(Vignetta tratta da www.giornalettismo.com).
Da qualche settimana mi pongo domande complesse, inquietanti, relative al futuro della nostra Italia. La situazione politica apparentemente in stallo è in realtà esplosiva; ma, come è avvenuto sempre nella storia, le “esplosioni” non nascono mai da un momento all’altro bensì al termine di percorsi dove queste montano, lentamente, senza arretrare.
Profeta di sventura? Perché parlo così? Perché, con le doverose differenze, gli ingredienti ci sono tutti. Quando Mussolini fondò il primo fascio, a Milano, nessuno immaginava come sarebbe finita. Al contrario di quanto sembra sfogliando i libri di storia, dove tra una pagina e la successiva vi sono cinque minuti di lettura ma spesso cinque anni di eventi, la sua ascesa, come quella di altri dittatori, non avvenne all’improvviso ma fu il frutto di un percorso storico condito di motivazioni e cause che portarono alla svolta autoritaria. Un Paese che non funzionava, uscito dalla guerra mondiale e impoverito vedeva svilupparsi l’odio delle masse verso la borghesia che, in pieno “biennio rosso”, venne sommersa di tasse.
La paura verso la mancanza di protezione da parte di uno “Stato considerato nemico” la faceva da padrone. Il bolscevismo aveva mire importanti e i timori, giusti per certi versi, di molti, portarono acqua al mulino della futura marcia su Roma.
Quanto ha senso paragonare quel periodo all’Italia di oggi? Non lo so, cari amici; ma posso dirvi che da tempo noto lo svilupparsi di “un terreno fertile” che non so quale raccolto ci porterà. La crisi economica indotta dalla dittatura europea ha fatto sprofondare il nostro Paese in una povertà da periodo post-bellico. Le aziende sono in ginocchio; a migliaia sono fallite e la disoccupazione viaggia su cifre da rivoluzione. I cittadini della classe media sono soffocati da tasse che stanno erodendo i risparmi di una vita. Nel Paese, invaso dai clandestini, vengono trovati soldi e risorse per la loro assistenza mentre gli Italiani si impiccano.
Da tempo, a causa di tutto questo, sono nati, per riflesso, sentimenti di astio verso chi possiede qualche euro in più. Se il Signor Rossi, dopo una vita di sacrifici e sudore, può permettersi una vacanza, una macchina nuova o, non ne parliamo, una casa in più, viene apostrofato con battute e frasi al veleno; lo spettacolo dominante è quello dove chi ha meno sogna, con la bava alla bocca, che tutti abbiano meno.
Questo montare dei peggiori sentimenti dell’animo umano ha come vittime molti ma, ovviamente, in particolare, i politici. Sono tutti ladri, sono tutti ricchi, guadagnano troppo, bisogna tagliare gli stipendi. No, peggio. Bisogna processarli, in piazza! E con loro i giornalisti!
Processarli? In piazza? Ammetto che è dai toni di Beppe Grillo degli ultimi giorni che nasce questo mio pezzo. La pelle d’oca è arrivata quando ho letto di questi processi; in pratica delle liste di proscrizione. Un gioco? Può essere; ma se, ad esempio, un deputato verrà indicato come colpevole di qualcosa, chi ci assicura che, mossa da questo clima di odio, qualcuno poco equilibrato non possa aggredirlo o ucciderlo, sentendosi autorizzato dalla “verità assoluta” che “il tribunale del popolo” gli ha indicato?
Abbiamo già visto, con l’aggressione a Berlusconi, cosa le campagne di odio possono provocare. Quello che sta succedendo non mi piace. Si può fare un parallelismo, con le dovute differenze, tra il percorso storico che portò al Fascismo e quello che stiamo vivendo? E se sì, verso dove stiamo andando?
La situazione è mutevole e se alle prossime elezioni Grillo conseguisse un gran risultato la risposta dei partiti sarebbe inevitabile e politicamente catastrofica: un nuovo periodo con larghe intese, tra destra e sinistra, pur di non far governare i cinque stelle! Così facendo la contrapposizione classica tra i due schieramenti storici sparirebbe e sotto gli occhi della “massa” vi sarebbero nuovamente due soli poli in campo: da un lato gli odiati politici, di destra e sinistra, insieme; dall’altro i Grillini.
Inevitabilmente, come avviene in democrazia, i più darebbero la colpa della propria condizione precaria alle forze di governo, aumentando quindi i voti, mese dopo mese, anno dopo anno, di quelle di opposizione che, in poco tempo, raggiungerebbero il 40% dei consensi.
Stiamo davvero vivendo anni che verranno analizzati, un giorno, nei libri di storia, oppure tutto rientrerà nei ranghi e continueremo a vivere nella democrazia?
Non lo so. Quello che penso è che in questo momento qualcuno, non Grillo, nell’ombra, potrebbe tramare per irrompere sulla scena quando questa sarà matura per veder nascere una svolta autoritaria, che verrà considerata salvifica dagli Italiani stremati e disposti a tutto pur di dare un pezzo di pane ai propri figli. Anche a stendere un tappeto rosso ad un nuovo dittatore. In salsa moderna, con metodi diversi, magari senza armi. Ma sempre e comunque un nuovo dittatore.