Un romanzo criminale, in pratica, è quello che sta venendo fuori in tutta la sua cruda essenza nelle ultime ore. Le notizie dalla capitale ci dicono, infondo, nulla di sorprendente; almeno per chi, come me, da tempo diceva che una vergognosa ipocrisia dominava la scena politica relativamente all’accoglienza degli immigrati. Tanti, troppi; come tanti e troppi erano i silenzi che avvolgevano queste misteriose cooperative che si accaparravano la gestione dei profughi. Trentacinque euro al giorno a persona che aumentavano in caso di minori. Le intercettazioni sono disarmanti; inoltre vi sono le foto delle cene, dove politici di destra e sinistra banchettavano con i protagonisti di questo romanzo, per poi, tutti, dire che si, certo, erano a quella cena; ma erano stati invitati casualmente, non conoscevano i presenti e soltanto per un caso sono finiti in quello scatto. Lasciamo il beneficio del dubbio, certamente. Resta però il fatto che, a me, di stare a cena con uno arrestato per mafia non è mai capitato, come non è mai capitato a voi che leggete; resta il fatto, lo dico, che a tutti questi incontri casuali e non voluti, francamente, non crede più nessuno. Ci sono le eccezioni, certo; ma confermano la regola. Luca Odevaine, funzionario pubblico di area PD e uomo che ha partecipato al coordinamento dell’emergenza immigrati operata dal Ministero dell’Interno, è stato sorpreso a vantarsi, in una conversazione, del fatto che, grazie a un suo intervento, sia stato portato a 2500 il numero dei rifugiati nel comune di Roma, quando alla capitale ne sarebbero toccati 250. Adesso, forse, l’esplosione di violenza a Tor Sapienza è più comprensibile? Perdonate la polemica ma viene da domandarsi se i giornalisti e pensatori intellettuali, quelli che hanno chiamato fascisti i cittadini esasperati, abbiano in queste ore riflettuto. Erano fascisti o i loro quartieri, le loro strade e le loro vite erano stravolte da una quantità di immigrati spropositata? Sapendo, ora, che le regole non prevedevano questa concentrazione di immigrati nella stessa città la risposta appare ovvia.
Ma la vicenda non si riduce a questo. C’è un vaso di pandora tra le nostre mani. Da anni, infatti, sentiamo di immense cifre che vengono destinate alla gestione dei Rom. Si parla di milioni di euro che, nonostante crisi e tagli alla spesa, ci sono sempre. Bene, vediamo allora cosa diceva Salvatore Buzzi, imprenditore che gestiva le case di accoglienza per i profughi: “quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato, ma gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull’emergenza abitativa, sugli immigrati”. Gli utili li abbiamo fatti sugli zingari… Bene, chiaro e lampante. Ecco svelato, quindi, il motivo per cui Roma è letteralmente invasa. Ecco spiegato perché nella città eterna, parlo per cognizione di causa, è diventato impossibile prendere una metro, stare in una stazione o passeggiare per strada senza rischiare che bande organizzate di malintenzionati ti derubino. Più ne arrivano più c’è da guadagnare. Lo stesso personaggio, intercettato, dice: “Gli immigrati rendono più del traffico di droga”.
L’expo, il Mose ora Roma. Ovunque ti giri c’è un malaffare intrecciato con la politica degli enti locali in modo trasversale e costante. Non vi sono delle rare operazioni criminose che ogni tanto vengon fuori; appare evidente il contrario: che gestioni virtuose e oneste della cosa pubblica, oggi, rappresentano un qualcosa di molto poco frequente. Si può certo convenire che siamo davanti ad un “modus operandi” probabilmente codificato e oliato sul quale tutti si attestano. Diventa sempre più difficile, per quelli come me, argomentare di responsabilità personale, di garantismo, di invadenza della magistratura nel quadro politico. Da anni non mi lascio andare al populismo, al “sono tutti uguali”, al “rubano tutti”. Da anni critico “l’uomo qualunque”, la mancanza di cultura politica, la violenza delle liste di proscrizione. Continuerò sempre su questi binari e urlerò sempre che se è vero che c’è una politica corrotta e criminale, c’è anche una politica onesta e dedita al bene comune. Ma è una politica sempre più in ombra, sempre più rara. Posso ormai capire le generalizzazioni; comprendere chi si lascia andare al non credere più a nessuno. Perché viviamo in un Paese dove i soldi per i terremotati, per gli alluvionati e per i poveri non ci sono mai. Per i criminali, invece, ci sono sempre!