Roma, 25 maggio 1992. Alla Camera dei Deputati riunita in seduta comune con il Senato della Repubblica è in corso il sedicesimo scrutinio per l’elezione del nono Presidente della Repubblica Italiana. Gli accordi si sono raggiunti a grande fatica, tra i veti incrociati delle forze politiche travolte dal ciclone di Mani Pulite. Dopo giorni e giorni, infine, si raggiunge l’accordo per l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro
Quello che sto per raccontare è un aneddoto poco conosciuto e, da chi conosciuto, mai sottolineato per come dovrebbe esser fatto. Credo e lo scrivo fermamente che quanto sto per raccontare sia un punto di snodo nevralgico della storia d’Italia che avrebbe potuto cambiare direzione in modo davvero radicale.
Il 19 maggio del 1992, in piena tensione per la lotta alla mafia e con concrete minacce di stragismo, i parlamentari del Movimento Sociale Italiano votano come Presidente della Repubblica Paolo Borsellino. Sono 47 i voti di quell’undicesimo scrutinio ma, diciamolo, valgono e hanno l’onore di una elezione.
Capita spesso, durante la elezione del Capo dello Stato, che vi siano tantissime candidature di facciata, finte, per prendere tempo in attesa degli accordi sul vero nome. Quella di Borsellino non lo fu. Fu una candidatura seria, in transatlantico venne data voce all’idea e si narra di un Gianfranco Fini, allora simbolo e guida della destra nazionale, che alla bouvette prendeva uno dopo l’altro mille caffè alternati da mille incontri con gli esponenti degli altri partiti. Un ragazzo del Fuan, Paolo; un ragazzo di destra; di quella destra considerata feccia ma orgogliosamente, in verità, portatrice dei più alti valori morali che nessuna forza politica abbia mai rappresentato.
Purtroppo quella idea che avrebbe avvicinato il popolo alle istituzioni non venne raccolta. I partiti preferirono permanere nelle acque della politica eleggendo una figura presentabile ma non rivoluzionaria.
Perché? Perché venne persa questa grande occasione? Perché, come dicono in molti, Borsellino era fascista? O perché egli non avrebbe acconsentito alle vecchie logiche di potere cambiando questo Paese? Quale personaggio avrebbe incaricato di formare un nuovo governo? Lo sogno, lo dico: Giovanni Falcone!
Si perché, cari lettori, quella che va osservata con importanza assoluta è la cronologia degli eventi: Paolo Borsellino non viene eletto il 19 maggio. Il 23 maggio, quattro giorni dopo, avviene la strage di Capaci.
Dicono in tanti, sempre, ridacchiando sotto i baffi o scrollando le spalle, che la storia, quella vera, non si fa con i se e con i ma. Mi rifiuto categoricamente, in questo caso, di accodarmi a queste frasi fatte.
Cosa sarebbe successo se Paolo Borsellino fosse diventato Presidente della Repubblica? E’ chiaro certamente un aspetto. La portata devastante, a livello simbolico, di un’azione del genere, avrebbe con certezza creato le condizioni per la sua sopravvivenza. La strage di via D’Amelio non sarebbe mai potuta avvenire. Nessun servizio segreto, neanche quello sovietico (…), avrebbe mai potuto permettersi di assassinare il Capo dello Stato.
Ma la domanda, ancora più inquietante, è questa: l’elezione di Borsellino avrebbe potuto, in extremis, interrompere l’ordine operativo della strage di Capaci?
Sono profondamente convinto di si per motivi lunghissimi da argomentare. Come sono profondamente convinto, ripensando al quadro di tangentopoli e a quali interessi internazionali, specie da Mosca, vi fossero sull’Italia, che Paolo Borsellino non venne eletto perché Giovanni Falcone e lui dovevano morire. Ho raccontato in modo dettagliato, nel mio articolo “Chi e perché ha ucciso Giovanni Falcone”, le vicende che accenno in queste ultime righe.
Vicende che si concludono con tanti interrogativi, uno dei quali voglio sottolineare oggi: perché il parlamento non elesse a Presidente della Repubblica Paolo Borsellino?
Sono sicuro che se riuscissimo a rispondere a questa domanda, molti dei misteri della nostra storia recente verrebbero svelati, dandoci quella verità che tutti dicono di volere cercare ma che tutti, magistratura compresa, appaiono ben interessati a tenere nascosta.