Da tanti anni, ormai, siamo abituati a vivere in un Paese dove le cronache ci raccontano di vicende grottesche, contraddittorie, surreali; in qualsiasi ambito e, certo, anche in quello politico. E’ successo ancora una volta per la vicenda che riguarda il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Facciamo un piccolo passo indietro per ricordarci dove inizia questa storia. In Italia c’era in carica il governo Prodi e guardasigilli era Clemente Mastella. Gigino era ancora un PM e fu protagonista di una importantissima inchiesta; se non per i risultati raggiunti sicuramente per i risvolti politici. Whynot: questo era il nome. Non entro nel merito dell’inchiesta ma, lo ricorderete tutti, a causa di essa il Ministro della Giustizia si dimise e provocò, nei fatti, la caduta del Governo già retto da una maggioranza parlamentare risicatissima. Indimenticabili le parole di fuoco contro Luca Palamara, pronunciate da un Francesco Cossiga letteralmente fuori di testa per l’ennesima invasione del campo politico da parte del potere giudiziario. Ebbene, al termine di una indagine dove inquisito, stavolta, è stato l’allora PM De Magistris, è stato stabilito, come saprete, che lo stesso operò in modo illegale nello svolgimento dell’inchiesta. La condanna per abuso d’ufficio ad un anno e tre mesi è arrivata in quanto egli avrebbe acquisito tabulati telefonici di parlamentari senza la relativa autorizzazione. De Magistris ha replicato che non poteva essere a conoscenza di questa verità e mi preme sottolineare, per correttezza, che questa condanna è soltanto relativa al primo grado di giudizio. De Magistris potrebbe essere innocente e aver detto il vero. Ovviamente glielo auguro. Nonostante questo, però, in virtù della ormai famosissima legge Severino è arrivata la sospensione dalla carica di Sindaco. Questa norma, in modo folle, punisce infatti i condannati già in primo grado dando un potere immenso ai magistrati, che con una qualsiasi inchiesta e condanna in primo grado possono sovvertire l’esito di un voto. Ma, tant’è, la legge così è stata pensata e votata ed è già stata applicata per diversi soggetti negli enti locali. Il personaggio politico più famoso, però, che ha visto dover lasciare la sua carica per gli effetti di questa legge è, lo ricorderete, Silvio Berlusconi. Il fatto che in questo caso la condanna sia definitiva non influisce sull’argomentare in relazione al fatto che i reati di cui parliamo vennero perpetrati mentre ancora la legge non esisteva. In modo molto discutibile è stato non considerato il principio di non retroattività e questo ha portato alle conseguenza che tutti conosciamo.
De Magistris, però, non si è dato per vinto e ha fatto ricorso per far valutare la sua posizione. Infine è stato riabilitato dal TAR che si è pronunciato parlando di un profilo di incostituzionalità della norma in questione. Ora, per dovere di cronaca, devo sottolineare che gli altri amministratori che hanno diviso lo stesso destino del Sindaco napoletano si sono visti respingere la loro richiesta di reintegro; ma, sottolineando l’aspetto mediatico più importante della vicenda, il paragone non può che essere fatto con Silvio Berlusconi che proprio a causa della legge Severino è decaduto dal Senato.
Ci spiegherà qualcuno, un giorno, come sia possibile vivere in un Paese dove una legge viene ritenuta incostituzionale per alcuni, e quindi non applicata, mente per altri viene ritenuta validissima, e quindi utilizzata? Noi cittadini aspetteremo pazienti ma nel mentre, per cortesia, nessuno ci chieda di avere fiducia nella Giustizia.