di storicità importante che non è limitato alle mura delle città.
La visione futura di una “grande Trapani”.
Io sono sicuro che con la buona politica e l’appoggio della cittadinanza queste cose possano essere realizzate.