La faccia tosta e la capacità mediatica con cui la sinistra è capace di rivoltare le vicende che la riguardano è francamente nota; non nota era la capacita di superare ogni limite: questo è successo e sta succedendo sul caso Cospito.
Come brevemante analizzato nei precedenti articoli, infatti, con una visione alla buona e nei giorni scorsi, i cittadini italiani sono stati portati a credere che un carcerato stia facendo uno scipero della fame contro la sua condizione di detenzione, eccessiva nei modi, al 41 bis. Una visione che ha subito portato acqua al mulino dei benpensanti e degli intellettuali, e del mondo del progresso sempre attento ai diritti umani, ma con lo scopo malcelato di sfruttare queste vicende per dipingersi diversi, colti, baciati da Dio anche se non ci credono; diversi rispetto a chi, per limiti culturali, non può comprendere le ragioni filosofiche e culturali di una protesta non sull’uomo ma per l’uomo: e cioè gli ignorantucci di destra che sono al governo.
Se un piccolo inciso è d’obbligo, e cioè che essi non avrebbero diritto di parlare di queste cose dopo quanto è stato fatto ai cittadini italiani e ai diritti umani per constringerli con coercizione e minaccia a iniettarsi un diserbante perseguitando anche i bambini, è davvero necessario ribadirlo in questa vicenda, che ha contorni grotteschi, oscuri, e che è tutta da raccontare posto che, come detto in premessa, la capacità dei lorsignori di rivoltare le cose per gettare fumo negli occhi è infinita.
Abbiamo potuto appurare, grazie allo scontro avvenuto alla Camera per l’intervento dell’onorevole Donzelli e la informazioni rivelate dall’Onorevole Del Mastro, che non così stanno le cose. E cioè non vi è affatto uno sciopero della fame per denunciare la propria ingiustizia. In realtà, Cospito, è stato intercettato in carcere a pattuire questa azione con i boss della mafia, per usarlo come cavallo di troia e poi abolire il carcere duro per tutti; e, guarda caso, poco tempo dopo che un pentito ha dichiarato che Matteo Messina Denaro si sarebbe fatto arrestare con questo patto. Non dimentichiamolo perchè su questo punto tornerò alla fine.
La prima incredibile sfacciataggine avvenuta è che invece di vergognarsi o, almeno, rispondere nel merito delle accuse ricevute – e cioè per quale motivo siano andati a far visita al detenuto stante che questo è uno strumento dei mafiosi per abolire il carcere duro – i parlamentari del Pd hanno rivoltato la vicenda accusando il deputato meloniano di aver reso pubbliche cose riservate. Incredibile: in pratica, se egli si fosse comportato come gli eletti dal cielo dicono, i cittadini italiani non avrebbero dovuto saper nulla di questi accordi tra Cospito e la mafia, così che la vicenda sarebbe andata avanti, nel silenzio, mentre la sinistra sposava la causa di abolire il carcere duro per tutti, mentre noi avremmo solo pensato fosse per Cospito.
Ma c’è di più. E’ venuto fuori, sembrerebbe da una ricostruzione di Giacomo Amadori sul quotidiano La Verità, che quando la delegazione del PD è andata al carcere di Sassari, l’anarchico abbia loro detto che non gli avrebbe rivolto la parola se prima non andavano a salutare i Boss mafiosi nelle altre celle. Avete letto bene. A questo punto qualsiasi persona che non sappia che la famiglia di un Senatore del Partito Comunista ospitava Totò Riina, e cioè tutti voi; insomma qualsiasi persona che non abbia idea della dimensione che assume questa vicenda inserita in contesti e ricorsi storici molto sinistri (i tutti i sensi), penserebbe che questi, che erano andati ingenuamente a dare sostegno all’anarchico, abbiano rifiutato indignati. E invece no. Obbediscono alla richiesta di inchino, facendo visita ad esempio al camorrista Francesco Di Maio. Questo, visto l’onorevole Orlando, già Ministro della Giustizia, gli dice: “ora stiamo inguaiati” – come a voler dire che quando era ministro lui era tutto diverso.
Ma la cosa incredibile è che, Cospito, denuncia di aver ricevuto questo trattamento per ordine del Ministro Cartabia, che era al governo col PD. Questi, invece di difendere la Cartabia o andarsene, si giustificano col criminale dicendogli che è stata un Ministro tecnico e che non appartiene al PD. Sconvolgente: in pratica gli dicono che gli dispiace ma loro non hanno colpe. Se ci fosse stato un loro uomo non sarebbe andata così, appunto come sembra sottolineare il criminale Di Maio. Già questo dovrebbe far capire a che punto siamo della storia. Questi, invece di dimettersi e sparire nella vergogna, chiedono le dimissioni dei politici di destra grazie ai quali siamo venuti a sapere tutto. E la magistratura, inceve che aprire una indagine su questa strana visita in carcere, la apre contro i deputati di destra, credo per l’ipotesi di rivelazione d’atti d’ufficio. Siamo al totale sovvertimento della realtà.
Quello che suona molto grave, e questa è una mia supposizione, è lo scopo di tutta la vicenda che emerge ricapitolandola e lo dico perchè mi rifiuto di pensare che persone come la Serracchiani o Orlando possano mai avere accordi con i mafiosi. Possono starvi antipatici ma questa cosa non è pensabile e non è argomentabile, cadrei dalla sedia fosse vero. E vero, assolutamente, non è. Al massimo possono essere persone strumentalizzate da disegni più grandi di loro a loro insaputa. E’, invece, assolutamente ovvio che questi sappiano benissimo di essere protagonisti di una azione per mettere sotto il mirino il governo. Una azione indecente, ma di lotta politica senza scrupoli.
Un anarchico è posto al regime di detenzione duro da un governo di cui fa parte il PD. Nessuno protesta, nessuno gli fa visita in carcere. Poi succede che i tanto odiati nemici di destra vanno al governo. A questo punto parte una campagna mediatica come a voler far credere che siano stati loro a metterlo in carcere in quel modo, accusandoli di essere contro i diritti umani. Vengono sguinzagliati i giornalisti e gli intellettuali di area, fomentati gli studenti fumacanne che devono far finta di essere negli anni ’70 per sentirsi vivi, quando non sono sballati; e scoppiano violenze, attentati ai corpi diplomatici, minacce alle più alte cariche dello Stato. Il tutto cavalcato dalla sinistra che pretende la testa di chi ha reso pubblica la verità, e cioè che Cospito è strumento della mafia per poter far fuoriuscire dal carcere duro i boss.
Suona quindi un campanello, che questo romanzo criminale ha avuto come principio, non possibile come casuale in tempistiche, e cioè l’arresto di Matteo Messina Denaro avvenuto poco prima e le dichiarazioni di un pentito, guarda caso, sul fatto che il capo della mafia siciliana si sarebbe fatto arrestare in cambio dell’abolizione del carcere duro.
Il quadro è evidente: la sinistra, in pratica, ha soffiato sul fuoco e si è adoperata affinchè ciò avvenga in modo tale che, una volta avvenuto, si scatenerebbe una campagna mediatica in tal senso. Perchè se tutto fosse genuino, e la Meloni si piegasse, data la loro apparente posizione dovrebbero ringraziarla e dipingerla come una intellettuale. Invece sarebbe pronto il fuoco della stampa per dimostrare che la Meloni ha fatto un accordo con Matteo Messina Denaro e, anche con vagonate di favole inventate, lasciare il dubbio per “mascariare” e chiederne le dimissioni. Come, se il Governo non accettasse e Cospito morisse, verrebbe fatto accusandola di esserne la casua!
Il tutto dimostrando le reali motivazioni di quanto sta avvenendo, che confermano gli insegnamenti della scuola di Frattocchie, di una parte politica feroce all’inverosimile, la sinistra, pronta a tutto e ferma davanti a nulla. E di cui, questo Paese, è vittima stanca. Sono loro che dovrebbero spiegare l’inchino ai boss carcerati a Sassari.
Indecenti oltre i limiti.