“Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare”, diceva Mark Twain; e, certo, l’aforisma può adattarsi, oltre che ai suffragi, anche al voto dei parlamentari: sicuramente in Italia. La notizia è di quelle che non fa stupire nessuno: la magistratura fa le leggi. C’è, poi, una particolarità da sottolineare, e non è un dettaglio: fa le leggi che il popolo italiano, attraverso la rappresentanza parlamentare, ha bocciato, secondo regola costituzionale, emettendo sentenza civile e affermando che in Italia non è gradita la pratica della adozione del figlio del partner. E’ la democrazia bellezza; sarebbe la democrazia, bellezza!
Il tema, lo ricorderete, è quello legato ai dibattiti sulla legge Cirinnà. Ebbene, nonostante la disinformazione imperante atta a non far capire ai cittadini i reali effetti della legge (veniva farfugliato che serviva per fare adottare i bambini orfani ai nuovi compagni dei genitori; era pure commovente), dopo diverse settimane in cui questa venne spacciata come semplice tutela dei diritti degli omosessuali, ci si accorse, infine, che all’art.5 vi era un passaggio che avrebbe consentito ad un senatore del partito democratico di adottare il bambino del compagno ottenuto attraverso la pratica dell’utero in affitto; acquistando, quindi, il corpo di una donna e ottenendo un infante dopo una gestazione di 9 mesi, cadenzata da bonifici bancari secondo contratto. Molti, a quel punto, capirono l’antifona, in parlamento e non. E l’antifona era che una innocente legge che avrebbe solo dovuto promuovere l’amore universale, “perchétuttihannodirittodiamarsi”, era in realtà un cavallo di troia che, di fatto, introduceva il matrimonio omosessuale in Italia infischiandosene del volere popolare. Un tentativo di raggiro, di circonvenzione di incapace, che venne coadiuvato da una spaventosa operazione mediatica per non far capire a nessuno il contenuto reale della legge ed i suoi effetti. Che, sono, essenzialmente, questi: io affitto il corpo di una donna all’estero perché in Italia è reato, impianto nel suo utero ovuli di un’altra donna (solitamente la scelta nei cataloghi è di bionde e alte, non sia mai che ti viene un figlio bruttarello), questi vengono fecondati da spermatozoi del mio fidanzato e dopo nove mesi mi porto il bambino in Italia e lo adotto. Ecco, questa cosa era stata vietata dal parlamento che aveva emendato la legge.
Nonostante la realtà apparsa agli occhi di tutti, e nonostante il parlamento si sia opposto, vi fu comunque la volontà di approvare la legge senza l’art. 5. Ebbene, erano i momenti in cui io dissi, ma non solo io, che da quello sarebbe nata la cosiddetta “via giurisprudenziale”. E’, con questa locuzione, descritta quella pratica secondo la quale, in Italia, si aggira il volere popolare attraverso una sentenza. Ed è quello che è accaduto con la sentenza della Santa Cassazione che, per chi non lo sapesse, fa giurisprudenza. Cosa significa fare giurisprudenza? Significa che, ad esempio, siccome oltre al senatore del PD era saltato fuori che anche Vendola aveva ottenuto un bambino allo stesso modo (quante coincidenze vicine alla discussione in aula di quella legge…), lo stesso potrà appellarsi a quella sentenza e ottenere l’adozione del bambino ottenuto affittando il corpo di una donna in Canada. Realizzando, così, ciò che in Italia è vietato, e cioè una famiglia omosessuale con un bambino avente due padri. Amen.
Ho sottolineato in un mio articolo, lo rifaccio adesso, che la problematica potrebbe essere argomentata nel merito ma che, semplicemente, ci si può soffermare sull’atteggiamento di chi vuole imporre con la forza una nuova visione antropologica dell’uomo. Si perché non è scopo di questo articolo esporre la mia opinione su questo tema, sul giusto e lo sbagliato, sul bene e il male, la luce e il buio della nostra civiltà; e, addirittura, lascio il beneficio del dubbio e dell’opinionabilità. Sei d’accordo con questa pratica? Non c’è problema! Semplicemente, però, i signori a favore di tutto questo dovrebbero avere il coraggio di passare dal parlamento, rispettando la democrazia, invece che accettando le leggi solo se vanno nella loro direzione. Il parlamento aveva bocciato e la sovranità dovrebbe appartenere al popolo. Ma ci sbagliavamo: appartiene alla Cassazione.
Insomma abbiamo discusso, litigato, ci siamo infervorati, siamo stati ore a guardare i dibattiti in tv, le accuse, i confronti, le argomentazioni a sostegno e contrarie; ma era tutto un circo ridicolo ed una inutile perdita di tempo. Bocciata la legge, trovata la sentenza. Ci sarebbe da dire, allora, aboliamo proprio il parlamento; che a fare le leggi, tanto, ci pensano i giudici.