Diversi anni fa, quando la parabola finiana portò al declino della destra in Italia, potemmo osservare da vicino un fenomeno difficilmente negabile: per quanto, in modo formale o non formale, la destra si distaccasse dal passato fascista di sua provenienza, tale azione non era mai abbastanza e non veniva mai riconosciuta come definitiva. Mai la sinistra era contenta e soddisfatta. Ogni dichiarazione in tal senso, ogni azione portata avanti anche dal leader della formazione proveniente dal MSI, in modo anche talmente eccessivo dal perdere stima ed elettori, non portavano mai i progressisti a dare a Cesare quel che è di Cesare, e quindi alla Destra la ragione, inconfutabile, dell’aver fatto mille e più volte cose che segnassero un distacco e una presa di distanze. Questa analisi, in modo esemplare, venne portata avanti da Giampaolo Pansa che, nel suo “bestiario”, avvertì come un mago premonitore ciò che sarebbe accaduto: Gianfranco Fini sarebbe andato a scogli; da un lato perdendo il suo elettorato per le eccessive dimostrazioni di retorica e servilismo antifascista a disposizione delle richieste della sinistra, dall’altro perché qualsiasi cosa egli avesse fatto per distaccarsi e ripulirsi dall’infamia che il conformismo di sinistra usa per proscrivere gli avversari, non sarebbe mai stata abbastanza per garantirgli un posto al sole e, addirittura come lui sperava, la Presidenza della Repubblica.
Ripercorrendo quegli anni attraverso nitidi ricordi, non posso dimenticare quanto scrissi più di una volta. E’ falso che la sinistra chieda la pacificazione e una memoria condivisa. Come è falso che essa rappresenti libertà e democrazia. E’ esattamente il contrario. La sinistra è attaccata all’antifascismo come un malato all’ossigeno in terapia intensiva. Al servizio del capitalismo finanziario, delle multinazionali, e del neoliberismo, essa fa credere di essere ciò che era in quanto antagonista di un qualcosa che non c’è più, di un nulla d’oggi che decenni fa fu un regime, e che non si accetta assolutamente in alcun modo non esista più. Devono, per forza, fomentare la paura che il fascismo sia dietro l’angolo. In modo tale da potersi descrivere come unica forza politica ad esser degna di rappresentare le Istituzioni. Tutto è tranne che un atteggiamento democratico e di libertà. Parlano di organizzazioni da sciogliere, di distanze da prendere, di dichiarazioni che la Meloni dovrebbe fare ma, a ben vedere e analizzando la realtà, è la solita fuffa, il fumo negli occhi per non focalizzarsi sulle cose che realmente andrebbero dette e che tenterò di spiegare.
La prima è che poche centinaia o migliaia di persone legate al ricordo del fascismo non costituiscono una organizzazione fascista ramificata o dedita a progettualità di presa del potere. La seconda, fondamentale da sottolineare, è che le denunce e le indignazioni che stiamo ascoltando – lo ammetto – avrebbero anche un senso se queste braccia tese e riunioni avvenissero quotidianamente o in giornate qualsiasi per il solo scopo di “far politica”. Invece, come nel caso di Acca Larenzia, questo è avvenuto al fine di commemorare dei giovani ragazzi assassinati salutandoli, facendo un salto indietro nel tempo, riportando indietro le lancette e facendo gesti attuali al momento della strage e non anacronistici, oggi utilizzati appunto in modo nostalgico e commemorativo e non con scopo politico attivo.
C’è, però, qualcosa in più da sottolineare. La sinistra, quando avvengono queste sporadiche manifestazioni pubbliche da parte di vecchi amici che hanno vissuto insieme gli anni di piombo, non chiede di prendere le distanze a chi era in piazza. No: la sinistra lo chiede ai politici, come la Meloni, che sono in parlamento nelle file di un partito che si chiama Fratelli d’Italia. Perché tale richiesta è formalmente e politicamente inaccettabile e folle? Semplice. La destra italiana, e la attuale formazione della Meloni, proviene in ultimo da Alleanza Nazionale e non dal MSI che fu antecedente. E Alleanza Nazionale, con il congresso di Fiuggi, promosse ufficialmente la presa di distanze dal passato fascista, azione che generò il diventare forza di governo della Repubblica attraverso la partecipazione al primo governo Berlusconi. In pratica, nei fatti, la sinistra chiede alla Meloni di prendere le distanze da un qualcosa che non esiste più all’interno del partito di destra proprio per azioni politiche formali e, tra l’altro, che furono di portata storica. Il congresso di Fiuggi non fu una chiacchierata al bar ma una pagina di storia della politica italiana. Ragione vuole che, dopo un congresso del genere, le richieste di presa di distanza del fascismo si arrestino non avendo più ragion d’essere; ed invece, come scritto in apertura, la ragion d’essere è tutta dentro la sinistra che senza queste polemiche e continue recite antifasciste dovrebbe parlare di contenuti e di fatti.
E se volessimo parlare di contenuti e di fatti cosa potremmo dire? Penso sia evidente e lo scrivo con forza. La sinistra esercita quotidianamente quella che in psicologia è chiamata proiezione. E’ da quel lato che non hanno mai preso le distanze dalla loro violenza politica, dai terroristi amici, da quella capacità di promozione dell’odio politico che non è mai cessata davanti l’avversario, fino a tempi recenti, fino ad oggi. Nessuno, infatti, sembra parlare del come mai, dopo decenni, gli assassini di quei ragazzi siano ancora in libertà. Nessuno sembra essere interessato, a sinistra, a dire che fu errato uccidere quei ragazzini perché non erano di sinistra. Nessuno, a sinistra, nonostante le lezioni di moralità e di superiorità, sembra essere interessato a dire che bruciare vivi i fratelli Mattei sia stato un qualcosa da condannare. Silenzio, sempre e solo silenzio. Ecco, quindi, la ragione profonda delle continue richieste di denuncia, di presa di distanza dal passato, che la sinistra formula verso la destra. A sinistra mostrano inconsciamente ciò che essi non intendono fare, neanche morti, neanche per un attimo, perché a rinnegare il passato violento deve essere soltanto una parte politica e non la sinistra. Nonostante la destra lo abbia fatto anche in un congresso ufficiale, oltre che attraverso centinaia di dichiarazioni ad ogni occasione possibile. Qui denuncio quindi questo nulla intellettuale che la sinistra rappresenta, questo nulla morale, questo nulla politico rappresentato dall’ossessione antifascista che palesa mancanza di contenuti e – nel loro caso davvero – mancanza di presa di distanze da ogni violenza politica, sia anche stata rossa.
Per questo ritorna come ieri, attuale, fortissimo, davanti a questo spettacolo indecoroso, l’insegnamento che a destra giunse da Giorgio Almirante: “non rinnegare, non restaurare.” Una frase, dove c’è tutto. Dove c’è dignità politica, dove viene suggerito il non asservirsi come fece Fini al rinnegare la propria storia, ma allo stesso tempo amare la moderna democrazia e non restaurare una idea che fu Impero ma che la storia ha sconfitto. Si sta in parlamento quindi, all’interno di regole democratiche, ma promuovendo valori sociali e politici che, in larga parte, sono ancora attuali per il benessere sociale e non rinnegabili.
Si potrebbe immaginare una reazione a tutte queste polemiche. Una ripicca. Tutti quei nostalgici potrebbero portare quelle braccia tese davanti alle sedi di partito di quei nemici di sempre e di oggi. E se accadesse? Immaginatelo. Sarebbero braccia tese verso il nulla. Il nulla di questa sinistra. Ma, a ben vedere, quelle braccia sarebbero anch’esse provenienti da quel nulla che, ormai, dopo settant’anni, è il fascismo in Italia. Una cosa che non esiste. Che non c’è. E quindi, in questa rappresentazione ideale, avremmo il nulla davanti al nulla.
Un fumo negli occhi che distrae tutti. Tutti parliamo del nulla. Fateci caso. Mentre chi ha ucciso quei ragazzi è ancora in libertà. L’unica cosa di cui si dovrebbe parlare ma che è volutamente tenuta in ombra. Perché questa è la lunga storia di una mitraglietta Skorpion. Una storia che pochissimi vogliono davvero raccontare…