Ci sono cose che proprio non tollero. Una di queste è l’ipocrisia. Pane al pane, vino al vino: io vivo così. E ho sempre apprezzato chi esprime, senza ipocrisie, una propria opinione anche se differente dalla mia. Ciò che non tollero è il raggiro, la presa per i fondelli, l’esercizio attraverso il quale, deliberatamente, si vuole arrivare ad affermare una propria volontà attraverso la mistificazione dei concetti, delle verità, per portare al proprio mulino l’acqua di chi non si accorge di essere, appunto, raggirato.
La modalità con cui viene trattata la tematica della liberalizzazione della cannabis ne è un esempio massimo e rappresenta un qualcosa di doppiamente vergognoso e immorale se l’esercizio di raggiro delle persone, dei giovani, quella ipocrita mistificazione della realtà attraverso l’uso improprio di certi vocaboli, avviene da parte di uomini delle istituzioni. Già da anni, una certa area culturale e politica, ha imperdonabilmente insegnato ai ragazzi che drogarsi è un diritto, che non c’è nulla di male e che, anzi, è proprio un segno distintivo di libertà raggiunta. A questa operazione culturale vergognosa, da tempo, si è sommata la più indegna pratica di affermare in modo subdolo che la droga suddetta sia terapeutica. “Terapeutica”! Un termine, che esprime una verità, volutamente utilizzato in modo fuorviante per convincere i giovani che essa, di conseguenza, faccia bene! Ma non è così!
Non ho intenzione di scrivere un trattato di medicina, non essendo gli effetti della cannabis il tema dell’articolo. Semplicemente è importante sottolineare che fumare, impregnando quindi i polmoni di una sostanza che altera il sistema cardiocircolatorio creando abbassamento del battito cardiaco e di pressione (da qui la illusione che essa sia rilassante…), extrasistole di reazione e in astinenza, questo è provato, ansia, aggressività, attacchi di panico e depressione non è un qualcosa che può far bene. Puoi decidere di drogarti; non è tollerabile che qualcuno ti dica che fa bene, che sia terapeutico. Non è accettabile. Andrebbe arrestato immediatamente.
La proposta di legalizzare la droga che in modo subdolo è stata definita leggera, ha solo scopi economici e di business, è evidente. E questo immorale e diabolico uso del termine terapeutico per giustificarne l’uso è davvero ridicolo se ci si sforza di capire. Terapeutico è il principio attivo, non farsi le canne! E, se dobbiamo addentrarci, cosa significa terapeutico? Analizziamo il concetto: terapeutico significa che è utilizzato nella terapia di qualche patologia. Questo non significa che assumerlo, sempre e comunque, faccia bene; significa che è utile solo per finalità di cura di una patologia nonostante la sostanza possa anche essere nociva. La ciprofloxacina è terapeutica, mi pare! E quindi ce la fumiamo la sera con gli amici? Il buscopan ha effetti terapeutici miracolosi. E allora ce lo mangiamo con lo yogurt la mattina in quanto “fa bene”? Ma, dico, ci rendiamo conto della volontaria mistificazione della realtà operata attraverso l’utilizzo della parola “terapeutico”?
E’ davvero vergognoso che il parlamento e i suoi rappresentanti utilizzino deliberatamente certi termini per distogliere l’attenzione dall’unica verità da affermare: drogarsi non fa bene e non è un diritto! E solo questo va insegnato ai ragazzi. Fare l’amore, andare al mare, passeggiare in montagna fa bene; non fa bene ingerire sostanze che alterano il battito cardiaco e le funzioni vitali. Vergogna! Vergognatevi!
Ma non vorrei essere frainteso. Qui, per quanto io abbia un concetto di libertà diverso dalla vulgata comune che dice che ognuno possa fare di se ciò che vuole (aberrante), non è in gioco un giudizio severo verso chi decide di farne un uso non massiccio, come spesso capita nella fase giovanile della vita. Assolutamente! Ciò che non tollero è questo esercizio ipocrita del convincere la gente che la cannabis faccia bene, in quanto “terapeutica”. Mi è già capitato spesso di ascoltare persone che rispondono come le pecore istruite in questo modo, per contrastare la tesi che farsi le canne faccia male! E li senti ripetere il mantra: “Ma è terapeutico, non lo sai. Ci sono anche studi medici che lo provano”. Spesso, i più stupidi, ti dicono che farsi le canne fa bene in quanto vengono utilizzate per non far sentire il dolore ai malati terminali. Dico bisogna essere davvero scemi per ragionare così! Ma diciamo la verità: questo, per molti, è un esercizio di autoassoluzione. Ci si sente meno in colpa con questo scudo; ma sarebbe più onesto sentir dire: “io mi drogo facendomi le canne perché mi piace, anche se fanno male. Mi piace l’effetto che hanno su di me”. Ditelo! Lo apprezzerei molto di più! Ma non si può pretendere di rendere legale la droga dicendo che faccia bene!
E’ davvero una provocazione perfetta quella che, in un video, ha fatto il cantante Povia qualche giorno fa. Se la ragione sincera per la quale la si vuole legalizzare è che questa sarebbe terapeutica, bene, allora la si legalizzi in supposte! Hai una patologia? La cannabis è ottima in quel caso? Una bella suppostona di cannabis e ti stoni senza riempire i polmoni di fumo. Ecco che, se posta così la questione, il castello di carte crolla. Eh si, perché così viene fuori la verità! Che vogliono legalizzarla per farla fumare. Fumare! Per fare drogare le persone in modo legale! Drogare! Persone sane senza nessuna patologia.
Contrariamente a quanto possa sembrare a molti, io non sono un rigidissimo bacchettone che non è stato o non sta seduto accanto a chi si fa una canna. Molti miei amici ne hanno fatto e ne fanno uso. Molti hanno smesso accorgendosi dopo anni cosa gli stava succedendo… Ciò che è importante sottolineare è un rischio che stiamo correndo. E cioè che fino ad oggi, comunque, per gli adolescenti farsi una canna era una azione considerata come una trasgressione, un piccolo peccato; cosa che, quindi, ne calmierava la pratica. Ma la legalizzazione accostata ad una operazione mediatica di convincimento di effetti benefici sulla salute potrebbe portare, e presto, ad un uso indiscriminato, sdoganato, massiccio, considerato comune e anzi ovvio, da parte delle masse. E questo ha delle implicazioni sociologiche inaccettabili. Legalizzare la droga in questo modo significa mandare ad un ragazzo il messaggio che farsi una canna in qualsiasi ora del giorno sia normale in quanto non vietato dalla legge. Anche prima di entrare a scuola. Mentre prima era da fare il sabato sera, tra amici. Io non voglio vivere in un mondo dove per scopi economici si insegni ai ragazzi che drogarsi faccia bene e dove questo possa essere un diritto garantito per legge! E’ una sconfitta della civiltà. L’ennesima a cui assistiamo, in questa frana della morale da cui non sembra esserci più scampo.