Mio Padre Giuseppe è una persona umile, è nato in un paesino tra le montagne dell’Abruzzo e, dopo una infanzia trascorsa in una casa senza l’acqua diretta e a giocare tra i campi e le galline, a soli undici anni andò a vivere in collegio ad Avezzano, dove iniziò a frequentare le scuole medie. Tornava in paese soltanto per le vacanze estive anche se, come successo per il disegno tecnico, gli capitò di passarle a studiare per superare gli esami di recupero a settembre. Il servizio militare e poi una vita da emigrato a lavorare in Sicilia. Viveva in una pensione a Termini Imerese prima che mettesse su famiglia e gli anni, tutti dedicati al lavoro, scorressero fino ad oggi; giorno in cui il suo figlio maschio Luigi, appassionato di politica, si trova a scrivere un articolo sulla piccola fiammiferaia Maria Elena, Ministro delle Repubblica.
La storia di mio padre vi è piaciuta? Non è esemplare? Non vi siete commossi almeno un po’? Ecco ora, cari lettori, devo farvi una domanda: se su mio padre vi fosse il sospetto di essere protagonista di intrecci e interessi bancari di un istituto che ha mandato sul lastrico centinaia di risparmiatori, di cui uno suicida, truffati con l’inganno facendogli sottoscrivere investimenti ad alto rischio; se mio padre, di quella banca, fosse stato ai vertici e avesse subito contestazioni da parte della Banca d’Italia per mala gestione dei crediti; se, ancora, mio fratello o mia sorella fossero in carriera dentro la stessa banca; e se io fossi Ministro della Repubblica e avessi, con un decreto del mio governo, approvato una norma con cui i creditori sociali non possono fare causa a mio padre; insomma, se mi venisse chiesto conto e ragione di tutto questo c’è qualcuno tra voi che se ne fotterebbe – perdonate il francesismo – della storia commovente di mio padre?
La storia della Banca Etruria è stata e sarà al centro delle cronache ed io non ho voluto scrivere l’ennesimo articolo descrivendo quanto avvenuto per filo e per segno. Abbiamo già letto tutto e se il padre della Boschi è colpevole di qualcosa questo lo accerterà chi di competenza. Ciò che non sono riuscito a tollerare, ed è l’oggetto di questo articolo, è lo spettacolo inaccettabile di un Ministro della Repubblica che, chiamato del popolo italiano a rispondere di suoi eventuali conflitti di interessi in una brutta vicenda, invece di chiarire la sua posizione ha fatto il piagnisteo dicendo quanto sono belli, bravi e onesti in casa Boschi. Ci ha anche detto che lei è orgogliosa per essersi laureata: e allora? Ma cosa c’entra? Ma chi se ne frega! Se la giovane Maria Elena ha detto, ed è vero, che una ragazza che diventa Ministro a 34 anni attira invidie, non è pensabile che questa frase possa essere da lei utilizzata per sviare e non rispondere nel merito dei fatti. Ed anzi, posso dire, che se, laurea o non laurea, fosse stata un tantino più matura e adulta avrebbe parlato in altro modo non facendo, come ha fatto, una figura da adolescente.
Detto che mi auguro che sia vero che nulla sia ascrivibile a un suo familiare, e detto che nessuno può affermare il contrario senza che siano state accertate delle reali responsabilità dato che avere un padre e un fratello entrambi in carriera in una banca che è fallita non è un reato, resta il fatto che Maria Elena Boschi non era chiamata a rispondere dell’operato di suo padre bensì riguardo al proprio conflitto di interesse come Ministro in carica: è questa la sottile differenza! Ella ha recitato un copione ben scritto dove, parlando delle azioni da lei possedute, in base a quanto avvenuto, il suo vantaggio sarebbe stato di poche centinaia di euro. Davvero? E’ solo questo il possibile conflitto di interessi analizzabile? Non c’era davvero altro di cui la Boschi avrebbe dovuto rendere conto?
Mi spiace, signor Ministro (la Boldrini non si offenda ma io certe cose le scrivo al maschile): mi rendo conto che siamo in un Paese dove se sei di destra devi dimetterti per un paio di mutande verdi o perchè a tuo figlio regalano un orologio mentre se sei di sinistra puoi fare quello che vuoi; mi spiace, signor Ministro: mi rendo conto che viviamo in un Paese dove su un Governo di destra piovono tre avvisi di garanzia al mese mentre i Governi di sinistra possono fare quello che vogliono; mi spiace, signor Ministro: mi rendo conto che non essendo di Forza Italia lei non abbia contro tutta la schiera di finti comici e patetici pseudointellettuali a distruggere la sua immagine pubblica e a darle della puttana che, sia chiaro, sarebbe orribile come quando è avvenuto per le donne del centrodestra. Capisco la sua posizione privilegiata da tesserata PD ma, mi spiace, a noi non interessa di suo padre e di quello che ha fatto; non, quantomeno, durante le dichiarazioni contro un voto di sfiducia a lei, signor Ministro. Lei deve chiarire il suo, di operato!
Invece di dirci che suo padre faceva il contadino lei doveva e deve spiegare agli italiani la strana coincidenza per la quale, poco prima che nascesse questo polverone, il suo Governo ha approvato il decreto legislativo 180/2015 del 16 novembre dove vengono modificate le procedure di risoluzione delle crisi bancarie e, in particolare, di rivalsa in sede legale da parte dei creditori sociali. Lei deve spiegare, signor Ministro Boschi, come sia possibile che oggi, per legge, come prevede l’art.35 comma 3 del citato decreto, la gente non possa più fare causa a suo padre se non attraverso un benestare della Banca d’Italia. Mi vengono rubati i soldi e io devo chiedere a un banchiere il permesso per fare causa a un altro banchiere: è stupendo! Lei doveva convincerci che questa è solo una coincidenza, che lei non ne sapeva nulla; ma lei di questo non ha parlato, ha sviato, generando quindi il sospetto che sotto sotto, in questa vicenda, ci sia stata qualcosa in più che una coincidenza. Noi non possiamo accusarla o affermare che lei abbia reali responsabilità ma solo lamentare questi vuoti, queste spiegazioni non date. Che sono inaccettabili! Se vi è stato qualcosa di losco lo accerterà la magistratura; sempre che, dato che lei è del PD e non di Forza Italia, la cosa non venga avvolta presto dal più cupo dei silenzi e, invece che avvisi di garanzia, arrivino auguri di buon natale e felice anno nuovo a lei e famiglia; certo non alla povera gente a cui è stato rubato il soldo e la dignità che presto, il 31 dicembre, subiranno anche la beffa di ritrovarsi intorno a un piatto di lenticchie con il Presidente Mattarella a dirgli che la crisi è finita, che la banche sono solide e che il futuro è nostro. E che, ovviamente, ci vuole più Europa. Viva la banche e viva l’Italia!