Se è vero che il parlamento rappresenta i cittadini, i 381 voti favorevoli contro i soli 30 contrari del voto sulla proposta di legge al divorzio breve sono un chiaro segno di quanto molti temi, in Italia, siano ancorati a vecchi schemi non più tollerabili in una visione più laica e moderna della vita di tutti noi.
Ad una prima lettura, la mia potrebbe sembrare una di quelle valutazioni argomentate da chi ha posizioni nette contro la Chiesa. Non è così, o meglio in parte. Su questi temi resto dell’idea che il giusto stia nel mezzo. Il valore profondo dell’educazione cristiana e del cattolicesimo nella nostra società è da sempre, da parte mia, difeso senza ripensamenti.
E’ però evidente che molti temi, già affrontati in altri paesi, in Italia spesso trovano e hanno trovato muri insormontabili che hanno limitato l’attività del Legislatore.
La norma approvata alla Camera riduce i tempi del divorzio a soli 12 mesi in caso di contenzioso; a 6 mesi nel caso del consensuale. Il testo ora passerà al Senato per la conferma.
Inoltre la nuova legge prevede lo scioglimento della comunione dei beni quando il giudice autorizza i coniugi a vivere in due domicili diversi o al momento dell’ufficializzazione della separazione consensuale.
Penso che questo provvedimento tuteli la libertà degli individui che, per ragioni legali, erano costretti a restare marito e moglie a lungo pur non avendone nessuna intenzione; talvolta, a causa di ciò, impossibilitati a rifarsi una famiglia.
Tra le tante critiche ne ho letta una. Palmeri, di Forza Italia, dichiara: “La risposta che viene data è sbagliata. Il divorzio non va inteso come un diritto ma come una ‘extrema ratio”.
Trovo assolutamente errata una valutazione del genere e quella di chi asserisce che questo provvedimento vada contro la tutela della famiglia. Certo, il divorzio deve avvenire con matura scelta e la famiglia va tutelata fino in fondo; ma cosa significa che il divorzio non è da intendersi come un diritto? In che senso? Un essere umano ha il diritto di fare ciò che vuole nel rispetto della vita altrui. Divorziare è un diritto come mangiare; e che una donna picchiata dal marito, fino a ieri, non potesse divorziare prima di tre anni lo trovo vergognoso.
Se è vero che le intenzioni della vecchia norma non erano di limitazione di libertà ma atte a “sperare” in ricongiungimenti e ricostruzioni di famiglie smembrate, è altrettanto vero che la realtà dei fatti ha visto una richiesta di cambiamento, da parte di molti, in tal senso.
Non credo che questo cambiamento coincida per caso con il pontificato di un Papa diverso, nuovo, fuori dagli schemi e che ha riavvicinato alla Chiesa non tanto i fedeli, ma anche gli atei; tanti non credenti vedono in questo Papa un uomo che non vuole imporre ma suggerire; che non vuole comandare ma operare. Un Papa straordinario e straordinariamente intelligente.
Siamo, forse, miracolosamente all’inizio di una stagione nuova e riformatrice che potrà affrontare problemi e tematiche irrisolti da decenni e che sono diventati metastasi. Quanto e se questo avverrà lo vedremo presto, quando il referendum sulla prostituzione promosso dalla Lega vedrà la luce. Se riusciremo a togliere dalle nostre strade le prostitute e a regolamentare questa attività (lo è) significherà davvero che all’ombra del cupolone tanto è cambiato grazie a Papa Francesco.