Le cronache di questi ultimi giorni sulla cosiddetta “mafia romana” ci stanno dando un quadro per alcuni versi disarmante, per altri confermativo dello stato moribondo della democrazia italiana. Una associazione a delinquere che avrebbe trasferito all’estero ingenti somme di denaro e che, in pratica, avrebbe agito con il benestare della classe politica. Questo è ancora da accertare. Ci auguriamo tutti che qualsiasi politico tirato in ballo possa essere innocente ma, intanto, la gara al “io quello non l’ho mai visto” o “ci ho fatto una foto insieme ma non sapevo chi fosse” è iniziata e con lei quella all’incitamento, da parte di molte forze politiche, dell’indignazione popolare. Questa storia romana, appena iniziata, dove può portarci? C’è una nave che va a scogli? Ci sono analogie col passato? Forse…
E’ il 17 novembre del 1992 e Mario Chiesa, politico socialista e presidente del Pio Albergo Trivulzio, viene beccato a prendere la tangente che diede inizio alla stagione di Tangentopoli. Sette milioni di lire fu “il prezzo” per il quale cadde la Prima Repubblica; erano i soldi che Luca Magni era stato sorpreso a sborsare per assicurarsi che la sua impresa di pulizie avesse un appalto. In molti non immaginarono la portata dell’evento e quasi nessuno fu in grado di prevedere il cataclisma giudiziario che segnò indelebilmente e in modo spettacolare la classe dirigente e imprenditoriale di una della più importanti democrazie parlamentari del mondo; quella italiana. Venticinquemila avvisi di garanzia e più di quattromila arrestati: questo il bilancio di un’ attività investigativa che si concluse con più di mille condanne. Una valanga che cambiò per sempre la storia della nostra Repubblica, segnandola nel profondo come mai nella sua esistenza. Nel merito di quella inchiesta e dell’uso politico che se ne fece parleremo un’altra volta. Oggi, in questo articolo, voglio però affermare che tra le vie e le piazze di Roma c’è uno spettro che si aggira. Un fantasma: quello del Trivulzio; quello di “Mani Pulite”.
E’ vero, certamente, e va sottolineato, che la vicenda sotto i nostri occhi in questi giorni è più mediatica che sostanziale. Mi spiego. Non intendo dire che non vi siano stati reati nella sostanza ma che, da un punto di vista giudiziario, il coinvolgimento dei politici non è affatto provato. Nessuno, a parte i “tecnici”, è stato beccato con le mani nella marmellata, anche se l’immensa mole di intercettazioni riguarda personaggi certamente vicini al mondo politico. Tutti noi, ovviamente, pensiamo che questi signori non possano agire da soli e che siano appoggiati da parlamentari e amministratori locali; ma una cosa è affermare ed una cosa è provare, circostanziare anche un solo fatto. Ma, allora, le analogie col passato dove possono essere trovate? Come valutare l’esser di fronte o meno ad un cataclisma come quello del ’92? Quale potrebbe essere la scintilla che accenderà la miccia e da cui potrebbe partire una valanga giudiziaria possibilmente pericolosa per molti politici e per le Istituzioni della Repubblica?
Nel caso di tangentopoli, come abbiamo visto, quella miccia fu l’evento di cui furono attori protagonisti Mario Chiesa e Luca Magni. Ad oggi, dopo aver letto davvero tanto sulla questione, non ero riuscito a trovare, in mezzo a tanto clamore, nulla di sconvolgente, di possibilmente devastante per la classe politica. La mia opinione è stata per molte ore, e ancora in parte lo è, quella che questa inchiesta potrebbe finire come le tante altre di questi mesi. Come spesso avviene, però, è nei dettagli che può nascondersi la cosa più importante. Nella maggior parte delle intercettazioni riportate dai giornali, gli ormai famosi Buzzi e Carminati ne dicono di tutti i colori ma sempre senza che, ad uno sguardo “giudiziariamente attento”, si possa cogliere qualcosa di molto compromettente verso un qualsiasi uomo politico. C’è però una delle tantissime intercettazioni, una sola, un ago in un pagliaio, che ha attirato la mia attenzione. In questa si parla di una tangente che una importante azienda avrebbe versato per assicurarsi un appalto nel settore del trasporto pubblico. Salvatore Buzzi dice: “I soldi non li ha presi Mancini. Li ha dati ad un deputato. Noi sappiamo a chi li ha dati. Lo sa tutta Roma”.
Li ha dati ad un deputato, lo sa tutta Roma… Devo confessarvi che un brivido, nel leggere questa intercettazione, ha percorso la mia schiena. Questa è certamente una bomba. Non sappiamo, però, se esploderà o meno. Chi è il deputato in questione? Verrà accertato? E se verrà accertato si tratterà di un uomo mediaticamente poco influente, che verrà isolato e lasciato al suo destino dando in pasto alla gente la finta verità che era solo lui a rubare, o verrà fuori il nome di un uomo molto importante, famoso, magari vicino alle massime istituzioni? E se si, come si dice in gergo, inizierà a “cantare”, aprendo una breccia nel palazzo? Non lo sappiamo ancora; ma posso certamente affermare che questa intercettazione è la miccia della bomba e il nome del deputato, se accertato, potrebbe essere la scintilla. In un attimo avverrebbe una deflagrazione che ridurrebbe in cenere i pochi pezzi rimasti della morente Seconda Repubblica. In queste ore, passeggiando per Roma, molti cittadini avvertono un’aria strana, diversa dal solito. Tanti potrebbero incontrare un fantasma, profeta di sventura. E’ lo spettro del Trivulzio che vuole avvertirci di cosa ci aspetta? Forse è proprio così. Lo scopriremo presto. Nel mentre, non molto fiducioso, auguro buona fortuna alla mia povera Italia.