E’ strana questa Italia, davvero. Sembra colpita da un sortilegio, una sorta di maledizione che condiziona il vivere dei suoi cittadini; vivere inteso a tutto tondo, anche per il diritto e la libertà di dire cosa si pensa di questo o quel fatto. Sembra quasi che questo nostro Paese sia affetto da una malattia, oscura, inspiegabile, che si manifesta sempre attraverso due sintomi: la retorica e l’ipocrisia.
C’è che un ragazzo probabilmente poco simpatico, forse un po’ testa calda, certo non un chierichetto, che avrebbe rivolto delle indecenti offese razziste a un richiedente asilo, tale Emmanuel. Per esser precisi alla moglie. Questo, secondo ricostruzione di alcuni testimoni, avrebbe risposto aggredendo in modo violentissimo il giovane di Fermo, colpendolo anche con un palo da segnaletica stradale. La rissa, viene narrato, sarebbe terminata con un pugno che, invece che finire come tutti i pugni di tutte le piccole risse della storia, e cioè con un naso rotto o un occhio gonfio, è talmente ben assestato da provocare la morte del giovane perché questo cade e batte la testa.
La ricostruzione dei fatti non è lo scopo di questo articolo, sarà compito di chi indaga. Vorrei concentrarmi su quanto si è scatenato intorno al morto. Sciacalli, accortisi che il morto non era il bianco ma il nero, sono accorsi immediatamente alla fiera della retorica utilizzando lo schema classico tanto caro di questi tempi. Siamo tutti razzisti! Questo omicidio è colpa delle campagne di odio razziale contro gli immigrati! Immediatamente, insomma, è cicciata la fiera della retorica antirazzista che ha iniziato a distillare verità assolute su una rissa la cui ricostruzione era ancora tutta da verificare. E, più grave, il fatto di cronaca è stato tirato fuori dalla casualità di un balordo che avrebbe ucciso senza volerlo un povero immigrato, ed è stato lanciato nell’olimpo dei fatti da analizzare in senso sociologico, per trovare colpe altrove, oltre che nel ragazzo fermano. E con altrove si intende quel luogo dove vi puoi trovare i tuoi avversari politici; ma anche qualsiasi cittadino che non la pensa come te sull’immigrazione fuori controllo e lo dice, pur non essendo razzista. Insomma è emergenza razzismo: squillano le trombe del politicamente corretto.
E però succede, mi consentirete di farlo notare, un fatto un tantino strano. Che se a morire è il bianco e l’assassino è il migrante le cose non prendono la stessa direzione. Quando a morire, sgozzato da un povero migrante nervoso, è stato il giovane bianco e italiano David Raggi, immediatamente è partita una compagna a minimizzare l’accaduto, a dire che era un caso isolato e che questo non doveva giustificare razzismo o il pensare che tutti i migranti siano degli assassini. E ce lo hanno detto, che non bisogna generalizzare, anche quando Kabobo ha deciso di passeggiare per strada e aprire il cranio di qualche cittadino con un piccone. E ce lo hanno ribadito, che non c’è nessuna emergenza, quando un povero migrante ha fatto carne da macello dei coniugi di Palagonia, in Sicilia. Ce lo hanno talmente voluto ribadire che subito al telegiornale dissero che lui era stato mandato da degli italiani complici: stranamente non se ne è saputo più nulla… Ecco, potrei continuare per diverse pagine, tanti sono i fatti di cronaca nerissima subiti dagli italiani da parte di quella piccola ma numerosissima parte di immigrati clandestini sbandati e criminali di cui sono piene le nostre città.
Potrei continuare ma non lo faccio perché tutte le persone intelligenti sanno benissimo quale è la verità e cioè che la maggior parte degli immigrati clandestini che stanno entrando non sono dei criminali, certamente; ma questo non può giustificare il fatto che si debba stare zitti davanti a un allarme sociale ormai reale dato dall’ingresso di molti sbandati e delinquenti che hanno reso impossibile passeggiare serenamente nelle nostre strade, stazioni, non solo di lontane periferie. L’Italia sta diventando un porcile, passeggiare la sera intorno alla stazione Termini di Roma è un tentativo di suicidio. Abbiamo perduto, poco a poco, la nostra libertà. I cittadini sono abbandonati al caso e al destino. Un destino che, per alcuni, ha visto un piccone nel cranio dopo aver vissuto serenamente per decenni.
Ecco perché quello che è stato fatto intorno al corpo di Emmanuel è vergognoso e gravissimo. Se a subire violenza sono i cittadini italiani si minimizza ed è tutto in ordine. Al contrario viene utilizzata la notizia, non per narrarla e criminalizzare il reo ma per lanciare un finto allarme sociale circa il razzismo e i cattivi maestri, e perseguire scopi subdoli e poco edificanti: proscrivere come razzista chiunque non si pieghi a stare zitto davanti all’unica vera emergenza reale: l’immigrazione clandestina e la delinquenza ad essa connessa.
Si sfrutta il morto negro per attaccare chi denuncia giustamente l’insostenibilità di questo stato di cose. A Palermo, di questi tempi, c’è un po’ troppa meningite. Se lo dico sono razzista? Ci troviamo di fronte a un tribunale senza appello che se non ti pieghi a negare la verità, se non ti pieghi a dire che va tutto bene, se ti permetti di dire che l’immigrazione fuori controllo è una bomba ad orologeria, ti bolla come razzista. Una pratica indecente figlia di una scuola culturale violenta e antidemocratica: questi signori si vergognino. Si vergognino delle loro passerelle, della loro ipocrisia e della loro violenta cultura del falso. E dicano pure che siamo tutti razzisti. Razzisti non lo siamo e continueranno a dire che i Kabobo, in Italia, non li vogliamo.