Il dibattito sull’anarchico rinchiuso con regime del 41 bis ha ormai raggiunto ogni angolo dell’informazione. Quotidiani e trasmissioni televisive si rincorrono a ospitare opinioni di varia natura sul caso. Eppure, nonostante questo, ancora una volta e come spesso accade ed è accaduto per molti fatti e vicende italiane, solo pochissime eccezioni, come quella di Maurizio Belpietro, si sono registrate al fine non di valutare in se il fatto in esame – e cioè la possibilità di rivedere il provvedimento restrittivo forse eccessivo per Cospito – ma al fine di inserire la vicenda in un quadro di insieme, legandola a vicende a contorno e che non possono essere dettate dal caso: mi riferisco all’arresto di Matteo Messina Denaro e ancor di più alle rivelazioni del pentito Baiardo che ha affermato esserci la possibilità di un accordo per il quale il super boss si sarebbe fatto prendere in cambio di una rivisitazione del carcere duro, al fine di far uscire dal carcere, o dall’isolamento totale, figure di spicco della criminalità organizzata.
Può essere un caso che questo pentito faccia una dichiarazione del genere, e qualche giorno dopo nasca un caso di cronaca che ha come oggetto l’abolizione del 41 bis? No, non può essere un caso. E può essere un caso che nessuno, o quasi, lo sottolinei?
C’è da registrare, prima di approfondire e spiegare il tutto, una non celata ipocrisia tipica degli intellettuali, o sedicenti tali, che appartengono alla galassia della sinistra. Infatti, mentendo e sapendo di mentire, nel dibattito essi pongono l’accento sulle condizioni di salute, sul rispetto dei diritti umani, e tante altre cose di tipo retorico che, però, non reggono alla prova del nove. Ma se al posto di Cospito ci fosse stato Giusva Fioravanti a fare lo sciopero della fame, si sarebbero stracciati tutti le vesti comunque per farlo liberare?
Diciamo la verità. Il mondo nostalgico degli anni 70, e di chi è nato molto dopo ma deve fare la recita di farne parte, è costituito da persone, anche autorevoli, che con ipocrisia non ammettono che le loro posizioni si basano su motivazioni non di merito ma ideologiche. Per chi teorizzava una giurisprudenza di lotta, al fine di non condannare per certi reati chi li commetteva per ragioni di lotta politica, una piccola occasione, questa, per rinfrescare i modi di operare di un tempo che non c’è più per tutti noi; certo non per loro, che seguono sempre una stessa linea: quella del giocare alla rivoluzione perché fa tanto distinguersi, fa tanto elevarsi, fa tanto sentirsi gli eletti, i colti, la parte migliore del Paese.
Ma la vicenda, questa volta, ha dei contorni inquietanti e di una gravità inaudita ed è bene che i cittadini, quasi tutti all’oscuro della realtà dei fatti, ne siano informati.
Infatti, in tutte le salse, le persone distratte dalla propria frenetica giornata lavorativa e che poco possono approfondire, sono state semplicemente convinte che per motivi di salute, di diritti fondamentali e via dicendo, sarebbe corretto rivedere un regime carcerario eccessivo per il criminale Cospito. La cosa, nel merito, potrebbe trovarmi anche d’accordo. Non mi trova più d’accordo, invece, come ho scritto in premessa, se la vicenda viene inserita in un contesto di riferimento a tutto tondo per osservarne risvolti inquietanti.
I fatti, quelli crudi, non sono che un anarchico al 41 bis fa lo sciopero della fame per protestare contro la sua condizione. Questo è quello che la maggior parte di voi è stata portata a credere. Ma non è così. Affatto.
I fatti sono questi: il detenuto Cospito è stato intercettato mentre durante le ore d’aria nel carcere, si intratteneva a discutere e prendere accordi con Boss della malavita. In particolare: il 28 dicembre 2022 ha discusso con il killer andranghetista Francesco Presta. Questo lo incitava dicendogli di mantenere l’andamento e andare avanti. Ma c’è di più. Ed è un di più molto grave. Cospito infatti risponde al killer: “fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma”. Chi sono, mi domando, queste “associazioni”?
Non è finita qui. Il 12 gennaio 2023, Cospito parla con Francesco Di Maio, boss dei Casalesi che dice: “pezzetto dopo pezzeto si arriverà al risultato”. Il risultato, ovviamente, è la abolizione del 41 bis. Non per Cospito. Per tutti.
Soltanto qualche lettore davvero poco accorto, a questo punto, non avrà notato che le cose non stanno affatto per come in apparenza sembrino. E, una volta compreso che c’è una organizzazione ramificata, strutturata, che usando la scusa di Cospito e del suo sciopero della fame ha in realtà lo scopo di liberare dal 41 bis i mafiosi, non si può restare non interdetti davanti a tutti questi intellettuali che immediatamente hanno iniziato la zampognata in salsa marxista leninista tanto cara a chi, per sentirsi qualcuno e per sentirsi vivo, deve per forza far finta di vivere negli anni 70, trascinandoli in eterno.
Ma qui, purtroppo, sorge un dubbio. Se, come credo, queste persone sanno benissimo delle intercettazioni che io ho riportato, come è possibile una tale presa di posizione?
Qui siamo davanti a una guerra allo Stato che ha il fine di liberare dal 41 bis i più pericolosi criminali e rimetterli nelle condizioni di avere rapporti e governare le organizzazioni di cui fanno parte. Il tutto camuffato da uno sciopero della fame per motivi personali di un detenuto e così è il tutto mediaticamente descritto. I parlamentari di sinistra, nello stesso giorno della seconda intercettazione, facevano visita al detenuto. Non credo avrebbero fatto visita, nella stessa identica situazione, a uno dei Nar.
Ma alla Camera dei deputati, l’onorevole Donzelli, denuncia una anomala vicinanza, fa intendere che si possano avere dei dubbi sulla rettitudine di alcuni, chiede palesemente se la sinistra sia al fianco dello Stato oppure dei criminali.
Parole che hanno scatenato la reazione del mondo politico, e della sinistra, indignata per quanto affermato e che non può essere tollerato. Io penso un’altra cosa invece. Penso che tutto, nella vita, possa essere argomentato ma con certi modi e maniere. Donzelli ha sbagliato a fare un comizio tipico di una piazza e non di un intervento parlamentare sobrio. Ma, nel merito, l’ha sparata davvero grossa oppure a pensarci bene il tutto può essere analizzato diversamente?
Facciamo un riepilogo che ci consenta di schiarirci le idee in modo che io non mi frapponga tra i fatti e il lettore ma sia egli a trarre le proprie opinioni:
Primo punto: Il pentito Salvatore Baiardo dichiara che il Boss della mafia Matteo Messina Denaro, ormai in fin di vita e necessitante di cure, si farà catturare in cambio di un accordo. Abolire il carcere duro, il 41 bis, nato dopo le stragi di mafia degli anni 90 in modo tale che nel giro di qualche anno importanti esponenti della mafia sarebbero tornati operativi;
Secondo punto: per giorni non si parla di altro, e inizia sui giornali e in qualche angolo dell’informazione, un anomalo e puntuale dibattito sulla necessità o meno di mantenere questa cosa disumana e contro ogni principio, dato che ormai la mafia è praticamente vinta e che anche Denaro è stato catturato;
Terzo punto: passano pochi giorni. Una persona di cui quasi tutti non avevamo mai sentito parlare, un anarchico, balza in testa alle cronache perché sta facendo uno sciopero della fame. E’ molto deperito, in pericolo di vita, e chiede che sia annullato il regime del carcere duro. Che coincidenza! Il mondo della sinistra italiana inizia a stracciarsi le vesti per questa causa. Loro non sono ignoranti e mediocri come i fascisti che ci sono al governo. Comprendono i principi fondamentali, hanno studiato. Iniziano disamine su cosa Cospito abbia fatto nella vita e fior fior di penne, invece che intervistare i magistrati e vedere a livello processuale il tutto, scrivono tesi a difesa della sua lotta.
Quarto punto che si collega al primo: viene scoperto che Cospito non sta affatto facendo uno sciopero della fame per la sua condizione, non è affatto il nuovo Pannella. No. Viene scoperto che lui prende accordi con i capimafia che incontra in carcere, e pattuisce con loro questa azione, che ha lo scopo di far abolire il 41 bis a tutti i detenuti e non solo a lui. Può essere una coincidenza che qualche giorno prima un pentito dice che Denaro verrà arrestato in cambio di un accordo sul 41 bis?
Quinto punto: tutta la sinistra e il mondo degli intellettuali a contorno, scoperto quanto da me riportato, non cambiano la loro posizione nonostante attentati e violenze inizino verso obbiettivi diplomatici italiani e vengano fatte minacce di morte ai giudici se quanto richiesto dagli anarchici, e chi gli vuole tanto bene, non venga rispettato. Dettano le condizioni. Altrimenti lo Stato la pagherà.
Lascio a voi, cari lettori, le conclusioni. Mi preme soltanto segnalare due cose. La prima è che un governo di sinistra, con ministro della giustizia Conso, nel 1993 fece uscire dal 41 bis centinaia di mafiosi. Le stragi cessarono. La seconda è che mi appare evidente che la vicenda Cospito serva da fumo negli occhi per non far vedere cosa bolle in pentola. La terza è che l’onorevole Donzelli, a mio avviso, ha sbagliato ma non nel denunciare le possibili ambiguità della sinistra con la criminalità. Penso abbia solo sbagliato toni e metodo. Avrei gradito e gradirei ancora sentir dire che la destra vigilerà, una volta non più al potere, su cosa sarà delle norme che regolano il carcere duro quando al governo ci sarà il PD. Perché un accordo non è detto si chiuda in due mesi. Qualche anno, così che la gente non si accorga di nulla, può andar bene. E’ stato un errore puntare il dito su singoli deputati, che spesso e penso anche in questo caso, sono persone per bene ma dentro disegni più grandi di loro.
Ma le cose si possono dire, e si devono dire per informare la gente che, altrimenti, crede a tutta la retorica vomitevole di questa intellighenzia di sinistra, che parla di diritti umani e cultura, mentre in realtà difende la causa di criminali efferati. Nulla di nuovo, insomma, da diversi decenni.