E’ bene, tra le mille analisi possibili relative a quanto avvenuto in Grecia, concentrarsi su ciò che è più importante e significativo; ciò che può indicarci la via che stiamo percorrendo e ci fa capire verso dove stiamo andando. Come sempre avviene, l’analisi dell’esistente si completa di visione intellettuale e comprensione degli eventi solo guardando al passato. Cicli storici, con ovvie e doverose differenze legate ai tempi, hanno accompagnato la storia del vecchio continente che, come in una sinusoide del tempo, ci mostra eventi già narrati, pagine già scritte, guerre già scoppiate.
Sembrava; sembrava soltanto; sembrava che tutto quanto detto su questa dittatura europea non fosse poi così vero; sembrava che non fossero serie le tesi di chi diceva che la Germania, dopo due guerre mondiali, fosse riuscita a conquistare l’egemonia in Europa attraverso una violenza nuova, diversa, subdola: quella delle banche e dell’usura in luogo di quella delle bombe. Sembrava che tutto, in un attimo, fosse svanito nel nulla. Tutte fregnacce, tutte scemenze: un referendum in Grecia, simbolo primo di democrazia e sovranità, permetteva al popolo di decidere. Niente decisioni imposte dall’alto, niente violenta egemonia estera, niente tesi complottiste sulla distruzione del primato della politica in luogo di quello della finanza; tutto incredibilmente reale. Il voto ha parlato: il popolo ha deciso che non subirà più misure di austerità che hanno ridotto alla fame milioni di persone.
Mentre la Grecia era in trionfo di riscossa e di libertà ero entusiasta ma, lo ammetto, pensavo che quasi fosse impossibile; che non potesse essere vero tutto ciò! O avevo ben compreso, in questi anni, in quale gabbia massonica dittatoriale ci avevano imprigionato, o mi ero tremendamente sbagliato perché il referendum greco dimostrava libertà. Ma c’era qualcosa che non quadrava. Cosa? Anche in Francia e in Olanda vennero fatti dei referendum per far scegliere ai popoli la ratifica della costituzione europea. E i popoli votarono no. Ebbene la cosa fu del tutto ininfluente. I criminali artefici di questo immenso campo di concentramento chiamato Unione Europea aggirarono la volontà popolare riscrivendo in modo illegibile la costituzione e facendola ratificare alle nazioni sotto forma di trattato: il “trattato di Lisbona”. Ecco: è successo ancora! In Grecia è successa la stessa cosa. Un voto farsa, una ridicola recita. Ecco che le mie convinzioni, posso dire, non sono affatto crollate. Ecco che ancora sono stato costretto ad ammettere la verità che non possiamo più far finta di non vedere; dobbiamo rendercene conto: siamo degli schiavi con le catene ai piedi. Schiavi figli di nazioni schiave che sono state messe in catene attraverso una fabbrica del debito diabolica, anticipata da Erza Pound, ideata e oliata per asservire le masse al governo delle lobby e delle multinazionali del profitto. Non vi è più spazio per le dimensione spirituale dell’essere umano; siamo formiche, criceti: consumatori! Hanno distrutto Dio; hanno distrutto le patrie; manca solo la famiglia. Poi saremo esseri soli e indifesi alla mercé dei nostri strozzini.
Non ho voluto e non ho interesse a scrivere la cronaca degli eventi ellenici giorno per giorno. Vorrei concentrarmi su due cose. La prima sono le parole di Varoufakis che, oggi è chiaro, è stato costretto alle dimissioni in quanto aveva progettato una reale uscita della Grecia dall’ Euro. Ciò che non è chiaro e non lo sarà mai è la metamorfosi di Tsipras. Da rivoluzionario di popolo pronto alla guerra, tronfio e dispensatore di citazioni dell’antica Grecia, a patetico politicuccio marionetta addomesticata. Una cosa grottesca; non spiegabile, davvero. Ma comprensibile. Non sapremo mai che tipo di minacce e pressioni egli abbia subito ma, certo, dopo quanto avvenne a Silvio Berlusconi qualche anno fa, checché ne dicano i patetici antiberlusconiani militanti che si rifiutano di ammettere ciò che accadde vedendo in questo un appoggio all’uomo Berlusconi e non alla nazione Italia, possiamo immaginare che qualcosa di davvero oscuro sia avvenuto: lo scopriremo, un giorno?
Ma, tornando a Varoufakis, è significativo raccontare quanto avvenuto durante uno degli incontri che si sono susseguiti per costringere la Grecia a subire le nuove misure. Egli racconta che all’argomentazione secondo la quale il popolo greco si era espresso per un cambio di direzione, il ministro delle finanze tedesco Schauble ha risposto così: “in Europa siamo in 19. Non si possono cambiare gli accordi ogni volta che c’è una elezione in un Paese!”. A questa, l’ex ministro Greco dice di aver risposto a tono: “bene, allora bisognerebbe comunicare a tutti i Paesi che sarebbe meglio sospendere le elezioni. Cosa si nasconde dietro le dimissioni di Varoufakis? E’ bene sottolineare che lo stesso ha sollevato un dubbio sulla legittimità giuridica del cosiddetto “Eurogruppo”. Da giorni sentiamo nei tg e leggiamo nei giornali che questo, fantomatico, si riunisce per decidere il da farsi, per operare, per dare risposte e per “decidere”. Da giorni la gente è stata convinta che questo “Eurogruppo” sia un organo dell’Unione Europea, un qualcosa di operativo. Ebbene è appena il caso di sottolineare, di dirvi, così da comprendere la situazione, che nessun trattato lo prevede ed esso non ha nessuna consistenza legale: non esiste. E’ come se io domani mattina, con mio cugino, decidessi una manovra finanziaria del governo italiano e questa fosse operativa. Invece di mio cugino c’è il ministro delle finanze tedesco che decide le manovre greche. Ora: quale supporto legale vi è dietro il fatto che questa persona decida le politiche finanziarie degli altri Paesi d’Europa oltre che del suo? Che mandato ha ricevuto questa persona per poter decidere delle nostre vite? Ci rendiamo conto della situazione? Qua, in pratica, stanno giocando a Monopoli con gli Stati europei. Hanno iniziato da “vicolo stretto”, creando il fondo dove confluiranno 50 miliardi di euro di possedimenti greci, ma è evidente che puntano a “parco della vittoria”. Questione di tempo. Qualche tiro di dadi ancora.
La seconda cosa, per concludere, che vorrei sottolineare, è il dispiacere che ho nel leggere certe analisi; educate, pacate, politicamente corrette: contro i populismi, descritti come patetici esercizi di ignoranza e non come reali reazioni pericolose a ciò che sta avvenendo. Mi ritrovo tra le mani il Corriere della Sera e l’analisi di Aldo Cazzullo che ha come titolo “le illusioni del fronte antieuropeo”. Egli, nonostante non esulti per il rigore, analizza come fallimentari i movimenti antieuropeisti non visti come riposta a ciò che sta avvenendo; e la prova sarebbe quanto avvenuto in Grecia. E’ un articolo ben scritto, pacato, “governativo”, che però pecca, a mio avviso, di mancanza di preoccupazione per ciò che sta avvenendo. Perché è chiaro: la mancanza di libertà e di processi decisionali democratici, infatti, sono convinto, ci ha posto su un binario della storia che farà montare una reazione, prima o poi, violenta; non per scelta arbitraria ma obbligata come ci insegna il passato e come ci insegna la inutilità dei referendum farsa. Questi, e quella che sto per scrivere è una cosa che davvero mi spaventa, hanno dimostrato che quanto sta avvenendo in Europa “non è più risolvibile con gli strumenti della democrazia”. Nonostante la mia reale stima per Cazzullo, oltre che per la sincera simpatia umana, resto distante da una visione così positiva, morbida, non densa di preoccupazioni come invece sono le mie analisi. Egli conclude che le scorciatoie delle soluzioni populiste hanno la strada sbarrata. Io concludo, invece, guardando al passato, che le sbarre che chiudono le scorciatoie populiste verranno divelte come avvenuto decenni fa. E che non è prevedibile la portata delle reazioni che si scateneranno se la politica non tornerà al suo primato per occuparsi del benessere delle persone. Lo dico con reale preoccupazione: sono convinto che nei prossimi anni, in Europa, potrà anche scoppiare un conflitto armato per ristabilire l’ordine delle cose. Quando la rottura dell’elastico? Quanto ancora prima di un casus belli? Cosa ci dice la vicenda greca di questi giorni? E’ da li che, nei prossimi anni, inizierà un “processo nerissimo”, con tutte le sue conseguenze, di riscossa dell’uomo europeo e della sua dignità? Io credo di si. E’ un moderno “biennio rosso greco”. E credo che questa lunga notte, quella di Tsipras, sia una lunga notte che ci condurrà presto ad un’alba: un’Alba Dorata!