“Tutti i partiti politici godono di finanziamenti illegali e chi lo nega è uno spergiuro”. Quando, dopo l’arresto di Mario Chiesa, Bettino Craxi pronunciò queste parole tutti negarono. In testa il Partito Comunista, sempre pronto a dipingersi vergine, nonostante godesse, oltre che delle colossali tangenti, anche del finanziamento clandestino da parte di Mosca.
Si aprì così, in questo nostro Paese sempre bisognoso di capri espiatori, la caccia al “cinghialone”; il cinghialone era lui, Bettino, che si vide scatenare contro una ipocrita guerra che lo dipinse come unico delinquente d’Italia. E invece aveva ragione, quando diceva in Parlamento che chi era senza peccato doveva scagliare la prima pietra.
Conoscerete la storia di tangentopoli e starete pensando: “Diamine, ma come possiamo dopo decenni essere al punto di partenza?”
L’inchiesta Veneta relativa ai lavori del Mose è di tutt’altra pasta rispetto a quella milanese dell’Expò; quella riguardante Greganti e Frigerio non era paragonabile al sistema di tangentopoli. Sono di tutt’altro avviso per ciò che è avvenuto nella laguna più importante del mondo.
Tra canali e gondole, infatti, controllori e controllati risultavano tutti a libro paga di una organizzazione efficientissima di politica e malaffare. Tanti imprenditori, un generale della Finanza, un giudice della Corte dei Conti e due magistrati delle acque avrebbero fatto da contorno ad un sistema dove i nomi più importanti sono quelli di Giancarlo Galan e di Giorgio Orsoni.
Il primo, già Presidente della Regione è un uomo di Forza Italia, il secondo, sindaco di Venezia, è l’uomo che la Sinistra ha voluto al governo della Città; è già iniziata, come ai tempi di tangentopoli, una corsa a dichiarare che questo tizio era poco più di uno sconosciuto; insomma, la solita ipocrisia.
Come nel caso Penati, braccio destro di Bersani a capo di un’organizzazione simile, che venne dipinto come un tizio che gestiva tangenti senza risponderne a nessuno. Se l’Unità ha scritto che “il sistema” voleva Orsoni sindaco, è altrettanto vero che a volercelo è stato il Pd, che lo ha candidato. Come il Pd ha voluto Penati braccio destro del segretario. Sottolineo che tra i due non si è registrata una sola intercettazione, in un Paese dove è stato intercettato pure Dudù…
Ma torniamo a Venezia. A ben vedere, da Tangentopoli, non cambia assolutamente nulla. Nei metodi del malaffare, nella trasversalità dei partecipanti alla festa, nel finanziamento alla politica e, immancabilmente, nell’ipocrisia della Sinistra italiana che da vent’anni denuncia il berlusconismo come unico luogo del misfatto. No, rubano tutti. Rubano i berlusconiani, rubano loro; ma loro lo negano, facendo le verginelle.
Galan e Orsoni, va detto, si sono dichiarati estranei ai fatti ed io che sono un garantista attenderò il regolare processo e il proseguimento dell’indagine per avere delle idee più chiare sui fatti. Ma ciò che salta subito all’occhio è un sistema di finanziamento di campagne elettorali. Nell’ordinanza di custodia cautelare vi sono i nomi di personaggi ai quali secondo l’accusa venivano pagate ingenti somme; tra gli altri spicca quello di Marchese Giampietro, uomo del Pd, a cui sarebbero arrivate somme tra i 400 e i 500 mila euro. Vi sono poi le somme per le campagne di Orsoni ma anche quelle per Sartori Amalia, esponente forzista.
Ci troviamo di fronte ad un sistema di finanziamento dei singoli politici e delle loro campagne elettorali o quando verrà aperto il vaso di pandora verrà fuori un sistema, ben oliato, di foraggiamento dei partiti politici? In che misura posiamo credere che questi operassero senza che nessuno sapesse nulla? Io non ci crederò mai e posso dirvi ciò di cui sono sicuro: ciò che è avvenuto a Venezia è quanto di più vicino e simile al periodo di tangentopoli.
C’è la politica, ci sono i candidati alle elezioni, ci sono i soldi provenienti dai lavori pubblici. Ci sono tutti; e tutti, come venti anni fa, faranno a gara a tirarsi fuori isolando i più sfortunati che verranno dati in pasto ai media e descritti come mele marce.
Sono certo che, come per tangentopoli, tutti sanno. Tutti conoscono i metodi e tutti hanno taciuto. Non ci sono mele marce. È marcio il sistema. Aveva ragione Bettino e se fosse stato ascoltato forse qualcosa sarebbe cambiato.
Invece siamo qui, venti anni dopo, a sentire dichiarazioni ad effetto in tv, che strappano applausi, di come questo o quel politico vadano presi a calci e cacciati dalla politica; come se nessuno li conoscesse; come se non fossero organici a dei partiti politici e a dei sistemi di potere da anni e anni.
Una cosa ridicola, patetica. Ma passerà come una verità assoluta. Vedrete, a breve si aprirà una nuova caccia al cinghialone per distrarre le gente che, sciocca, non si farà pregare per andare a tirare le monetine davanti ad un novo Hotel Raphael.