C’era una volta, tanti anni fa, un Paese che era conosciuto nel mondo per i suoi navigatori ed esploratori. Potremmo raccontare davvero tanto. L’Italia di Umberto Nobile e del dirigibile Italia alla conquista del Polo, ad esempio, era un Paese orgoglioso di se stesso; la rappresentazione di questa ricchezza era apice di un orgoglio nazionale e di una autorevolezza non indifferente. Eppure, nonostante questo humus di costituzione di popolo e struttura sociale, in poche decine di anni siamo diventati lo zimbello del mondo. Quando nomini l’Italia nel mondo, il pensiero vira sempre a mandolino, pizza e spaghetti; di Uberto Nobile si sono perse le tracce dentro un oblio grande quanto il pozzo nero della nostra dignità perduta.
Ci ho pensato in questi giorni dopo aver visto le foto di Silvio con l’agnello in braccio. Ci eravamo abituati a vederlo in tutte le vesti. Avevamo visto il Silvio ferroviere e quello operaio, nelle indimenticate campagne elettorali di qualche lustro addietro; il Silvio imprenditore che si è fatto da solo e quello Presidente della squadra di calcio più titolata al mondo; il Silvio che riabilitava i fascisti e, ad Onna qualche anno dopo, il Silvio partigiano antifascista col fazzoletto rosso al collo. Stupendo!
Insomma abbiamo avuto un Silvio diverso per tutte le stagioni: Silvio il Magnifico (perché lo è), scriveva il mitico Nicholas Farrel nei suoi articoli ironici su Libero: come dargli torto? Quello che non avremmo mai pensato di arrivare, un giorno, a vedere, era il Silvio vegano salvatore degli agnelli. Insomma una specie di San Francesco dai buoni sentimenti che – questo non è indifferente – si è incredibilmente trovato immerso nelle stesse battaglie di Laura Boldrini: faranno un partito insieme? Io vi dico: aspettatevi di tutto!
L’Italia è un Paese pazzo, schizofrenico, senza senso, folle, ridicolo. Ne scrisse Dante e ne scrisse bene: la rappresentazione dalle realtà attuale è, in alcuni canti della divina commedia, sorprendente; si potrebbe non vedere i telegiornali e leggere Dante e, ogni giorno, sapere cosa è successo. Dante che incontra Ciacco, e giù a parlar del popolo diviso e sempre in guerra fratricida; quanti esempi si potrebbe fare?
Quello che però, Dante, nonostante la sua grandezza, non arrivò a fare, è dare una rappresentazione del pastore di Arcore. Chi avrebbe mai potuto? Non è poco, però, aver descritto il Paese dove egli può operare: Berlusconi può perché l’Italia è.
Che Paese è diventato mai questo? Ho scritto spesso nei miei articoli che una delle caratteristiche di questa nazione è che il suo popolo ha una memoria a tre mesi. Ogni novanta giorni reset e quello che è stato non conta. Questa cosa è, da un lato, positiva; ad esempio gli Italiani hanno dimostrato di sapersi riprendere dalle guerre e dalle difficoltà in poco tempo e con grande entusiasmo e capacità. Dall’altro lato è, però, una cosa che genera rappresentazioni ridicole, grottesche e tragiche del nostro Paese, come diceva giustamente Pasolini.
L’esempio massimo lo abbiamo raggiunto in questa santa Pasqua, con Silvio che esce riabilitato umanamente e anche politicamente per una foto con un Agnello in braccio.
Ma come? Ma non era l’orco pedofilo che sfruttava sessualmente le minorenni innocenti, illibate e indifese? Non era il corruttore spietato e corrotto anch’esso? Non era il mafioso amico di dell’Utri? Non era lo squallido essere che aveva macchiato l’immagine dell’Italia nel mondo? Si, ma tutto questo è avvenuto più di tre mesi fa. Non ditelo alla Boccassini ma di ciò che è stato non conta più nulla. Ma non è grottesco? O l’orco di qualche tempo fa non era poi così orco, oppure il santo di adesso non è poi così santo: decidetevi!
Pagine di giornali come fiumi, decadenze per cacciarlo dal parlamento, sentenze di immoralità e inumanità, lasciano oggi il passo al salvatore di agnelli. A quanto pare avrà seguito i consigli dell’andrologo e avrà smesso di occuparsi delle “pecorine” smarrite che approdavano ad Arcore per essere aiutate a ritrovare la retta via attraverso i Bunga Bunga; è voluto però passare agli agnelli. Non sia mai che non si aiuti qualche animale in questo immenso circo chiamato Italia.
Altro che ricorso alla corte internazionali dei diritti dell’uomo. Dite a Ghedini che qui in Italia la riabilitazione avviene attraverso il veganesimo: meditate gente, meditate. E fatevi assolvere dai vostri peccati mangiando lattuga.
E mentre scrivo di pecore, agnelli, lattuga e vegani, sempre più lontano è quell’Umberto nobile citato all’inizio dell’articolo. Chi se lo può mai ricordare uno del genere? E il Paese che eravamo chi se lo può ricordare? Dal Regno d’Italia alla Repubblica delle banane; con la stessa velocità con cui Silvio è passato dalla pecora all’agnello.
Che dire? Un mio vecchio amico, vecchio militante del Fronte, non vuol più parlare di politica e quando lo stuzzico taglia sempre corto e invece di rispondere nel merito dice sempre: eravamo un impero al centro del mediterraneo; poi venne la Repubblica. Al netto della scrematura di un po’ di retorica, come dargli torto?
Buona Pasqua a tutti e preparatevi a una nuova stagione politica con protagonista il Cavaliere di Arcore. Nascerà il partito degli agnelli? In Italia tutto è possibile, anche questa pagina che sembrava archiviata.