Le cronache degli ultimi mesi hanno segnato il passo sempre allo stesso modo; fateci caso: ridondanti e ripetitivi servizi giornalistici che rassicuravano sulla ormai imminente risoluzione della problematica degli immigrati, costanti critiche a chi denunciava come grave la situazione, addirittura accusa di razzismo a chi affermava semplicemente che l’ingresso indiscriminato e senza regole porta a conflitti sociali e conseguenze nefaste. La mistificazione si è mossa su due binari: il primo è quello del politicamente corretto ed il secondo quello della proscrizione di chi non vi si accoda. E’, infondo, lo schema classico che si rivede costantemente su ogni qualsivoglia diatriba e argomento di discussione.
Parto dal secondo concetto, quello della proscrizione, che esplico portando l’esempio del’indecente Matteo Renzi che ha definito bestie tutte le persone che non si accodano, appunto, al politicamente corretto. La violenza inaudita, la privazione della minima libertà di espressione altrui si è manifestata così, ancora una volta, con quel becero e ignorante razzismo culturale della sinistra italiana che, pur professando ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza fonda la sua stessa esistenza sull’aggressione e l’insulto costante di chi ha opinioni opposte; ci siamo abituati; niente di nuovo; il “compagno” Renzi si commenta da solo. Il primo concetto, invece, quello del politicamente corretto imperante, ha visto muoversi con passi da gigante una subdola azione incentrata sulla comunicazione. Invece che contrastare le tesi altrui si è impedito di esprimerle: vocaboli, termini di varia natura sono stati vietati o artefatti, così che le persone potessero perdere possibilità di opinione attraverso la mancanza dello strumento primario per esprimerla: la parola. Prima è stato vietato l’utilizzo della parola immigrato clandestino. E poi migranti, immigrati o rifugiati? Al termine di un percorso dove si è prediletta la parola migranti, su spinta dalla Presidentessa della Camera Laura Boldrini, si è poi arrivati a preferire il termine rifugiati. Era il migliore! Si, perché da qualche tempo ,in prevalenza, è questo il calderone dove tutti gli immigrati clandestini di tutto il globo sono stati inseriti, in modo tale da non poter più differenziare chi scappa da una guerra da chi arriva in Italia da Paesi semplicemente, forse, più poveri. In queste ore, ad esempio, vi è stata una mistificazione legata ai movimenti migratori dei siriani verso la Germania, accomunandoli con tutti gli immigrati provenienti dall’Africa o da altri luoghi. Per fare un esempio, il più assurdo, al Cara di Mineo sono stati trovati cittadini indiani. Ora qualcuno potrà anche darmi del razzista ma io non ho capito perché tutto questo sia tranquillamente accettato. O meglio, capire l’ho capito: perché una organizzazione criminale spaventosa sta usando questa massa di gente per lucrare denaro a palate. Ma io, francamente, non voglio essere complice. E quindi mi prendo del razzista.
Non è questione di orientamento politico. Tutti, meno chi ha un basso profilo morale, siamo addolorati nel vedere questi uomini, clandestini o rifugiati che siano, in queste condizioni. Lo sappiamo tutti, e lo sappiamo davvero, come tanta di questa gente che arriva sulle barche proviene da Paesi storicamente ridotti alla fame dall’occidente cosiddetto civile. Ma non posso sentirmi in colpa, mi spiace per Papa Francesco. Non posso sentirmi in colpa fino a tal punto da accettare il degrado delle nostre città. Posso pensare e anzi affermo che tutti noi, ogni giorno, dovremmo fare una buona azione quotidiana per rendere migliore questo mondo. Fatti concreti non dichiarazioni e messe in scena tipiche dei farisei dispensatori di belle parole per autoincensarsi vivendo il conformismo beota. Azioni, concrete, piccoli gesti che aiutino persone più sfortunate. Per un italiano povero o per un africano? Poco importa, davvero. Ma con quanto appena scritto non è pensabile governare una nazione, difendere un popolo, garantire la sicurezza dei cittadini. Perché per ogni italiano sgozzato da chi non aveva diritto di asilo e di permanenza sul nostro territorio germoglia un seme di violenza vendicativa e pericolosa, calmierabile solo fino a quando certi avvenimenti di criminalità non diverranno cronaca quotidiana; e ci manca poco. Le nostre città sono, ormai, preda di bande di immigrati che operano grazie alla serenità garantita dalla depenalizzazione dei reati minori e all’ingresso indiscriminato. A chi viene sorpreso a rubare e senza permesso di soggiorno non succede nulla. E’ follia che diventa realtà e nessun uomo dal valore intellettuale e dal pensiero che si protrae verso il domani può accettare che queste verità facciano da comburente per un incendio che, presto o tardi, esploderà. Io non posso accettare in silenzio che il processo di degrado in atto porti presto a tensioni sociali e razzismi di reazione. Le regole e l’ordine, la presenza dello Stato, sono fondamentali: servono a prevenire il male.
Bestia è chi dice queste cose? Bestia chi afferma che bisogna correre ai ripari per la deriva verso le tensioni sociali che inevitabilmente esploderanno? Bestia chi vuole per i propri cari e per se stesso il diritto di poter vivere serenamente, uscire a fare una passeggiata, senza correre rischi? Bestia chi dice che i rifugiati veri vanno accolti a braccia aperte? Bestia chi dice che gli immigrati regolari stanno subendo, per primi, le conseguenze di tutto questo a causa dell’essere accomunati a chi va in giro senza documenti e con la fedina penale chilometrica? Bestia chi dice che è inutile parlare di accoglienza se poi queste persone finiscono in mano alla criminalità organizzata? Secondo il politicamente corretto si: bestie!
Ma, oltre al politicamente corretto e alla violenza culturale che silenzia l’altrui pensiero, esiste anche il buon senso: lo brandisco come una spada. Ed il buon senso ci dice senza dubbio che bestia è chi specula sulla vita di questa povera gente, lucrando milioni di euro; bestia è chi sta zitto nonostante si sappia che questi uomini finiscono a fare gli schiavi del caporalato calabro o siciliano; bestia è chi parla di accoglienza ma nella vita quotidiana non ha mai fatto una buona azione; bestia è chi lascia che gravi semi germoglino nella società; bestia è chi non tutela l’immagine degli immigrati regolari che partecipano alla vita civile; bestia è chi, per accodarsi al perbenismo dei moralmente superiori, parla di salvezza del mondo ma non muove dito per il vicino di casa in difficoltà, perché non farebbe notizia. E, scusate, ma bestia, immonda, davvero, è chi mercifica la propria anima utilizzando la foto del cadavere di un bambino per strillare slogan di bassa lega. Che pena!