Cari amici di Eleggo, non vi nascondo che nelle ultime settimane la voglia di dire qualcosa è stata tanta, dati gli avvenimenti davvero importanti che si sono susseguiti; ed è incredibile come il mondo e la percezione che abbiamo di esso possano cambiare in poche settimane.
Le cronache da tempo hanno abbandonato il conflitto israelo-palestinese, terminato con un accordo chissà quanto duraturo – credo poco – e ci hanno fatto scoprire una verità cruda, violenta e inconfutabile: il vecchio continente è all’inizio di un percorso di declino inarrestabile e il simbolo di questa realtà è la sua posizione presente e futura all’interno dello scacchiere internazionale a causa del disastro geopolitico frutto del lavoro inspiegabile del Presidente degli Stati Uniti Obama. Mai l’occidente era stato stravolto negli assetti e nei suoi equilibri in così pochi anni.
Solo qualche tempo fa l’Europa godeva della presenza, al governo degli Stati nordafricani, di figure amiche che garantivano una fascia cuscinetto a protezione del mar mediterraneo. L’Italia aveva raggiunto una straordinaria condizione, come mai nella sua storia, grazie agli accordi con la Libia. Il Presidente Obama, premio nobel per la pace sulla fiducia e per color di pelle, decise però che i nuovi assetti e le nuove alleanze al di fuori dei confini Nato andavano distrutti e, con la complicità dei media e degli intellettuali sempre pronti a entusiasmarsi al solo sentire la parola “rivoluzione”, imbastì l’operazione “primavera araba” alla cui spontaneità abboccarono solo gli stolti; guerriglieri e mercenari di ogni tipo vennero finanziati e riforniti di armi per abbattere i governi in carica e sostituirli. La Francia, mandata avanti, bombardò la Libia senza autorizzazione di nessun organismo internazionale e successivamente i Paesi Nato, Italia in testa, nonostante la lungimirante contrarietà di Berlusconi, vennero costretti a partecipare ad una operazione suicida e di cui raccogliamo oggi i frutti. L’intero nord Africa è stato sconvolto in modo invasivo e cieco, lasciando i Paesi nel caos più totale, con patetici tentativi di elezioni democratiche. Il maggior disastro è chiaramente quello libico: il Paese ormai si è frammentato e molte delle sue parti costiere sono diventate il quartier generale di forze islamiche integraliste. In questo quadro non poteva che svilupparsi l’immigrazione clandestina, che ha raggiunto livelli descrivibili come una quarta guerra punica. Tutto questo con la paradossale azione suicida dei governi italiani che in ultimo, nei fatti, a spese dei cittadini Italiani, hanno messo a disposizione dei criminali internazionali trafficanti di uomini l’intera Marina Militare Italiana che, esautorata dalle proprie funzioni, è macchietta e parodia di se stessa; ridotta a fare da staffetta per i clandestini, pardon migranti, lasciati a metà strada: “fate pure, li veniamo a prendere con le navi” è stato il messaggio che abbiamo dato… Un disastro. Una situazione non più giustificabile con il politicamente corretto imperante e con il conformismo di sinistra che taccia di razzismo e fascismo chiunque abbia qualcosa da ridire: siamo alla follia di uno Stato che sta distruggendo se stesso e nessun uomo ragionevole di qualsivoglia estrazione culturale può negarlo.
Ma, come se non bastasse, la ciliegina sulla torta si è presentata davanti ai nostri occhi, nelle ultime settimane, sotto la forma di gole occidentali e infedeli squarciate da coltellacci islamici e giustizieri. Un problema che ci eravamo quasi dimenticati, quello dell’integralismo islamico, che da un giorno all’altro è rientrato nella nostra cronaca quotidiana, forte della destabilizzazione di vaste aree oltre il mediterraneo. A differenza del passato, però, l’attuale problematica non è di facile soluzione; infatti non siamo in presenza, come in passato, di terroristi che, seppur numerosi, non rappresentavano una entità altamente oliata e organizzata; così sembra, data la disinformazione imperante sul tema, ma le cose stanno diversamente. Lo Stato islamico dell’Isis è una realtà statuale vera e propria. Il territorio sotto il controllo del califfato, a cavallo tra Siria e Iraq, è molto vasto e gestito in modo lucido. Il controllo di una ventina di pozzi petroliferi assicura, attraverso la vendita di greggio (che qualcuno compra…), introiti milionari. I confini, sempre in espansione, sono controllati e al loro interno gerarchie ben precise tracciano la linea del progetto espansionistico di una realtà medioevale e barbara che, non più di qualche settimana fa, attraverso le dichiarazioni del Califfo, ha palesato l’intenzione di conquistare Roma. Non sono più, però, i tempi in cui gli intellettuali denigravano e insultavano Oriana Fallaci rea di dire la verità e di anticipare la realtà che, complice la grande immigrazione islamica nell’emisfero nord, sconvolgerà le nostre vite entro un paio di generazioni. I terroristi con cittadinanza e passaporto Europeo, specie inglese, sono sempre più numerosi. La follia del sogno multietnico, che ha visto come unica azione allo scopo di integrare la castrazione delle nostre abitudini e dei nostri valori, “per non offendere gli islamici”, mostra oggi tutti i suoi limiti. Integrarsi significa comprendere, accettare, rispettare e fare propria la cultura di chi ti accoglie e ti da una nuova casa; non significa certo pretendere di far sparire i crocifissi da ogni dove, far eliminare dal menù delle mense scolastiche il cibo non gradito, pretendere che nelle scuole non si festeggi il Natale o altro ancora. Sono loro che dovrebbero integrarsi invece di creare le condizioni, lentamente, anno dopo anno, affinché la nostra libertà e il nostro di diritto di manifestare la nostra cristianità sia sempre più ridotta. Diceva la Fallaci che quando saranno in maggioranza ci chiuderanno nelle riserve, come gli indiani d’America. Qualcuno poco accorto seguiterà a ridere eppure è questo che sta avvenendo, non solo in Italia; sempre in nome del laicismo, diventato strumento di criminalizzazione della cultura cristiana, sfruttato e utilizzato dai soliti intellettuali saccenti e amici di chi bruciò le chiese e sterminò i preti nei gulag. Siamo autolesionisti e combattiamo noi stessi, aiutando il nemico. E chi dissente, chi vuole difendere la propria libertà, è chiamato razzista, intollerante. Una cosa assurda! Seguiremo gli sviluppi della vicenda, ma credo sia terminato il tempo in cui far finta di niente era la prassi consolidata. Troia brucia, siamo in guerra a casa nostra; e dobbiamo combattere o ce ne pentiremo molto presto perché soltanto oggi il genocidio dei cristiani avviene fuori dai nostri confini.
Ad aggiungersi a questo quadro, sarò breve, la vicenda del contrasto tra i Paesi della Nato e Putin. Grottesco e folle. Sappiamo tutti che all’inizio dell’estate Obama ha deliberatamente provocato la Russia mettendo le mani sui territori al centro del contendere. La reazione di Mosca è stata ovvia e comprensibile. Ma dall’altro lato è continuata la stessa musica e dal disastro al sud del mediterraneo si è passati al disastro del confine est dell’Europa. Cinquanta anni di guerra fredda si erano conclusi, a Pratica di Mare, con gli accordi storici che il Governo Italiano aveva ospitato nel suo territorio a confine tra le due parti del mondo che si erano minacciate a vicenda per tanto tempo. Adesso tutto sembra perduto e, lo ricorderete, una arrogante Federica Mogherini si è permessa, invece di misurare le parole come sarebbe stato necessario in una fase delicatissima, di aprire bocca con toni sopra le righe dicendo che una guerra all’interno dei confini europei non è da escludere e che verranno aumentate le sanzioni verso l’ex impero sovietico. Qualcuno dovrebbe fare a questa giovane donna una lezione di diplomazia e anche di storia. Forse non sa, infatti, che la Russia è una potenza nucleare e non sarebbe sola in questo conflitto, essendo il colosso cinese il suo più grande alleato. In più gioverebbe ricordare che l’Italia, a causa dell’ambientalismo integralista post sessantottino che ha impedito qualsiasi tipo di sviluppo, importa energia dalla Russia e che l’intera Unione Europea ha scambi commerciali per centinaia di miliardi di euro, certamente non da interrompere in questo momento storico dove l’economia del vecchio continente è ai limiti del collasso.
Non possiamo non restare sbigottiti e non comprendere quello che stiamo rischiando vedendo le immagini di un Putin isolato al tavolo da pranzo del G20 australiano. Cosa accadrà nei prossimi mesi e anni? L’Unione Europea reggerà? La nostra visione della storia, de sempre europocentrica, quanto verrà definitivamente messa in soffitta? Quanto avanzerà lo Stato Islamico dell’Isis e quanto ci costerà la guerra che saremo costretti a combattere contro esso? E quanto labili diventeranno, anno dopo anno, le libertà dell’individuo che la nostra civiltà ci aveva fatto credere definitivamente conquistate? Non lo possiamo sapere ma certamente la realtà di una Europa nell’angolo, assediata da sud e in conflitto con la Russia, è frutto della scellerata azione, durata anni, di Barack Obama. A differenza di quando venne eletto mi auguro che venga giudicato dalla storia per come merita, per ciò che ha fatto; non per il colore della sua pelle.