Eccola; eccola come sempre la carovana di bravi ragazzi de sinistra, coccolati dagli antifascisti di ieri e di oggi, dagli intellettuali, dai politici progressisti, dai guru, dai cantanti e finti comici; eccola la carovana che, come sempre da copione, passeggia per la città infrangendo vetrine, incendiando macchine, distruggendo negozi; eccola: è la compagnia dei centri sociali, sempre impunita per la violenze incredibili e le azioni di guerriglia che scatena ad ogni appuntamento con la storia.
Quello che abbiamo visto a Milano non deve certo stupirci. La matrice violenta dei cosiddetti antagonisti è, da tutti, conosciuta da sempre. Ciò che voglio dire e sottolineare è, però, quella cultura dominante che vede sempre proteggere questi soggetti come fossero eroi. Di esempi se ne potrebbero far tanti e certo quello principe è il G8 di Genova dove bravi ragazzi innocenti furono torturati dai cattivi poliziotti. Ho già argomentato al riguardo nel mio articolo sulla sentenza dell’azione alla scuola Diaz; ma è bene ricordare che simbolo di quegli eventi divenne un delinquente che stava tentando di assassinare un carabiniere e che, purtroppo, morì raggiunto da un proiettile che, in quei momenti concitati, partì da quella pistola d’ordinanza. Certo una tragedia; certo un ragazzo morto era meglio non vederlo; certo tutto quello che di giusto e umano va detto davanti alla morte di un giovane. Ma, diamine, quella cultura che ha trasformato quel ragazzo in un martire, in un eroe, è la cultura di un Paese attanagliato dalla retorica, dal politicamente corretto, dall’ipocrisia. Grande dolore, dicevo e confermo, per la morte di un giovane che cade sotto i colpi della sua indole, ma è scandaloso, vergognoso, inaccettabile che ad un violento che stava tentando di assassinare un servitore dello Stato, quello stesso Stato abbia dedicato, con tanto di targa, un’aula del Parlamento. Ma in quale altro Paese sarebbe successo? E non è giustificabile dall’influenza dell’allora leader politico Fausto Bertinotti, lo stesso che presenziò alla parata militare del 2 giugno voltandosi al passaggio delle forze armate.
La sottolineatura di quanto avvenne è a capo di una valutazione che non può prescindere, guardando i fatti di Milano, dalla mielosa, retorica, perbenista e politicamente corretta ricostruzione di quanto avvenne alla Diaz dove, certamente, vi furono degli eccessi ma dove questi eccessi, queste azioni di repressione di polizia, vennero decisi dopo che una organizzazione paramilitare aveva messo in stato di guerra una parte del territorio italiano, con tank blindati e tanto di esercito a circolare per Genova come se l’anno fosse il 44. Torturati! Vennero torturati! Poverini! Poliziotti fascisti! E allora, sempre in ossequio alle baggianate della cultura che protegge i violenti e li coccola, si è subito messa sul tavolo la legge contro la tortura, dai confini labili. Se stai devastando la città, ti sbatto a terra col manganello e ti blocco con lo scarpone sulla schiena, finisco sotto processo per tortura? Le polemiche su quanto avvenuto a Milano già dominano la scena. Abbiamo assistito, infatti, a centinaia di poliziotti che hanno osservato immobili i bravi ragazzi, lasciando devastare la città. E come non capirli? Se intervengono passano pure i guai! Si, perché il poliziotto, il carabiniere, il prefetto, gli sbirri, sono sempre stati i nemici di questo circo di finti comici e cantanti; sono sempre stati il nemico di questa squadra di intellettuali che proteggono sempre la violenza di parte e, paradosso, denunciano la inesistente violenza della parte avversa. Gridano al lupo al lupo, ma sono loro il lupo!
Si, una seconda riflessione che voglio portare a chi legge è il paradosso che viviamo quotidianamente in questo Paese. Un Paese dove, sarebbe difficile negarlo ormai, la violenza è proveniente soltanto da sinistra. I movimenti antagonisti si mostrano in tutto il loro splendore quando al governo è la destra; indimenticabili gli anni di Berlusconi con manifestazioni extraparlamentari di ogni tipo. Porto, ad esempio, le devastazioni del centro di Roma, con azioni violentissime per condizionare il voto del Parlamento, in occasione della riforma Gelmini. Ma che importa? Qui vi è una memoria a tre mesi e quindi se Renzi distrugge la scuola e non c’è nessuno che spacca il centro di Roma chi se ne accorge? Chi fa il paragone? Quello che è evidente, osservando le cronache con corretta memoria, è che la violenza ideologica progressista è una costante che ha visto tantissimi eventi concatenarsi. Aprire la faccia del Presidente del Consiglio con una statuetta, distruggere regolarmente i banchetti della Lega nord, bruciare e assaltare sedi di circoli di destra, bruciare librerie non allineate, assaltare teatri con spettacoli non asserviti ai voleri dell’anpi, isolare giornalisti liberi. Insomma questo è il Paese dove assassinare una Fascista non è reato. Concetto un po’ allargato al promuovere violenza non verso i fascisti, ma verso chiunque non sia di sinistra.
Questo il fatto, innegabile, di una violenza continua, matrice culturale di una parte del Paese che ha la sua genesi nella proscrizione e l’aggressione verso l’alterità. Ciò che sconvolge non poco e osservare un fenomeno assurdo, grottesco, a cui tutti si prestano senza aprire bocca, senza dire una parola: che si urla sempre all’uomo nero, ai violenti fascisti e, ultimamente, a i temibili violenti di CasaPound alleati di Salvini. Ma, di grazia, oltre alle violenze di reazione per difendersi dagli attacchi dei centri sociali, quali azioni violente di Casapound ricordate nelle cronache? E ho sottolineato che vi sono state violenze per difendersi perché pare che questi ragazzi dovrebbero farsi massacrare senza rispondere; pena il passare loro per quelli che hanno promosso azioni violente. Che ipocrisia! Che falsità! Ma scusate, negli ultimi anni dove avete mai visto banchetti di rifondazione comunista assaltati? Quando avete visto comizi di sinistra interrotti da sassaiole? Mai! Ma la vulgata obbligatoria è quella di urlare al fascista violento di CasaPound. Li vedi, senza argomenti, in tv, i politici di sinistra tentare di proscrivere Salvini con l’argomento che ormai è principale bandiera dell’ignorante ipocrisia. I violenti di Casapound! Nel mentre Milano brucia sotto il fuoco dei centri sociali. Ma quelli sono bravi ragazzi che protestano!