Quanto avvenuto durante la votazione della legge elettorale ha definitivamente sdoganato quel patto, detto del Nazareno, che in questo caso è arrivato a sostituire quasi cinquanta parlamentari di maggioranza con altrettanti di Forza Italia. Nuova maggioranza di governo nei fatti, questo patto è protagonista di qualcosa di inedito e anomalo per l’Italia. Certo, le premesse c’erano tutte.
Sono passati tanti mesi da quando Enrico Letta venne accoltellato alle spalle da un giovanotto spregiudicato che, senza nessuna esperienza parlamentare e nessuna partecipazione, in vita sua, ad alcuna elezione politica nazionale, si fece nominare Presidente del Consiglio dallo scorso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La scalata al PD non è stata roba da poco e la ricordiamo tutti. Da sindaco di Firenze Matteo Renzi imbastì una costante operazione mediatica di cosiddetta “rottamazione”. Lui era il nuovo e rappresentava il volto dei giovani politici che dovevano mettere in soffitta i vecchi arnesi impolverati di una Repubblica malandata e che necessitava di una medicina miracolosa: la sua energia. Dopo il fallimento di Bersani, la conquista a mani basse, attraverso le primarie, della segreteria del PD, aprì una breccia nel Palazzo: c’era consenso politico tra i cittadini per il “rottamatore”, pur in assenza di una sua elezione attraverso il voto. E questo consenso poteva giustificare una sua nomina improvvisa alla carica di Premier che non sarebbe stata osteggiata dal popolo. Questo ci venne fatto credere ma non era la verità.
La verità era che, nei tanti mesi precedenti la sua nomina a “Primo Ministro”, Matteo fece innamorare un uomo molto importante; il più importante: Silvio Berlusconi. Era un amore che covava da anni e le ragioni sono evidenti. Innanzi tutto le similitudini caratteriali. Come Berlusconi, Renzi è spregiudicato e narciso. Pensa che sia scontato che tutti debbano adorarlo; questo grazie al grande fascino del “comunicatore”. Un comunicatore 2.0, Matteo, che sostituiva nei binari della seconda repubblica il più grande comunicatore di tutti i tempi: l’uomo di Arcore, Silvio il magnifico, come lo definiva ironicamente Nicholas Farrell nei suoi articoli. Una ironia che racconta, con una sola parola, una incredibile storia italiana dove l’attore meneghino sarà protagonista fino all’ultimo. La seconda ragione dell’infatuazione di Berlusconi per Renzi è politica. Matteo, infatti, ha portato avanti la più grande operazione della storia dell’Italia repubblicana di cui nessuno era stato capace. Si è infatti finto di sinistra e, come un cavallo di Troia, è stato veicolo di quell’incendio che ha distrutto dall’interno il Partito Democratico; oggi in fiamme e vicino alla scissione. Siamo sicuri che questa operazione non aveva la regia di Berlusconi? Non ne sono più tanto sicuro.
Con un Berlusconi messo nell’angolo, comunque la si pensi sull’uso politico della giustizia, dalla condanna per frode fiscale, in molti pensarono, ad esempio Alfano, che la sua sorte politica sarebbe stata segnata e avrebbe puntato verso il declino. Dopo 20 anni di persecuzione giudiziaria, infine, si era riusciti a infilzarlo e i giochi erano chiusi. In realtà sembravano chiusi perché uno straordinario stratega duro a morire aveva ordito quella che ormai abbiamo tutti capito essere una sua creatura. Il royal baby, come lo ha definito Giuliano Ferrara. Renzi divenne Presidente per volontà di Berlusconi; e solo per raggirarci il patto del Nazareno venne fatto uscire allo scoperto dopo la sua nomina con la favoletta dell’appoggio trasversale alle riforme. Già, tutto questo era partito molto prima, chissà quando. Quanto narrato brevemente, in queste poche righe, potrebbe aprire lo scenario politico del “partito della Nazione”. In questo caso le forze che fanno capo ai due compari del Nazareno potrebbero unirsi e fondare un nuovo soggetto politico che avrebbe come Re Berlusconi e come erede al trono Renzi, che sarebbe il candidato. Le formazioni ai margini, con un Salvini da un lato e una nuova sinistra dall’altro, farebbero da cornice ad una inevitabile loro vittoria. Matteo conosce la politica e sa benissimo che il prossimo candidato Premier della sinistra italiana, in qualsiasi caso, non sarà più lui. La sua immagine, per questa funzione, è bruciata. Conosce bene anche le vendette di cui sono capaci i politici della minoranza PD, che quando potranno lo “uccideranno” senza pietà. Proprio per questo Renzi ha capito che deve durare al governo più tempo possibile e può farlo solo con la protezione di Berlusconi. E’ nata da questa verità, quindi, quello che è stato chiamato “partito del Nazareno” che ha superato il semplice patto e si è posizionato al centro della scena politica.
Da ciò, le riflessioni che nascono guardano all’elezione del Presidente della Repubblica. Vi confido che, date le condizioni, mi preoccupa molto ciò che accadrà. Tranne sorprese, infatti, molto probabilmente verrà eletto un esecutore della volontà del Nazareno. Che sia espressione di una cultura politica o un’altra non importa; ciò che è evidente è che ci troveremo davanti un uomo non garante, non sopra le parti, ma posizionato sul colle più alto per assecondare qualsiasi volontà della premiata ditta “Renzusconi” che ha deciso di impossessarsi dell’Italia garantendo le proprie posizioni. Se così sarà, dal patto del Nazareno, evoluto in partito del Nazareno, la parabola della democrazia italiana troverà la sua fine nella dittatura del Nazareno.