Quando un aereo francese bombardò la Libia, ricordo nitidamente cosa dissi; io, che certi eventi li inserisco sempre all’interno di un contesto storico e politico e mai in modo a sé stante: “entro poco tempo Berlusconi, se continuerà a fare gli interessi dell’Italia, verrà eliminato”.
Questo dissi, questo avvenne. Chi mi conosce ricorderà le mie parole e il modo in cui venivo deriso dai professorini che si susseguivano, anteponendo lo stupido e poco intellettuale antiberlusconismo militante, diverso dal semplice concetto di “non essere berlusconiani”, come me, ad una, invece, necessaria e assente levata di scudi a difendere in modo trasversale l’Italia e i suoi interessi.
Gheddafi a mio parere veniva ucciso per aver firmato dei contratti con Berlusconi con i quali l’Eni avrebbe avuto il diritto esclusivo di “drilling” petrolifero, in Libia, per 30 anni. Insieme al gas russo e al progetto della costruzione, purtroppo andato in fumo, delle centrali nucleari, l’Italia per la prima volta, grazie ad un governo discutibile per molti fronti, ma certamente molto incisivo, si lanciava verso la possibilità di raggiungere, in poco tempo, una indipendenza energetica e quindi politica dalle potenze straniere egemoni sul nostro Paese.
Oltre alla guerra in Libia, in Italia si scatenò un fuoco incrociato e da più parti per far cadere il governo eletto dai cittadini nel 2008. Fini rappresentò il primo tentativo, fallito, di questo piano. Contemporaneamente avvenne una “escalation” di intercettazioni e indagini sulla vita privata di Berlusconi per distruggere la sua immagine. Ma fu dall’esterno che l’attacco definitivo venne sferrato.
Il complotto ci fu, questo articolo non deve dimostrarlo. Testimoni, tanti. Zapatero dichiara che Berlusconi venne assediato per accettare il prestito del FMI, che avrebbe ridotto l’Italia come la Grecia; Berlusconi difese l’Italia e si rifiutò, spalleggiato da Tremonti che disse: “Conosco modi migliori per suicidarsi”.
Lorenzo Bini Smaghi narra di un Berlusconi che aveva ventilato possibilità, in estrema necessità, di abbandonare l’euro e per questo costretto alle dimissioni. Friedman scrive in un libro come anche Romano Prodi confermi che Napolitano, in segreto e prima del novembre 2011, si incontrasse con Monti e Passera.
Alcuni giorni fa la bomba: Timothy Geithner, collaboratore di Obama, dice che Merkel e Sarkozy decisero di far cadere il governo Berlusconi (ricorderete le risatine tra loro per distruggere la sua immagine, strumentalizzate dalla sinistra, contro l’Italia, a proprio vantaggio) attraverso l’aiuto di funzionari europei e chiedendo agli USA di aderire ad un complotto. “We can’t have his blood on our hands”, così risposero; noi non vogliamo sporcarci le mani con il suo sangue. Tutto è confermato dall’autorevole e indiscutibile Luttwak.
Il sangue era quello del Cavaliere ed il complotto era non contro il suo governo, ma contro l’Italia, la sua sovranità, i suoi cittadini tutti, la sua democrazia; come avvenuto in Grecia, dove il Premier venne rimosso quando disse che avrebbe fatto un referendum sulle manovre economiche da adottare. Obama, conferma il Financial Times, non volle partecipare attivamente ad una cosa di questa gravità, che venne portata avanti attraverso la leva finanziaria. Berlusconi, in più, non accettò di partecipare al Fondo salva-stati, o meglio salva-banche, nella misura decisa, in quanto le esposizioni dell’Italia erano del tutto inferiori a quanto calcolato; egli chiese allora, lo ricorderete, che in cambio di un così dispendioso apporto l’Unione Europea creasse gli Eurobond. Niente da fare, la Merkel si rifiutò categoricamente e al G20 di Cannes, tra i corridoi, si faceva già il nome di Mario Monti come futuro Premier.
È a quel punto che le banche tedesche misero contemporaneamente sul mercato i Titoli italiani, facendo schizzare lo spread e innescando un terrorismo mediatico dove veniva indicato come vicino il default finanziario per l’Italia. Eppure, con Monti in carica da poco, Mario Draghi dichiarò che la BCE avrebbe garantito debito facendo abbattere lo spread. Perché non fece questa dichiarazione con Berlusconi in carica?
Evans-Pritchard, analista di economia, dichiara che fino a poco tempo prima l’Italia era ritenuta un esempio virtuoso, uno dei pochissimi Stati dell’Ue che si avvicinava a un surplus del bilancio primario e non era in violazione del deficit e che quello che è successo è uno scandalo di gravità inaudita.
Lo ritengo anche io. Ciò che salta all’occhio è il silenzio che la Sinistra tenta di mettere sulla faccenda. Una faccenda che non riguarda politica di bassa lega ma il più alto senso dello Stato e del funzionamento delle Istituzioni democratiche. Che ruolo ha avuto il Presidente della Repubblica e in che modo si è mosso? Cosa è questa Unione Europea che decide di rimuovere i governi eletti dai cittadini? Perché è stata inventata? Cosa si nasconde dietro la volontaria, ormai è evidente, distruzione delle economie di alcuni Stati? E soprattutto verso quale futuro stiamo andando, noi cittadini, dopo decenni di conquiste e rivoluzioni che hanno affermato il ruolo sacro dei parlamenti, se, come sembra, il “primato della politica” è stato surclassato da quello della finanza e dei funzionari non eletti in modo democratico?
Da anni credo che l’Unione Europea sia uno strumento di distruzione di democrazia. Come dimenticare gli insulti ricevuti dai sedicenti esperti di economia? poveracci. Tutto questo lo anticipava Ida Magli, antropologa, nei suoi scritti; aveva ragione.
Adesso è arrivato il momento di reagire in modo chiaro e unito alla distruzione delle nostre vite in atto da parte di chi tiene in mano uno spartito che non abbiamo deciso di dargli. Nella prossima legislatura europea, infatti, avverrà la definitiva ratificazione del trattato di Lisbona, attraverso la quale l’80% della produzione legislativa degli Stati Nazione verrà assorbita dalle strutture europee. Chi, e con quale legittimazione popolare, legifererà per conto degli Stati, privati di sovranità definitivamente? E perseguendo quali scopi?
Siamo alle porte di una giornata tra le più importanti della storia del Vecchio continente. Una giornata che verrà studiata, un giorno, nei libri di storia; che le elezioni finiscano in un modo o nell’altro. Perché in ogni caso è da questo giorno che si deciderà il destino delle nostre esistenze e delle democrazie moderne per come le abbiamo conosciute.
Buon voto, amici miei. E buona fortuna a tutti noi.