Soltanto ieri scrivevo una lunga disamina a corollario del video di Tg3 Leonardo andato in onda nel 2005 e che narrava delle tecniche di proscizione per opinioni non allineate. Eravamo in piena campagna mediatica scatenata a comando per farci credere che quel video era una bufala in quanto il virus non sarebbe stato lo stesso. Immediatamente buona parte degli utenti, che sono gli stessi che si sono bevuti il fatto che poter manovrare lo spread a comando fosse una bufala, hanno abboccato. Il tutto senza mettere in conto diversi aspetti. Il primo è il pensiero critico dell’uomo illuminato. Non possiamo, visto il video del 2005, fermarci a dire che – vabbè – il virus non è lo stesso e quindi e tutto a posto. Non porsi delle domande a tutto tondo è davvero un comportamento discutibile. Il secondo aspetto è il dover notare che quel servizio è stato giudicato come bufala a corollario di una campanga mediatica su larga scala, scatenata con ogni mezzo e con ogni diffusione, come a voler zittire qualsiasi tipo di dubbio, richiesta di discussione. E’ una bufala e basta: l’hanno detto “gli esperti”. Il terzo aspetto è che, però, se poteva essere vero che il virus non fosse uguale, questo non significava affatto che il video fosse una bufala; anzi. Vi era la prova che i virus possono essere creati in laboratorio.
C’è un quarto aspetto che, però, è venuto fuori nella tarda serata di ieri. Un aspetto che ci fornisce una nuova chiave di lettura critica per la campagna mediatica avviata al fine di dire che il video del 2015 fosse una bufala. Ed è l’aver scovato un altro servizio del Tg Leonardo dove si affermava che il COVID-19, proprio il virus attuale, era sfuggito al famoso laboratorio cinese di cui stiamo parlando da ore.
Alla visione di questo video appaiono due cose. La prima cosa è che, come è consuetudine corretta nel giornalismo, vi è un utilizzo del condizionale. Ma è, appunto, una consuetudine che per deontologia è necessario assecondare nonostante si portino nei lavori giornalistici argomentazioni serissime, circostanziate, e supportate da fonti. La ricostruzione del servizio del 17 febbraio, però, non deve essere vista per come è, bensì inserendola nel contesto storico di riferimento, e cioè quando il virus era un problema cinese, ben lontano da noi. Questo aspetto è fondamentale perchè ci fornisce la chiave di lettura non della valutazione del servizio in sè ma, invece, della valutazione della campagna mediatica imbastita ieri per dire che il servizio del 2015 fosse un fake da non prendere in considerazione. Ed alla luce di questo percorso a ritroso, quindi, valutare quel primo servizio in modo molto, molto differente. Però, cari amici e lettori, io vi dico che nonostante questo video del 17 febbraio ancora una volta non è detto che le cose siano come ormai sembrano. Anche questo potrebbe essere smentito. C’è chi fa le smentite di professione, basta andare a leggersi Open e Butac. A tal punto che un mio amico ridendo, tempo fa, mi fece la battuta che sembrava che per professione smentissero anche le cose vere, tale era la voglia di smentire. Ma, battute ironiche a parte, vi chiedo di riflettere. Se fosse davvero così, e cioè se anche il servizio del tg Leonardo del 17 febbraio venisse smentito, cosa faranno Burioni e tutti i nostri eroi? Ci diranno che il TG Leonardo è un organo ufficiale dei complottisti? Burioni e la sua pagana inquisizione chiederanno, come fatto per Messora, l’oscuramento di questo programma? Caro Burioni, ricordati: noi non siamo scienziati, ma neanche fessi.